Sabato 1 giugno - Ore 21:00
Domenica 2 giugno - Ore 16:00 e 21:00
Il figlio di John Q ha bisogno urgente di un cuore nuovo ma i medici che lo hanno in cura non possono metterlo in lista per il trapianto perché sprovvisto di un'assicurazione. Così John Q si vede costretto a tenere in ostaggio la stanza d'emergenza dell'ospedale affinché venga disposto un cuore per suo figlio.
Denzel Washington | Regia | Nick Cassavetes |
Robert Duvall | Musiche | Aaron Zigman |
Anne Heche | Fotografia | Rogier Stoffers |
Ray Liotta | ||
James Woods | Usa: 2002 |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: Accettabile, semplice
Tematiche: Famiglia - genitori figli; Malattia; Medicina; Politica-Società
L'argomento é, naturalmente, importante e attuale. Il racconto mette in campo tutti gli aspetti possibili del problema assunto come centrale: da quelli primari e più evidenti (il sistema sanitario condizionato da quello amministrativo; la misura della vita affidata al denaro; il sacrificio comunque per il figlio) a quelli di contorno (i modi di procedere della polizia; la presenza di televisione e media che dilatano l'azione nel bene e nel male). Un ampio ventaglio di temi, tutti seri, che la storia fa procedere con equilibrio e interesse crescente, parlando anche delle difficili condizioni di una famiglia operaia, di povertà, di amarezze, di piccole gioie quotidiane. Un prodotto impeccabile sotto il profilo commerciale e tuttavia in grado di lanciare precisi segnali di denuncia e di coinvolgimento. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come accettabile, e sostanzialmente semplice nello svolgimento.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare anche per avviare riflessioni su temi riguardanti la sanità, anche nell'ottica di un confronto tra Stati Uniti e Italia.
"Come si riconosce un proletario in un film made in Usa? Dipende. Nelle commedie di solito viene assimilato all'immensa middle class e sfoggia auto, case e vestiti che nella vita reale non si potrebbe lontanamente permettere. Ma se il film ha ambizioni drammatiche, le cose cambiano. Ed ecco che il nostro operaio si ritrova una barba incolta, qualche chilo di troppo e una moglie stressata che gli sta addosso come una furia. Altra variante: se nel dramma c'è una storia d'amore, la moglie sarà comunque attraente o pronta ad esserlo di nuovo. Se invece trattasi di amore filiale, come in questo 'John Q', meglio che sia bruttacchiotta e pure antipatica. Compenserà il fascino in eccesso di Denzel Washington, che malgrado il look da cassintegrato continua a sembrare un semidio caduto in un mélo proletario. E per fugare ogni sospetto di ruffianeria, ecco che anche il bambino in pericolo non sarà angelico e ricattatorio, ma assai ordinario e per giunta maniaco di uno sport non proprio esaltante come il body building. Stabilite queste coordinate, che a Hollywood probabilmente sembrano veriste, la nostra storia può cominciare. Ma senza andare troppo lontano: la sceneggiatura di James Kearns è un incrocio fra 'E.R.' e 'Quel pomeriggio di un giorno da cani'. E la regia di Nick Cassavetes, che col nome che porta e con un film come 'She's So Lovely' alle spalle pareva destinato a ben altro, la illustra senza troppi guizzi e quel che è peggio senza crederci fino in fondo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 10 maggio 2002)
"Per denunciare una realtà così grave Nick Cassavetes usa metodi strappalacrime e ricorre a colpi di scena assurdi, che escludono la possibilità di considerare il suo un film politicamente impegnato (...) Malgrado l'improbo compito, Denzel riesce ugualmente a essere bravo; e se la cavano anche Anne Eche, cinica direttrice ospedaliera, James Woods, grande chirurgo venduto al dio denaro, e Robert Duvall, nel ruolo topico del poliziotto alla vigilia della pensione." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 12 maggio 2002)
"Polpettone americano politicamente corretto, di quelli realizzati con lo stampino. Uno chiude gli occhi, conta fino a tre e si immagina cosa accadrà nella sequenza successiva, il giochetto non viene mai smentito da sorprese e colpi di scena, nonostante dietro la macchina da presa ci sia un figlio d'arte, Nick Cassavetes, che ha qualche ambizione di regia. Certo, in un'ottica americana il tema è scottante: può dirsi civile un Paese in cui si curano solo i ricchi? Peccato che lo sviluppo sia retorico e ricattatorio. Del tutto convenzionale la prova degli attori, a partire dal premio Oscar Washington, che ci mette poco di suo, fino a Robert Duvall, che rifà se stesso in 'Un giorno di ordinaria follia'. Spiace constatare come ultimamente, nel cinema Usa, i cattivi si commuovano sempre più spesso. Dopo l'11 settembre il Male non abita più lì." (Mauro Gervasini, 'Film Tv', 14 maggio 2002)
"Nick Cassavets racconta il furore e la violenza di un padre e denuncia le ingiustizie della Sanità americana. (...) Nonostante l'accumulo drammatico, il film non è molto riuscito." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 24 maggio 2002)