Sabato 26 settembre | Ore 21:00 |
Domenica 27 settembre | Ore 16:00 e 21:00 |
Quando la potentissima dirigente editoriale Margaret rischia di essere deportata nella sua terra natale, il Canada, questa brillante professionista dichiara di essere fidanzata con il suo assistente Andrew, che non sospetta nulla e che lei ha tormentato per anni. Lui accetta di partecipare all'imbroglio, ma pone delle condizioni. L'improbabile coppia si dirige allora in Alaska per incontrare la bizzarra famiglia dell'assistente e questa donna metropolitana sempre in controllo si ritrova in tante situazioni in cui risulta un pesce fuor d'acqua. Con un imminente matrimonio in vista e un ufficiale del servizio immigrazione alle calcagna, Margaret e Andrew giurano con riluttanza di rimanere fedeli al piano, nonostante le conseguenze imprevedibili che potrebbe avere...
Regia | Anne Fletcher |
Sceneggiatura | Pete Chiarelli |
Fotografia | Oliver Stapleton |
Sandra Bullock | Ryan Reynolds |
Mary Steenburgen | Craig T. Nelson |
Malin Akerman | Oscar Nuñez |
Aasif Mandvi | Michael Mosley |
Maureen Keiller | Dale Place |
Mini Anden | Alicia Hunt |
Betty White | Denis O'Hare |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: Consigliabile / brillante
Tematiche: Donna; Famiglia; Lavoro
Lo schema é facile, ossia si sa come comincia (un lui e una lei divisi da tutto che per una circostanza devono stare insieme) e si sa come finisce (i due si amano). E tuttavia in questi casi vale la differenza del percorso che c'è in mezzo e l'approccio dei protagonisti alla vicenda. In entrambi i casi, il tono risulta spigliato, ironico, divertente. Buona e originale l'ambientazione in Alaska, indovinata qualche osservazione su abitudini americane fin troppo stereotipate. Sandra Bullock costruisce per il meglio il personaggio, e il suo alter ego si difende egregiamente. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come consigliabile, e nell'insieme brillante.
Utilizzazione: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e da proporre come commedia simpatica e di facile fruizione
Poche sorprese ma tante risate per il ritorno della Bullock in commedia. Romantica, ma con cinismo
La critica americana, particolarmente propensa alle metafore culinarie, l’ha definito "scontato e piacevole come un happy meal" (Washington Post). L’accostamento tra l’elegante Sandra Bullock e l’unto e consunto cheeseburger, così come il confronto tra gli immateriali piaceri del cinema con l’ingordo appagamento da fast-food, può inorridire. Certo è che Ricatto d'amore non fa della novità il suo principale punto di forza. Al contrario l’abile rimpasto di vecchi stereotipi e comprovati cliché assicura a questa commedia romantica solida tenuta e alto gradimento, a cui la brillante prova dell’attrice protagonista – che si avvia ai cinquanta con inaspettata ironia - fornisce ulteriore appeal. La Bullock è Margaret, spietata gargoyle di una casa editrice, mastino dei capi e incubo di ogni sottoposto. Facile il paragone con la Meryl Diavolo veste Prada Streep, ma Sandra è, come scopriremo, più vulnerabile. A tempo debito se ne accorgerà anche Andrew (Ryan Reynolds), il prode assistente, costretto a farsi in quattro per soddisfare ogni richiesta del suo capoccia in gonnella e persino a sposarla se deve evitarne l’espulsione dal suolo americano (Margaret è canadese). A patto ovviamente che la donna favorisca le ambizioni di carriera dell’intraprendente ragazzo...Anne Fletcher, ex coreografa prestata al cinema (anche qui non mancano i siparietti musicali, come l’esilarante balletto della nonna ottuagenaria di Andrew, la bravissima Betty White) gira il suo film migliore, abbracciando senza remore una tradizione che va da Shakespeare (La bisbetica domata) alla screwball comedy dei '40. Unica ambizione: divertire. E Ricatto d'amore per almeno un’ora ci riesce, grazie all’effervescenza dei dialoghi, l’ottima prova del cast (perfetta la chimica tra la Bullock e Reynolds, della White si è già detto, il caratterista Oscar Nuñez è uno spasso e Denis O'Hare un adorabile cattivo) e l’usato sicuro delle gag che conferma quanto sia semplice e preciso il meccanismo della risata. Se ben oleato, non arrugginisce mai. (Gianluca Arnone)