George Wade, volto pubblico di un'importante società immobiliare di New York, è un milionario dongiovanni; in cerca di un legale, assume Lucy Kelson, brillante avvocato e ambientalista convinto, e la delega a gestire un ingente quantitativo di fondi destinati alla beneficenza. Il rapporto tra i due diventa però ben presto qualcosa di più di una banale relazione di lavoro, pur rimanendo nei confini di una semplice amicizia. Quando Lucy decide di licenziarsi, ed il suo posto viene preso da una giovane disinibita, George si rende conto di quel che realmente prova per lei; e forse, i due sono ancora in tempo per ricominciare.
Sandra Bullock | Regia | Marc Lawrence |
Hugh Grant | Montaggio | Susan E. Morse |
Alicia Witt | Scenografia | Peter S. Larkin |
Dorian Missick | Fotografia | Laszlo Kovacs |
Sceneggiatura | Marc Lawrence | |
Durata: 1h e 40' | Musiche | John Powell |
Two Weeks Notice - Due
settimane per innamorarsi |
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Sabato 8 marzo | Ore 21:00 |
Domenica 9 marzo | Ore 15:00, 17:00 e 21:00 |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema ACEC)
Giudizio: accettabile, brillante
Usando come sfondo una New York patinata, Lawrence, già sceneggiatore di successo, fa il suo esordio alla regia con una commedia senza scossoni, affidandosi al collaudato estro di Hugh Grant e alla simpatia della Bullock. Ma quando la carne al fuoco è poca, non bastano i tentennamenti del primo e i sorrisi della seconda a rivitalizzare la situazione. Il risultato è una scadente macedonia di battute già viste, che non solo non appassiona, ma non fa neppure divertire granché.
"Il primo film dello sceneggiatore Marc Lawrence, autore di furbi ping pong sentimentali, prenotatogli stavolta dalla sua amica Bullock, è di quelli in cui il destino del cinema ha già scritto tutto dopo i titoli di testa. Si sa che l'inglese Grant, con la solita scena in boxer, e l'americana Bullock, ai limiti della seconda età, forzatamente e professionalmente simpatici, si ameranno, anche se con conflitto di interessi. Alla fine l'amore va in buca, dopo un falso addio e la solita rincorsina con bacio e saltello seguita dal pasto cinese. Mai visto un film in cui i protagonisti mangino tanto e così di gusto: muovono la bocca dall'inizio alla fine ma ahimè non per battute spiritose. Resta l'abilità, quella sfavillante New York come niente fosse successo, repertorio della commedia sofisticata al servizio di due attori dalla sintonia incerta". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 15 febbraio 2003)
"Nel suo ruolo di produttrice Sandra Bullock è la prima a sapere che non è facile realizzare urta commedia romantica. Finiti i generi, galleggiano nel mare indistinto del cinema, dei 'modellini', dei dispositivi miniaturizzati, delle riproduzioni tascabili. Fidandosi del suo sceneggiatore Marc Lawrence, l'attrice lo fa esordire alla regia con una storia che, non potendo aggiungere nulla alla tradizione del genere, riscrive con una certa freschezza e con brio le coordinate di fondo del colpo di fulmine a scoppio ritardato. Il fulcro dell'attrazione degli opposti, del 'chi disprezza compra' ruota intorno alla indovinata neocoppia cinematografica: Grant, con il suo corredo da lestofante dell'innamoramento facile, e Bullock, che insiste sullo stereotipo dello crisalide in procinto di diventare farfalla. Lui è un magnate immobiliare, lei un avvocato ambientalista. Lui, superficiale, gioca a scacchi e pensa alle donne; lei, più matura, mangia troppo e crede nelle battaglie civili. Non sono fatti l'uno per l'altro, ma al cinema l'improbabile può essere entertainment". (Enrico Magrelli, 'Film Tv', 18 febbraio 2003)
"Se l'epilogo alla 'Bridget Jones' è un po' prevedibile, il resto del film galleggia con un certo garbo sulla superficie del genere, senza accensioni comiche in stile 'screwball comedy', con qualche duetto ben congegnato com il pranzo al ristorante con amichevole scambio dei cibi detestati. Certo, la coppia non risulta travolgente. In felpa o in tailleur la Bullock si produce nel consueto catalogo di leziosità, perfino quando si ritrova in una spiacevole situazione corporale; quanto a Grant, archiviato il cambio di registro sperimentato con 'About a Boy', l'attore torna ai consueti standard del vitellone 'all british'. New York, smaltata nella fotografia di Laszlo Kovacs, fa il resto". (Michele Anselmi, 'Ciak', 1 febbraio 2003)
"Siamo nell'ambiente delle speculazioni edilizie a New York, che resta uno sfondo senza evoluzione. E' un gioco di attori (discreto) e di contesto sociale per lasciare allo spettatore un'ora e quaranta di sdoganamento dei neuroni. E' la prima produzione hollywoodiana a New York dopo l'11 settembre. Acqua potabile, con zucchero". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 15 febbraio 2003)
"Commedia sentimentale scritta e diretta con brio da Marc Lawrence, 'Two Weeks Notice - Due settimane per innamorarsi' è affidato alla chimica tra Sandra Bullock, avvocato delle cause perse, e Hugh Grant, miliardario cretino che l'assume. I due lavorano sulle loro maschere: Bullock è la donna intelligente e scorbutica di Miss Detective; Grant è l'uomo vacuo che si riscatta di About a Boy. E la chimica? Esplosiva. La coppia migliore dai tempi di 'Un giorno, per caso' con Clooney e Pfeiffer". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 14 febbraio 2003)
"La sensazione, non proprio esaltante, che si prova davanti a un film come 'Due settimane per innamorarsi' è di averlo già visto. (...) L'allusione ai guasti della speculazione edilizia non è che un pretesto per innescare la storia, il cui unico scopo resta quello di dimostrare i vetusti assiomi 'l'amore non è bello se non è litigarello' e 'chi disprezza compra'. Wade sperimenta una nuova fiamma, ma rimpiange Lucy; lei si tormenta per la gelosia. L'amore trionferà, senza che al paziente spettatore siano stati risparmiati un solo vezzo né una sola mossetta del repertorio di Sandra e Hugh". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 15 febbraio 2002)