Sabato 21 dicembre - Ore 21:00
Domenica 22 dicembre - Ore 16:00 e 21:00
Mercoledì 25 dicembre - Ore 21:00
Giovedì 26 dicembre - Ore 16:00 e 21:00
Sabato 28 dicembre - Ore 21:00
Domenica 29 dicembre - Ore 16:00 e 21:00
Martedì 31 dicembre - Ore 21:00
Mercoledì 1 gennaio 2014 - Ore 16:00 e
21:00
Natale. Quel magico momento in cui ci si sente più buoni, si cantano
canzoncine tradizionali, si regalano doni ai bambini, e si commette sempre
quel piccolo, immenso, catastrofico errore, di invitare tutta la propria
famiglia per il gran cenone.
Tra suocere inconsolabili, improbabili
parenti acquisiti, ragazzini pestiferi, genitori alle prese con i nuovi
fidanzati di figlie e sorelle, e indimenticabili cantanti anni ’60, la nuova
commedia di Fausto Brizzi, “Indovina chi viene a Natale”, vi trascinerà
nella più romantica, comica e commovente festa che abbiate mai visto,
regalandovi un’unica grande verità: Babbo Natale, forse, non esiste, ma i
parenti, purtroppo, si.
Si segnala che l'iniziativa promozionale
Vieni al cinema alla
domenica sera: costa meno!
è sospesa e riprenderà domenica 12
gennaio 2014
Regia: Fausto Brizzi
Interpreti: Claudio Bisio, Angela Finocchiaro, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso, Diego Abatantuono, Raoul Bova, Cristiana Capotondi, Rosalia Porcaro, Isa Barzizza
Sceneggiatura: Fausto Brizzi, Fabio Bonifacci, Marco Martani
Fotografia: Mark Melville
Montaggio: Luciana Pandolfelli
Musiche: Paolo Buonvino
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: consigliabile, semplice
Tematiche: Bambini; Famiglia; Handicap; Matrimonio - coppia
Ci sono film che escono in sala nei giorni che circondano il Natale ma possono raccontare storie collocate in qualunque giorno dell'anno e ambientate ovunque. Ci sono poi i film proposti nello stesso periodo dicembrino e incentrati su una vicenda modellata a sua volta sul Natale. Brizzi sceglie questa seconda soluzione, scrive e dirige un copione sintesi di tutto ciò che succede durante quei giorni di festa. Naturalmente adattato all'oggi, per cui la famiglia è doverosamente allargata, le coppie sono il frutto di affetti mutevoli e l'essere 'parenti' non è poi così scontato né simpatico. In linea con le attuali difficoltà, ci sono bambini che non vogliono padri 'nuovi', e ci sono genitori che cercano di rovinare il progetto di matrimonio tra la figlia e un portatore di handicap poco gradito. C'è buonismo e il suo contrario, ci sono affetti consolidati e altri che cercano di durare. C'è il nonno defunto che riappare in collegamento video e recupera con la moglie una dolce vicinanza. C'è tutto per rendere la realtà una favola e lasciare che la favola entri nella realtà dello spettatore. Brizzi non brilla per originalità ma il racconto scorre svelto e piacevole. Dal punto di vista pastorale, il film è a valutare come consigliabile e nell'insieme semplice.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come prodotto simpatico e di gradevole fruizione.
"Il titolo alla Stanley Kramer non è casuale, qui non è Poitier ma un Bova senza braccia che turba le agiate feste di un clan di vip nevrotici e complicati. A parte il colpo finale da dimenticare (l'incidente catartico), la commedia è una gara di ottimi attori, specie le signore (Finocchiaro, Gerini, Capotondi, Barzizza), che escono dal silenzio «contro» Bisio, Raoul e Abatantuono. E di fronte ai 'colpi di fortuna', Brizzi sembra Lubitsch." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 19 dicembre 2013)
"Un altro film natalizio. Con due furbizie, una l'avervi inserito un vero
plotone di attori e di attrici del cinema italiano noti e apprezzati
soprattutto sul versante del comico, l'altra, forse per nobilitarsi, l'avere
assunto come modello un film hollywoodiano di successo, 'Indovina chi viene
a cena?' di Stanley Kramer, protagonisti Spencer Tracy e Katharine Hepburn.
La sorpresa che quel titolo quasi annunciava, derivava dal fatto che una
ragazza, volendo presentare ai genitori il fidanzato non diceva prima che si
trattava di un giovane di colore. Qui la sorpresa è più imbarazzante e,
volendo riderci sopra non è certo di buon gusto; in linea infatti con la
quotidianità di oggi in cui il razzismo è, almeno in parte, accantonato, il
fidanzato da far conoscere e - dato che ci siamo - in occasione delle feste
natalizie in famiglia, non ha più le braccia e per agire deve ricorrere a
delle protesi anche se ha imparato a servirsi dei piedi con una ammirevole
disinvoltura. Da qui il resto che Fausto Brizzi, dopo averlo appunto
ambientato in occasione del cenone di Natale, l'ha costellato di personaggi
indubbiamente divertenti. Tra questi, in primo piano i genitori della
ragazza (....) A parte l'handicap, si può stare al gioco, non tanto per le
molte situazioni anche farsesche di cui l'azione abbonda ma per quella
festosa presenza di attori e attrici pronti a dare sempre il meglio di sé a
cominciare da Abatantuono che pur strabuzzando un po' troppo gli occhi,
riesce a convincere sempre con i suoi gesti misurati e il tono con cui
furbescamente sciorina le sue battute. E così, senza dimenticare Claudio
Bisio, Angela Finocchiaro che io ammiro sempre e tanto più qui dove ha
dimostrato con il suo talento di non essere per nulla intimidita dalla
grande ombra di Katharine Hepburn." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo - Roma', 19
dicembre 2013)
"Ora come ora non è la persona di colore a creare
sconcerto in una coppia di borghesi illuminati, come nell''Indovina chi
viene a cena' citato nel titolo. Imprenditori modello che premiano gli
operai se il fatturato è buono e impiegano disabili nel personale, Diego
Abatantuono e Angela Finocchiaro rimangono scioccati quando la figlia
Cristiana Capotondi si presenta a casa per le feste con il fidanzato Raoul
Bova che ha perso entrambe le braccia. I due attori sono bravi e affiatati e
le prime scene divertono, poi però la faccenda si sviluppa in modo banale e
le altre storie - il rapporto sentimentale di Claudia Gerini con Claudio
Bisio boicottato dai di lei figlioletti, o i folklori napoletani del
fratellastro Carlo Buccirosso che non si sente abbastanza considerato - non
decollano mai. Regia di anonima professionalità, buon cast penalizzato dalla
debolezza del copione." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 19
dicembre 2013)
"La novità di questo Natale è che le commedie italiane più leggere sembrano volgere al sociale. Sarà stato il successo planetario del francese 'Quasi Amici', ma è interessante vedere come sia il film di Pieraccioni (...), sia, soprattutto, 'Indovina chi viene a Natale?' di Brizzi (...), siano legati dal fatto che, tra una risata e l'altra, ci abbiano infilato dentro temi destinati alla riflessione. Nel primo caso, 'Un fantastico via vai' ha, tra i protagonisti, un universitario con la carnagione scura che viene rifiutato, dai futuri suoceri, proprio per il colore della pelle (un 'lndovina chi viene a cena' made in Italy). Più evidente è il tentativo presente nel nuovo Brizzi, in cui si arriva alla provocazione di affidare ad un bello come Bova la parte di un ragazzo senza braccia. Con tutto quello che ne consegue: l'ipocrisia nei confronti dei disabili. Categoria che, a parole, tutti affermano di sostenere, ma che, al lato pratico, viene vista come un fastidio dal quale liberarsi. E' quello che capita ad Abatantuono e Finocchiaro, coppia di imprenditori del dolciario che, nei discorsi ai dipendenti, parla apertamente di uguaglianza tra tutti, disabili e non. Peccato che, alla vigilia di Natale, la figlia (Capotondi) si presenti da loro con il nuovo fidanzato, bello come pochi ma privo delle braccia. Evidente lo sconcerto dei due futuri suoceri che, da quel momento, tenteranno, inutilmente, di dividere la coppia creando occasioni ad hoc per mettere in imbarazzo il futuro genero. Che, invece, se la cava benissimo (Bova si è allenato a cambiare, con i piedi, un pannolino a un bimbo e ad accendere il fuoco in un camino) anche alla guida della macchina. Un modo interessante per toccare una tematica così importante, anche giocando sulle battute che si fanno a dileggio di chi è privo di arti (una mano lava l'altra, braccino corto, ecc.). All'interno di un film natalizio, tutto questo non solo non guasta, ma ha la capacità di far riflettere col sorriso anche sui problemi più banali che un disabile deve quotidianamente affrontare (per esempio quando deve recarsi in bagno). Si parla anche di famiglia allargata, perché condivideranno l'attesa del Natale anche un uomo (Bisio) che viene boicottato dai figli della sua compagna (Gerini), una vedova inconsolabile (Barzizza), un fratellastro poco considerato (Buccirosso). Ognuno di loro, sviluppa una storia che si intreccia nella casa e che, Brizzi, orchestra da par suo. Peccato che non tutti i personaggi siano convincenti (Abatantuono, Finocchiaro e Buccirosso sono una spanna sopra tutti gli altri) e che certe forzature siano onestamente esagerate. Vi sembra normale che Abatantuono e Bova precipitino con l'auto in burrone e che se ne vadano via appena acciaccati?" (Maurizio Acerbi, "Il Giornale", 18 dicembre 2013)
"Fausto Brizzi alla prova del Natale confeziona un film tradizionale nello spirito, ma apparentemente «cattivo» nei contenuti dal momento che prende di mira il politicamente corretto della generazione dei pacificati e dei ben pensanti, degli illuminati e dei democratici anche quando imprenditori. Il distaccamento dalla realtà e dal presente (ovvero l'oggi della crisi e del malcontento) è talmente voluto da risuonare nelle coscienze degli spettatori natalizi - che tutto vorrebbero, forse, tranne che gli si ricordasse in che disastro siamo - quasi molesto. In questo senso il film di Brizzi è scientifico, balistico. Tutto è sospeso, distaccato, imperturbabile sin dalla scelta dell'ambientazione, un'anonima località di montagna, innevata di finta neve e fredda di finto freddo. Lassù, in un Paese che non c'è, tra genti senza storia destino e futuro, pure macchiette nel deserto delle intenzioni, si è abbarbicata una famiglia di imprenditori del Nord. Una famiglia allargata, studiata con il bilancino, con quota sudista, con sorella separata con nuovo fidanzato maestro di scuola alle prese con i figli di lei, con fratellastro napoletano de core e di famiglia terrona, con una nipote straordinariamente corretta che si fidanza con un ex bello monco di braccia e con un patriarca defunto ma presente nello spirito e in video, ex donnaiolo e cantante di canzonette che hanno fatto l'Italia lieta e spensierata, la stessa che si vuole replicare in questo film, in barba tutto, anche al buon senso. Con un cast potenzialmente fortissimo, Brizzi disegna una sceneggiatura modesta e senza ritmo. Peccato." (Dario Zonta, 'L'Unità', 19 dicembre 2013)
"Piacerà certamente. Perché mantiene tutto quello che promette. Un divertimento continuo, ma non stupido, non forzato. Il tormentone del Natale (esser felici a tutti i costi) non si converte, per fortuna, in un film dove si cerca forsennatamente di strappare la risata (aboliti i peti e le volgarità che avevano sconciamente infarcito tutti gli ultimi cinepanettoni di Neri Parenti). Per anni sceneggiatore di panettoni, Fausto Brizzi qui dimostra di aver imparato a suo tempo tutto quello che c'era da imparare (cioè i meccanismi del divertimento) e di aver mandato in soffitta quel che non doveva. Il «commedione» natalizio, è il caso di dirlo, l'ha imbastito come Dio comanda. Alternando i momenti faceti a quelli che ti ricordano che la vita (specie quella degli italiani) non è tutta un Merry Christmas. E orchestrando alla meglio la bella squadra di attori. Tutti intonati, tutti evidentemente a loro agio, e nessuno che si fa sorprendere mentre cerca di spintonare l'altro (la palma per noi va a Claudio Bisio e a una travolgente Angela Finocchiaro). Il bel risultato (per certi lati inaspettato) del film mi ha fatto doppiamente piacere. Sì, perché qualche anno or sono, messo su di giri dalle opere d'esordio, partii forse per la tangente e pronosticai per Brizzi un avvenire paragonabile a quello dei padri della commedia all'italiana, da Risi a Monicelli. Mi presi gli insulti (per posta) di alcuni cinéphiles (che per definizione non sognano il futuro, perché venerano il passato). Poi, le opere seguenti di Brizzi, mi indussero a dare qualche ragione ai cinéphiles. Ora è arrivato 'Indovina chi viene a Natale' a dimostrare che gli attributi li ha. Gli manca per ora la voglia (o il coraggio) di raccontare l'Italia di oggi. Così brutta, certo da scoraggiare in partenza, ogni bravo autore di cinema." (Giorgio Carbone, 'Libero', 19 dicembre 2013)