Sabato 7 maggio 2016 - Ore 21:00
Domenica 8 maggio 2016 - Ore 16:00 e 21:00
Australia, stato di Victoria, Anni Cinquanta. Tilly Dunnage è una giovane e bella donna che, dopo aver trascorso molti anni in Europa, torna nella sua piccola città natale. Dalle più importanti case di moda parigine a un contesto quasi rurale, Tilly rivoluzionerà la sua vita, ritroverà la madre Molly, si innamorerà inaspettatamente di Teddy, un uomo dall'animo puro e sincero . Grazie alla sua professionalità e alla bravura maturata con anni di esperienza, Tilly riuscirà a trasmettere alle donne di Dungatar il suo incredibile senso del bello e dello stile, infliggendo una sottile vendetta ai suoi detrattori.
Regia: Jocelyn Moorhouse
Interpreti: Kate Winslet, Liam Hemsworth, Judy Davis, Hugo Weaving, Sarah Snook, Caroline Goodall, Kerry Fox, Rebecca Gibney, Gyton Grantley
Sceneggiatura: Jocelyn Moorhouse
Fotografia: Donald M. McAlpine
Montaggio: Jill Bilcock
Musiche: David Hirschfelder
Durata: 1 ora e 58 minuti
"Jocelyn Moorhouse dice del suo film (vent'anni dopo il folgorante 'Istantanee') che è come 'Gli spietati' con la macchina da cucire (...). Qualità segreta del film? Capovolgere ogni indizio: pare western ma diventa melò (...); sembra drammone femminista con Kate che seduce sfilandosi il guanto come Rita Hayworth in 'Gilda', ma si muta in revenge movie, storia di vendetta e maledizione, da racconto di follia a sociologia. Funziona proprio la trasversalità (e l'improbabilità del tutto), lo scambio continuo tra realistico e metaforico in vista del fuoco incendiario alla Poe al 'the end'. Con Liam Hemsworth perfetto ideale di bellezza d'epoca. Citazioni ottime e abbondanti: dal classico 'Viale del tramonto' all'operetta 'Mikado', da Billie Holliday alla tragedia scozzese che fa sempre i suoi danni, salvando però Kate che ne esce moderna, indenne e fatalissima." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 28 aprile 2016)
"Registri narrativi ed emotivi diversi rendono allo stesso tempo più che curioso ma anche un po' incoerente questo nuovo film dell'australiana Jocelyn Moorhouse (...) Kate Winslet al massimo di una forma che la colloca al di sopra delle colleghe coetanee e l'ha già da tempo incoronata legittima erede d Meryl Streep per versatilità e autorevolezza. (...) Il tono incalzante del racconto, la generosa coloritura nella descrizione di ambienti e personaggi, l'acidità mista ma con misura a tenerezza che introduce a una ballata di sapore picaresco un po' sopra le righe e perfino un po' fumettistica: questo insieme, con stile deciso e coinvolgente, domina la prima e più riuscita porzione del film, quella con più personalità. Poi si scarta in senso sentimentale e melodrammatico, anche sorprendentemente e con esiti inaspettati, ma confondendo le acque e indebolendo la struttura. Con un incoerente passaggio dalla commedia nera al melò pieno di lutti e lacrime. Resta a campeggiare al centro di un cast ricercato ed efficace (...) l'intensa protagonista capace, proprio come Meryl Streep, di trascorrere dall'opacità alla più luminosa bellezza. Interprete a tutto tondo." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 28 aprile 2016)
"«The Dressmaker» prefigura, caso insolito, un impatto diverso presso due categorie di spettatori, quella normale e quella composta dai fan di Kate Winslet. Intendiamoci, anche ai primi questa commedia nera (...) non mancherà di fornire elementi di vibrante discussione, ma per chi reputa la pluripremiata protagonista di «Titanic» (...) una donna e un'attrice vincente su tutta la linea, la visione del film procurerà quasi uno sballo. Ci si ritrova alle prese, in effetti, con il tema del ritorno del reietto e della preparazione di un irriducibile progetto di vendetta, quasi un western ambientato, però, nell'outback australiano all'esordio degli anni Cinquanta. E già nel prologo, scandito dall'arrivo del treno come in un classico di Ford o di Leone, giganteggia la generosa silhouette della protagonista Tilly (...) fasciata in un abito Dior di raso rosso nonché armata, anziché di un Winchester o una Colt, di una sfavillante macchina da cucire Singer. Lo sperduto scenario di Dungatar, animato dalla sua zotica comunità e dai suoi ambigui abitanti, costituisce, così, il potenziale narrativo ideale per lo sviluppo di una parabola che ha per vero oggetto la lotta per sostituire un ordine sociale meschino e bigotto con un altro moderno, istintivo e libertario. (...) Peccato che la regista (...) non riesca a mantenere il controllo di «The Dressmaker» mentre la trama imbocca mano a mano un delirante luna park di virate, capriole e inversioni di toni ed emozioni. Passi per il sentimentalismo un po' ruffiano che finisce con lo sminuire l'orgoglioso ribellismo dell'impostazione, ma il difetto più vistoso è provocato dalla prolissità e l'ingordigia drammaturgiche che, a un certo punto, non fanno più capire se si sia passati da «C'era una volta il West» a un melò almodovariano, da un giallo familiare a un pamphlet sociale, da «Kill Bill» alla farsa camp in stile «Priscilla la regina del deserto». Meno male che anche il più tonto degli spettatori sicuramente avrà capito quanto la Winslet sia meravigliosa." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 28 aprile 2016)
"Campione di incassi in Australia (...) ha cast superbo (...) ma non è un gran film, indeciso nel genere (commedia, dramma e revenge movie) e farraginoso nel plot. Per fortuna, c'è la Winslet, che mette anima e, soprattutto, corpo per incarnare e parodiare la femme fatale della Hollywood che fu, grazie ai meravigliosi costumi disegnati da Marion Boyce. Rimane da chiedersi: l'abito fa il film?" (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 28 aprile 2016)
"Piacerà agli ammiratori di Kate Winslet, naturalmente. Che dopo «non» averci fatto grande impressione agli esordi (l'eroina tarchiatotta di 'Titanic') nell'ultimo ventennio s'è imposta come una delle poche eredi delle grandi dei tempi d'oro, l'unica paragonabile alla fatidica Joan Crawford (vedere per credere la zarina della mafia in 'Codice 999' la Joanna Hoffman di 'Steve Jobs' e lo sceneggiato 'Mildred Pierce' dove si mette a confronto diretto con Joan nello stesso personaggio e vince). In 'The Dressmaker - Il diavolo è tornato', poi dilaga in una partona di quella che sogna ogni mattatrice. E che sogna ogni scrittrice (Rosalyn Hamm ha scritto evidentemente il romanzo con l'intenzione di offrirlo su un piatto d'argento a una star). Fans di Kate a parte, 'Dressmaker' andrà benissimo al pubblico femminile. Che si identificherà al massimo in Tilly, e nella full immersion glisserà facilmente sui frequenti cambi di registro del film e sul contraddittorio disegno del personaggio (è eroina o paranoica? Il dubbio rimane a lungo). Il dubbio rimane anche per la regia. Che non aiuta, anzi. (...) Jocelyn Morehouse si ripropone come cineasta brillante, ma farraginosa. Nel suo impianto centrale, 'Dressmaker' si presenta come un melodramma vecchio stampo (una reietta della società cerca la rivalsa). Ma Jocelyn calca con insistenza il pedale del grottesco, trasformando a più riprese il revenge movie in un apologo sull'ipocrisia di provincia con richiami anche troppo evidenti alla 'Visita della vecchia signora' di Durrenmatt." (Giorgio Carbone, 'Libero', 28 aprile 2016)
"Bel drammone, ottimamente recitato dalla solita Winslet, cui tiene testa Liam Hemsworth, pur se fatto passare per improbabile coetaneo." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 28 aprile 2016)
"Film molto femminile diretto da una regista storica del cinema australiano, Jocelyn Moorhouse. Grande prova della diva inglese Kate Winslet, ma questa non è una notizia." ('L'Unità', 28 aprile 2016)
"Se riuscite a immaginare un western spaghetti in cui rese dei conti e vendette si consumano a colpi di abiti d'alta moda, genialmente stridenti in quel contesto rurale a metà fra la Dogpatch di Al Capp e certe ambientazioni suburbane di Tim Burton, potrete farvi una prima idea di questo film diretto dalla rediviva Jocelyne Moorhouse (...). Tornata dietro la macchina da presa (...) sembra ansiosa di recuperare il tempo perduto e moltiplica con ingordigia stili e omaggi. (...) siamo nel 1951, gli esperti impazziranno di gioia a datare stoffe e modelli (...) sempre adorabile Judy Davis (...) sapienti, non innocenti: tutti gli abitanti del paesino serviranno a orchestrare una colossale vendetta in uno strepitoso crescendo finale (...). Ma non è la trama il punto forte del film, qua e là è un poco prolisso (...). Bensì la capacità di trasferire tutti i passaggi obbligati del western e di molti altri sottogeneri nel mondo della moda, tra stoffe, forme, colori e modelli che diventano armi micidiali. Con una duttilità e un'inventiva che non si vedevano dai tempi dei grandi musical. E omaggi straordinari, tra cinema e teatro ('Viale del tramonto', 'Macbeth', i baffini sottili alla John Waters del poliziotto criptogay...), a confermare il divertimento, feroce, di un film originale, sempre sorprendente e, vista la dittatura della moda di oggi, attualissimo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 27 aprile 2016)
"Firmata da una regista donna, Jocelyn Moorhouse (e non poteva essere altrimenti), questa commedia dark divertente quanto acida e a volte perfino splatter, mette in campo la vanità femminile, il pettegolezzo, l'invidia, il bigottismo e il rapporto tra madre e figlia." (Francesco Gallo, 'L'Eco di Bergamo', 19 aprile 2016)