Sabato 30 novembre - Ore 21:00
Domenica 1 dicembre - Ore 16:00 e 21:00
Sabato 7 dicembre - Ore 21:00
Domenica 8 dicembre - Ore 16:00 e 21:00
Dopo aver vinto insieme a Peeta la 74ma edizione degli 'Hunger Games' - l'implacabile reality show che si svolge ogni anno nello stato di Panem - Katniss dovrebbe sentirsi sollevata, perfino felice, di essere tornata dalla sua famiglia e dall'amico di sempre, Gale. Tuttavia, le cose non vanno come aveva sperato: Gale è freddo e distante, Peeta le ha voltato le spalle e gira voce di una rivolta contro Capitol City, che lei e il ragazzo potrebbero aver contribuito a fomentare. Inoltre, il momento in cui lei e Peeta dovranno affrontare il crudele Tour della Vittoria si avvicina e la posta in gioco si farà sempre più alta...
Regia: Francis Lawrence
Interpreti: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Philip Seymour Hoffman, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Lenny Kravitz, Jeffrey Wright, Stanley Tucci, Donald Sutherland, Amanda Plummer, Lynn Cohen
Sceneggiatura: Michael Arndt, Simon Beaufoy
Fotografia: Jo Willems
Montaggio: Alan Edward Bell
Musiche: James Newton Howard
Un sequel più ricco e movimentato del precedente, ma anche meno "pericoloso"
Prima doveva salvare la pelle, stavolta dovrà proteggere i propri cari, il suo distretto e forse tutti gli oppressi di Panem. Non c'è pace per Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence), la cui vittoria agli ultimi Hunger Games ha portato più grane che soldi. Katniss è diventata il simbolo della rivolta, un punto di riferimento per tutti i distretti che covano velleità sovversive. E a nulla valgono i tentativi di Capitol City (testa di Panem, come Roma nell'antico impero) e del suo infame autocrate, Snow (Donald Sutherland), di farsela alleata, facendone il personaggio di una soap opera e svuotando il suo trionfo di ogni significato politico. La sua storia d'amore con Peeta (Josh Hutcherson), l'altro miracolato, non regge e ovunque vadano quei due - c'è il tradizionale tour dei vincitori nei 12 distretti - scoppiano tumulti. Katniss resta suo malgrado l'incendiaria, la ragazza di fuoco che infiamma gli animi dei reietti di Panem. Ma Snow ha già un piano per eliminare il problema alla radice...
Più ricco, movimentato, ma in fin dei conti meno disturbante del precedente, il sequel di Hunger Games (fuori concorso al Festival della capitale) segue la maturazione della propria eroina, da giovane donna indomita e coraggiosa, disposta a tutto pur di sopravvivere, a sempre più consapevole bandiera della rivoluzione. Alla stregua di altre saghe, anche quella di Suzanne Collins (che è stata anche sceneggiatrice per il cinema, e si vede) tiene conto della crescita dei propri lettori/spettatori, a cui si adegua proponendo un materiale meno grezzo ed elementare. Non è tanto una questione di temi - il primo Hunger games, dove imberbi ragazzi si massacravano a vicenda, era da questo punto di vista più pericoloso - ma di strutturazione narrativa, profondità psicologica e ramificazione dei sottotesti.
Nella fedeltà al libro (che, in vista dell'uscita del film, è stato ristampato in 50 milioni di copie solo in America), gli sceneggiatori Simon Beaufoy e Michael deBruyn si prendono tutto il tempo necessario prima di far decollare l'azione, raccontando con dovizia di particolari le conseguenze politico/sociali dei precedenti "Hunger Games" e l'impatto psicologico che gli stessi hanno avuto sulla coppia uscitane vittoriosa. Come due reduci di guerra, Katniss e Peeta continuano a vedere i volti dei caduti e a rivivere in sogno le nefandezze che sono stati costretti a compiere e subire.
Per Katniss c'è poi un'ulteriore spina del fianco, il suo ex, Gale (Liam Hemsworth), a cui la love-story con Peeta non è andata giù, nonostante la ragazza protesti la sua innocenza e provi a convincerlo che è tutta una messa in scena ad uso e consumo delle telecamere.
Ma non c'è tempo per occuparsi di faccende così personali. I distretti sono in agitazione e Snow usa la mano pesante, inviando gerarchi e robocop per stroncare sul nascere ogni ipotesi di sedizione. I primi 80 minuti sono dedicati proprio ai focolai di rivolta che agitano i tribuni e alla repressione ordinata da Snow. Funzionale al racconto è il guerrilla style portato da Francis Lawrence (subentrato a Gary Ross nella regia) con il supporto di Jo Willems alla fotografia (altra novità del cast tecnico). Il viraggio sporco, in grigio, e il movimento nervoso (ma preciso) della macchina da presa ci proiettano in una dimensione bellica credibile.
D'altra parte, se c'è una cosa su cui non si può eccepire, è proprio la confezione: grazie a un budget quasi raddoppiato (da 78 milioni di dollari del precedente ai 130 di questo) è aumentata la cura negli scenari (il designer Philip Messina si spende tanto nel decor disadorno dei distretti, quanta nello sfarzosa Capitol City, una metropoli kitsch, tutta luci e lustrini e architetture da Antico Impero), la ricchezza dei costumi (ma quanti ne prova Jennifer Lawrence?!?), la disponibilità di trucchi e trucchetti digitali. Notevole, al solito, il lavoro sulle musiche di James Newton Howard, che trova ogni volta la "chiave" giusta per entrare in scena e solleticare l'emozione del momento, senza strafare.
Perfetti come sempre la Lawrence e Hutcherson, con la prima che cresce d'intensità film dopo film. Tornano, e sono ancora in forma, sia Woody Harrelson che Elizabeth Banks (sono i mentori dei nostri beniamini), Lenny Kravitz (è lo stilista di Katniss) e Stanley Tucci (il presentatore degli Hunger Games). Azzeccate le new entry del cast, come Jena Malone e Sam Caflin, nel ruolo di due affascinanti tribuni. E se Sutherland si conferma un cattivo tutto d'un pezzo, a portare un po' di mefistofelica ambiguità ci pensa Philip Seymour Hoffman, che interpreta il nuovo demiurgo dei giochi, chiamato a sostituire lo sfortunato predecessore (ricordate? Fu costretto a mangiare le stesse bacche velenose che salvarono la pelle a Katniss e Peeta).
Vi chiederete che c'entrano i giochi e a che punto entrano a far parte di
questa storia. Diremo solo che è l'escamotage usato da Snow per far piazza
pulita dei suoi nemici.
Questo lungo e divertente sequel trabocca di
mosse e contromosse, insidie e inganni. La fiducia (o il tradimento, fate
voi) è il tema, mentre la natura umana e la connessione tra società dello
spettacolo e fascismo scivolano tra i sottotesti. Ci sembra più una perdita
che un guadagno. Eppure non vediamo l'ora che arrivi il terzo. Maledette
saghe... (Gianluca Arnone)
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: consigliabile, superficialità
Tematiche: Amicizia; Famiglia - genitori figli; Letteratura; Libertà; Mass-media; Potere
Dice Nina Jacobson, coproduttrice: "Ci ha entusiasmato l'aver potuto rappresentare l'evoluzione del personaggio di Katniss. L'abbiamo vista crescere e trasformarsi in una persona con più consapevolezza nei confronti del proprio destino, al contrario dell'essere una pedina nelle mani degli altri. E' come se si fosse risvegliata in lei una coscienza etica e sociale, ma allo stesso tempo emerge un lato umano, quello che aspira a dover diventare un eroe, mentre in realtà tutto quello che vorrebbe è tornare a casa". E' utile riportare questa dichiarazione perché contiene tutto quello che era nelle intenzioni ma non appare a cose fatte. O almeno appare a fatica. Trattandosi di una seconda puntata (la prima "Hunger Games", 2012, vedi scheda), i riferimenti generali sono già noti, sappiamo che il dilemma principale è nel contrasto tra costrizione e libera scelta, tra superamento dei propri limiti e obbligo di obbedire ai superiori. In sintesi tra un vita 'vera' e una fittizia, del tutto 'virtuale'. Eppure questa materia, ripresa, corteggiata, manipolata, perde nell'occasione freschezza e inventiva. Per 146' il copione naviga a vista dentro uno scenario fantastico che non si sa come definire nè motivare a livello visivo. Molti attori di primo piano sono sprecati in ruoli brevi e poco costruiti. L'inganno, il doppio gioco, la beffa arrivano prevedibili e quasi telefonati. Si affacciano riferimenti a titoli precedenti di ben maggiore consistenza (echi di "Truman Show"), e l'interscambio tra realtà e finzione, mal sorretto, provoca un certa ripetitività. Quello che doveva essere un gioco, uno scherzo condotto su abilità, coraggio, inventiva, diventa azione seriosa e fin troppo didascalica, solo a tratti capace di entrare nel cuore della fantasia giovanile, del mondo fantastico nel quale gli adolescenti costruiscono un proprio, inafferrabile universo fatto di segni, gesti, sentimenti contrastati. La favola, alla fine, è fin troppo ricca, esagerata, assordante. C'è un libro alle spalle e soprattutto c'è in arrivo una terza puntata. Forse l'attesa dell'epilogo sarà motivo convincente per 'partecipare' alle (dis)avventure di Katniss e Peeta. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, segnalando l'impressione che trasmette di una certa superficialità di approccio.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come spettacolo per giovani, anche tenendo conto delle osservazioni sopra espresse.