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Jirō Horikoshi è un giovane adolescente. Fa un sogno in cui costruisce un bellissimo aereo che viene però abbattuto da un enorme nave volante. Da quel momento Jirō decide che nella vita costruirà aeroplani seguendo le orme di Caproni, un ingegnere italiano. Il tempo passa e Jirō incontra per caso Naoko durante un terribile terremoto: sarà l’inizio di un rapporto molto speciale...
Presentato in concorso al Festival di Venezia 2013
Regia: Hayao Miyazaki
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki
L'ultimo film di Miyazaki è anche il suo testamento artistico: un'ode alla vita cupa e ambigua, in Concorso
Tutti i suoi film d'animazione non sono semplici cartoon per l'infanzia,
ma opere d'arte destinate a un pubblico eterogeneo e di diverse fasce
d'età. Tutti tranne l'ultimo, Kaze Tachinu (S'alza il vento in Italia,
dove sarà distribuito da Lucky Red), probabilmente il più cupo e ambiguo
tra i lavori di Hayao Miyazaki. E, stando a quanto annunciato, anche
quello che segna il suo ritiro. Non particolarmente adatto ai piccoli
spettatori, non fosse altro per la difficoltà di muoversi tra le pieghe
della storia con la dovuta consapevolezza.
In gara al Lido, ispirato
dal racconto dello scrittore Tatsuo Hori e tratto dal manga omonimo
dello stesso Miyazaki, Kaze Tachinu porta evidenti segni delle
turbolenze internazionali (la crisi finanziaria) e del trauma tutto
nipponico di Fukushima, qui evocato attraverso la rappresentazione di un
altro famigerato sisma della storia del Giappone, quello del '23. Il
terremoto del Kanto, così detto, avrebbe causato circa 150 mila morti e
una profonda lacerazione economica e sociale nel paese, con conseguenze
nefaste a livello politico.
Miyazaki ripercorre la vicenda di un brillante ingegnere aeronautico, Jiro Horikoshi, riannodandola con quella generale del suo paese. Seguiamo il cammino di Jiro fin da quando, bambino, sogna ad occhi aperti di costruire potenti e magnifici velivoli sulla scorta di quanto fatto in Italia da Gianni Caproni, progettista di aerei sensibile all'estetica del design. Jiro ne è talmente affascinato da incontrarlo spesso in sogno, con l'ingegnere italiano che si erge a modello e mentore del suo giovane allievo. Di rendez-vous onirici tra Jiro e Caproni (ma non solo...) ne vediamo molti durante il film, e consentono a Miyazaki di dare fondo a tutta la sua vivida immaginazione e alla sua passione per il volo (una costante da Totoro in poi, anche se il riferimento più chiaro in tal senso è Porco rosso).
Altra figura decisiva per Jiro e l'economia narrativa del film è quella della giovane ma cagionevole Naoko, l'amore della vita del protagonista.
Jiro e Naoko s'incontrano su un treno in una scena di tenero
romanticismo. Come sempre però in Miyazaki, le meraviglie dell'esistenza
si intrecciano con le storture: durante quello stesso viaggio in treno,
un boato squarcia la terra portando ovunque distruzione.
La sequenza
del terremoto è tra le più riuscite e impressionanti di Kaze Tachinu: il
disegno è espressionista senza mai scadere nell'horror. La forza
distruttrice si rivela epifanicamente, è presenza concreta, minaccia
viva. Un effetto ottenuto grazie alla decisione di riprodurre il suono
del boato - e in seguito del rombo degli aerei - con l'uso di voci
umane. La terra trema, è sconvolta e si ribella come fosse uno dei
personaggi della storia.
Le polemiche che hanno accompagnato il film di Miyakazi in Giappone (dove il film è già uscito) non riguardano però la svolta cupa dell'autore, ma l'eccessiva ammirazione che il maestro dell'animazione riserva al protagonista: Jiro Horikoshi è anche, in effetti, il progettista dei tristementi noti, Mitsubi ASM Zero, gli aerei utilizzati dai kamikaze durante la seconda guerra mondiale. L'accusa di revanscismo e bellicismo che gli viene mossa però sembra gratuita. Non bastasse il pedigree pacifista del regista, Kaze Tachinu non lesina critiche all'uso "improprio" delle prodigiose macchine di design ideate da Jiro. Come confessa sconsolato a Caponi, nell'ultimo sogno che ci viene mostrato, di questi bellissimi aerei trasformati in bruttissime armi "non ne è tornato nessuno". La guerra ha inghiottito tutto, bellezza compresa.
Se nel personaggio di Jiro, vero e proprio artista della progettazione, non è difficile scorgere lo stesso Miyazaki, vale la pena allora considerare il modo in cui l'autore mette in scena se stesso nel film: e qui qualche problema sorge. Chiuso nella torre d'avorio delle proprie creazioni, l'artista rimane passivo di fronte alle tragedie che avvengono tutte intorno a lui, quasi indifferente verso una guerra che per alimentarsi non risparmia neppure l'arte. Quest'ultima, sembra suggerire Miyazaki, può solo trasfigurare l'orrore del mondo in sogni di estatica bellezza. Così la questione resta, l'ambiguità permane.
Il punto è che Kaze Tachinu è un film stratificato, non facile, in alcuni momenti persino farraginoso e tedioso (la trasferta in Germania è la parte meno riuscita). Ci piace molto di più quando il maestro torna ai suoi temi più cari, come quello della nostalgia che pervade tanto la rievocazione di un pezzo di storia del paese quanto la storia d'amore tra i suoi genitori (il padre di Miyazaki, come Jiro, è stato progettista aeronautico; la madre era gravemente malata di tubercolosi). Molto delicate le sequenze nel sanatorio estivo (con tanto di citazione de La montagna incantata di Mann che, al pari del film, è un classico ballo fin de siècle), emozionante la mezz'ora finale.
A doppiare Jiro è Hideaki Anno, autore della rivoluzionaria serie televisiva Evangelion. Il titolo cita un passo de Il cimitero marino di Paul Valery: "S'alza il vento...Bisogna osar di vivere". L'ottimismo di Miyazaki è salvo, ma il suo invito alla speranza non è mai stato più incerto e fosco. (Gianluca Arnone)