Sabato 31 marzo - ore 21:00
Domenica 1 aprile - ore 15:00, 17:30 e 21:00
Miglior film straniero a Ang Lee
Migliore fotografia
a Peter Pau
Migliore scenografia a Tim Yip
Miglior colonna sonora a
Tan Dun
Li Mu Bai, il più grande spadaccino dell'intera Cina, ha deciso di rinunciare alla sua vita per amore della compagna di avventure Yu Shu Lien e di donare la sua fidata spada a un vecchio amico, il nobile Te. Purtroppo il momento non è propizio, nel palazzo ci sono una giovane ospite e la sua governante e, nottetempo, si susseguono le incursioni di Volpe di Giada (nota ladra) e di una misteriosa ninja decisa a rubare la preziosa spada... Tra combattimenti e impreviste rivelazioni le vicende si intrecceranno oltre ogni previsione.
Michelle Yeoh | Yu Shu Lien |
Chow Yun-Fat | Li Mu Bai |
Zhang Ziyi | Jen |
Chang Chen | |
Regia | Ang Lee |
Musiche | Tan Dun |
Sceneggiatura | Hui-Ling Wang, James Schamus |
Fotografia | Peter Pau |
Montaggio | Tim Squyres |
Durata | 2h |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: Accettabile, complesso
Tematiche: Giustizia; Letteratura; Libertà; Storia; Tematiche religiose
Il titolo fa riferimento ad un antico proverbio cinese, usato per definire luoghi e situazioni in cui dimorano eroi e leggende nascoste e dove nulla é quello che sembra essere. Così nel periodo scelto (la dinastia Ching)la nostalgia dei tempi andati determinava il crescente successo di un genere popolare, il "wuxia", che narrava le imprese valorose degli eroi delle arti marziali e esaltava l'apparente semplicità di un'epoca ormai passata. Il regista Ang Lee (nato a Taiwan nel 1954) dice: "Ho tentato di mantenere in armonia la drammaturgia dei personaggi e le arti marziali. Anche l'aspetto drammaturgico è strutturato come una coreografia, in cui la lotta non consiste mai solamente nei calci e nei pugni ma rappresenta anche il modo in cui i personaggi esprimono la loro condizione e i propri sentimenti". Queste minime informazioni sono necessarie per entrare con qualche strumento in più nella storia e lasciarsi andare alle suggestioni che propone. Si tratta infatti di una favola o di un poema risolti nello stile della ballata, dove al realismo degli ambienti, degli oggetti, dei riferimenti storici si contrappongono scontri risolti al ritmo di danza, duelli in cui i contendenti si librano in cielo e volano da un albero all'altro, parole e pensieri che volano nell'immaginazione. Scegliendo un taglio narrativo che fonde l'epica e il fantastico, la storia e la letteratura, Ang Lee compone un prodotto di bella efficacia, soddisfacendo allo stesso tempo la voglia di recupero delle proprie origini e il gusto occidentale per gli scontri acrobatici qua e là molto simile alle strisce di un fumetto. Un accenno va infine fatto per i riferimenti alla cultura taoista, al Tao come 'cammino' verso l'armonia suprema. Dal punto di vista pastorale il film, molto diretto e propositivo, è da valutare come accettabile, e complesso per il suo apparato visivo e contenutistico non sempre facile da decifrare.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria. Da proporre come esempio di film che cerca di mettere d'accordo cultura orientale e sistema produttivo occidentale e per i numerosi spunti che offre (letteratura, giustizia, tematiche religiose...).
" 'La tigre e il dragone' è una magnifica fiaba visionaria, e secondo qualche esagerato anche filosofica (taoista), così poco occidentale e profondamente cinese da essere elettrizzante e appassionante (...). Nei colori lunari della notte o tra le pietre solenni dei vecchi palazzi, le coreografie dei combattimenti sono irresistibili perché le ha dirette Yuen Wo-Ping, super specialista del genere sia nei film di Hong Kong che nel recente americano 'Matrix'. Ma poiché Ang Lee, con furbizia tutta cinese, sostiene che il suo film è 'Ragione e sentimento' versione asiatica, è ovvio che se vi scarseggia la ragione, abbonda invece il sentimento". (Natalia Aspesi, 'La Repubblica delle donne', 30 gennaio 2001)
"Metti insieme un maestro cinese di arti marziali, una sua allieva segretamente innamorata, una strega guerriera, una giovane nobile e ribelle, un guerriero che la rapirà in un'incredibile parentesi 'western'. Aggiungi le coreografie prodigiose di Yuen Wo Ping (quello di 'Matrix'), tre attori straordinari (Chow-Yun Fat, Micelle Yeoh, Zhang Ziyi), un racconto ambiguo e sapiente, la grande regia di Ang Lee. Risultato: 'Tigre e dragone'. Poetico, morale, visionario (quel duello sulle cime degli alberi...). Unico". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 2 febbraio 2001)
"Non eroi ma eroine, donne guerriere di straordinaria bravura, e grandi duelli, acrobazie magnifiche, corpi che volano, scontri all'arma bianca condotti sulle cime degli alberi, tuffi spettacolari, fughe arrampicandosi sulle pareti come ragni. Le entusiasmanti coreografie di lotta sono opera di Yuen Wo Ping, già autore di analoghe scene di 'The Matrix': al confronto sembra quasi piatto e scialbo il resto del film storico, ambientato alla fine della dinastia Ching, tratto da un romanzo, già premiato con due Golden Globes e in attesa dell'Oscar. E' il film destinato a comporre la contesa tra cinema d'America e cinema d'Asia". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 2 febbraio 2001)
"Scontri ad ogni piè sospinto, specie fra le tre donne, ritmi e affanni spinti, con tutta la violenza possibile al diapason, con l'immancabile contorno di quegli stessi sfracelli, sia pure in cornici asiatiche, di cui una volta facevano bella mostra i film con Bud Spencer e Terence Hill. Però se l'intreccio può non convincere sempre - per l'equilibrio non facile che cerca di mantenere fra il sentimentalismo scoperto e una letterarietà esornativa - le tecniche con cui è svolto hanno dei pregi innegabili. Con la possibilità di convolgere e perfino di affascinare senza difficoltà". Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 2 febbraio 2001)