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In pochi giorni un virus letale si diffonde per via aerea. Dopo i primi
morti, il panico comincia a diffondersi. Istituti e medici in varie parti
del mondo si attivano, entrano in contatto, cercano di elaborare una
strategia comune per debellare il virus. Solo dopo molta fatica, viene
trovato il giusto antidoto che salva la popolazione.
Valutazione
Pastorale:
Regia: Steven Soderbergh
Interpreti: Lawrence Fishburne (dott. Ellis Cheever), Kate Winslet (dott.ssa Erin Mears), Marion Cotillard (dott.ssa Leonora Orantes), Matt Damon (Thomas Emhoff), Gwyneth Paltrow (Beth Emhoff), Bryan Cranston (Lyle Haggerty), Jennifer Ehle (dott.ssa Ally Hextall), Jude Law (Alan Krumweide), Elliott Gould (dott. Ian Sussman), Armin Rohde (Damian Leopold), Stef Tovar (dott. Arrington)
Sceneggiatura: Steven Soderbergh
Montaggio: Stephen Mirrione
Musiche: Cliff Martinez
Durata: 1 ora e 45 minuti
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: Consigliabile, problematico
Tematiche: Fantascienza, Metafore del nostro tempo, Scienza
Forse la mancanza di una spettacolarità evidente e invadente toglie mordente alla storia, che al contrario Soderberg concepisce come un thriller non di rado trattenuto e sottotraccia. Il copione gioca sul doppio binario della suspence e della denuncia con una bella padronanza narrativa ed espressiva. Il regista è bravo a scandire i tempi di una vicenda mai gridata eppure densa di risvolti, umani, sociali, forse politici. Dare la colpa del virus ai 'cinesi' è solo una delle possibili letture, sulle quali cala l'inquieta considerazione della attendibilità scientifica delle tesi dibattute. Soderberg costruisce da par suo una 'finzione' seria e vigorosa, ovviamente resa più credibile dal cast di prima fila, divi che non disdegnano di ricoprire anche piccoli ruoli. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell'insieme problematico.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e in seguito come prodotto di 'genere' di livello altamente professionale. Qualche attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di altri supporti tecnici.
Partenza shock e dispersione del punto di vista: pandemia planetaria e paranoia secondo Soderbergh, Fuori Concorso
Giorno 2: Beth Emhoff (Gwyneth Paltrow) fa scalo in un terminal di Chicago per il volo che la riporterà a casa dopo un viaggio di lavoro ad Hong Kong. 48 ore dopo, a Minneapolis, la donna muore. Contemporaneamente, in altre parti del mondo (Chicago, Londra, Parigi, Tokyo), altre persone presentano gli stessi sintomi che hanno anticipato la morte di Beth: tosse e febbre, attacchi ischemici, emorragia cerebrale. Il contagio si dirama alla velocità della luce, i ricercatori del Centro Usa per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie si mettono in moto per comprendere la natura dell'agente patogeno e tentare di interromperne la catena, mentre un blogger attivista (Jude Law) inizia a diffondere a livello planetario un altro tipo di "virus", quello della paranoia, sostenendo che i cittadini non stiano ricevendo in maniera adeguata le dovute informazioni sulla realtà dei fatti.
E' Contagion, nuovo film di Steven Soderbergh - oggi Fuori Concorso alla Mostra - scritto come il precedente The Informant! da Scott Z. Burns e interpretato da un cast all star: oltre ai sopra citati, Matt Damon (il marito di Beth), Kate Winslet (dottoressa incaricata di valutare sul campo tutti i rischi possibili), Laurence Fishburne (vice direttore del CDC) e Marion Cotillard (epidemiologa dell'OMS inviata a Macao per rintracciare l'origine del contagio).
E' un film che parte con lo stesso, altissimo ritmo con cui si sviluppa la pandemia raccontata sullo schermo, Contagion: da una città all'altra, giorno dopo giorno, all'aumento esponenziale delle vittime corrisponde l'innalzarsi del grado di paranoia che - in parallelo - inizia a contagiare l'intero pianeta. Si divarica il punto di vista, il centro è il virus: e lo spettatore, in sala, incomincia a sospettare di qualsiasi colpo di tosse proveniente dalle vicinanze. L'intento di Burns e Soderbergh è dichiarato da una volontà di realismo (lo scoperchiamento del cranio della Paltrow nella scena dell'autopsia...) e accuratezza (tutto l'iter scientifico e "istituzionale" per comprendere, circoscrivere il fenomeno e per capire in quale maniera informare il mondo) che esplode sin da subito e che non lascia spazio (né tempo) ad ulteriori riflessioni: non sai perché, non sai come, ogni persona intorno si ammala e muore. Non puoi aiutare (moriresti), non puoi fuggire (le città saranno messe in quarantena), il cibo scarseggia, cresce l'ostilità. Ma non muore la speranza, custodita forse in un farmaco omeopatico - secondo quanto sostiene il blogger - e nella continua ricerca della dottoressa Hextall (Jennifer Ehle) per tentare di sintetizzare il vaccino.
Il grande pregio del film, però, finisce paradossalmente per trasformarsi nel suo più grande limite: arrivato al culmine della sua corsa, tanto il virus quanto "il" Contagion sembrano tornare in cerca dei tanti personaggi abbandonati lungo il cammino, su tutti Marion Cotillard, rapita in precedenza dagli abitanti di un piccolo villaggio per garantirsi la priorità nell'accesso alle cure. Ma è un tentativo che non convince, che anzi quasi tradisce il perfetto equilibrio di caos e tensione della prima parte: fino a ritornare al Giorno 1. (Valerio Sammarco)
"Naturalmente non si può chiedere a Steven Soderbergh di fare un banale thriller paranoico, e 'Contagion' (fuori concorso) è molto diverso dai mille titoli analoghi che l'hanno preceduto. Più che alla velocità del contagio virale, Soderbergh si interessa al ritmo non meno letale con cui viaggia la paura. Così anche il film corre su piani paralleli. (...) Con una durezza unita a un gusto per le note stridenti che fa di 'Contagion' un film piuttosto insolito e coraggioso nel suo genere." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 4 settembre 2011)
"E' una delle grandi ossessioni della storia dell'umanità e in tempi più recenti trova nutrimento globale nell'attenzione a volte morbosa dei media. Che si chiami Sars, Aviaria o l'influenza A, è la temutissima pandemia, capace di terrorizzare l'intero pianeta e scatenare la concorrenza di avide industrie farmaceutiche. Steven Soderbergh, fuori concorso a Venezia con il suo 'Contagion' (...), paventa proprio una di queste epidemie mondiali, allestendo un thriller che ricostruisce con realismo l'inizio e il diffondersi della malattia. La prima parte del film è davvero avvincente. (...) Soderbergh ricostruisce in maniera verosimile la nascita di una catastrofe mettendo in campo paure e menzogne, verità scientifiche e fantasmi dell'irrazionale, ma nella seconda parte le promesse del film vengono disattese, tutto si sgonfia con troppa facilità e la capacità di contagiare davvero il pubblico toccando i punti nevralgici dell'animo umano rimane come neutralizzata da una sorta di antivirus rappresentato proprio dall'ansia di verosimiglianza." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 4 settembre 2011)
"'Contagion', contagio, è il titolo di un film (fuori concorso) sulla pandemia mondiale che stacca dai classici kolossal catastrofici per realismo delle situazioni e attendibilità scientifica, e perciò è ancora più inquietante. Del genere però 'Contagion' conserva la caratteristica di un cast di stelle, alcune della quali - Gwyneth Paltrow, Matt Damon, Lawrence Fishburne - hanno accompagnato il regista al Lido e all'incontro con la stampa portando una ventata di glamour hollywoodiano al festival." (Arianna Finos, 'La Repubblica', 4 settembre 2011)
"Prove generali di apocalisse, oppure: cronaca di una fine del mondo annunciata. I titoli catastrofisti si sprecherebbero per commentare 'Contagion', l'ultimo film del regista Steven Soderbergh, presentato fuori concorso qui alla Mostra del Cinema di Venezia. (...) Eppure, quello raccontato da Soderbergh, è tutt'altro che uno scenario ipotetico o inutilmente allarmistico, anche se, nel film, vengono presi proprio casi reali come quello del cosiddetto virus H1N1(l'aviaria) o la 'febbre suina', come, appunto, esempi di falso allarmismo per favorire la vendita dei vaccini. (...) Inquietante. La prima impressione è quella, anche per lo spettatore in sala, del panico, si percepisce e quasi si tocca con mano la paura dei protagonisti, l'impotenza delle organizzazioni preposte alla salvaguardia della salute, la corsa contro il tempo dei ricercatori, grazie alla regia di Soderbergh che sa tenere insieme lo spazio (si salta da una città all'altra) e il tempo (quel poco che resta per scongiurare un contagio planetario), trasformando il tutto, come dicevamo, in un thriller ad alto tasso di adrenalina. Senza mai perdere il filo di una narrazione complessa e intelligente (...) La fotografia, impietosa, è quella che in un mondo interconnesso, dove le informazioni e le persone viaggiano ormai a velocità quasi impazzita, il filo sottilissimo che tutto lega si può spezzare con un battito d'ali." (Andrea Frambosi, 'L'Eco di Bergamo', 4 settembre 2011)
"Tutto oggi avviene per contagio e si espande, il crollo di una Borsa ne provoca un altro, la crisi politica in un paese del Medio Oriente passa a quello vicino, una notizia lanciata sul web... (...) La pellicola di Soderbergh, che qui a Venezia ha confermato la sua volontà di non tornare dietro la macchina da presa per un po' di tempo, programmaticamente fredda e distante dalla drammatizzazione degli effetti mortali della malattia, utilizza la cornice del virus per raccontare altri tipi di 'contagio'. Come quello mediatico perfettamente rappresentato dalla figura, apparentemente cristallina, di un seguitissimo blogger (Jude Law) che sostiene le solite tesi di controinformazione. (...) La solida e interessante sceneggiatura di Scott Z. Burns mette a nudo alcuni personaggi raccontandone anche le debolezze e meschinità. Così Matt Damon verrà a scoprire che la moglie prima di tornare a casa l'aveva tradito con un altro. La sua morte come punizione divina?" (Pedro Armocida, 'Il Giornale', 4 settembre 2011)
"A Venezia, dove è stato presentato fuori concorso a ridosso di pellicole in gara del livello di 'Carnage' e 'A Dangerous Method', 'Contagion' ha suscitato critiche tiepide, ma per la verità si tratta di un solido, raffinato thriller cui il regista Steven Soderbergh riesce, al solito, a conferire un'impronta autoriale. Trattasi comunque di film di intrattenimento con angoscia incorporata, perché dà corpo alle nostre peggiori paure)." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 9 settembre 2011)