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Da quando Dom e Brian hanno portato a termine la rapina di Rio sgominando l'impero di un boss e lasciando la loro squadra con 100 milioni di dollari, i nostri eroi si sono disseminati in tutto il globo. Ma l'impossibilità di tornare a casa e una vita perennemente in fuga, lasciano incomplete le loro esistenze. Nel frattempo, Hobbs è all'inseguimento di una letale organizzazione di esperti piloti mercenari attraverso 12 paesi, la cui mente è aiutata da uno spietato luogotenente che si rivelerà essere l'amore che Dom credeva morto: Letty. L'unico modo per fermare la squadra di criminali sarà quello di batterli sulla strada, così Hobbs chiederà a Dom di mettere nuovamente insieme la sua squadra d'élite a Londra. La ricompensa? Il perdono completo per tutti loro in modo da poter tornare a casa con le proprie famiglie.
Regia: Justin Lin
Interpreti: Vin Diesel, Paul Walker, Dwayne Johnson, Michelle Rodriguez, Jordana Brewster, Tyrese Gibson, Gina Carano, Luke Evans, Jason Statham, Elsa Pataky, Gal Gadot, Sung Kang, Shea Whigham, Ludacris, Joe Taslim, Lee Asquith-Coe, Kim Kold, Stephen Marcus, Clara Paget, David Ajala
Sceneggiatura: Chris Morgan
Fotografia: Stephen F. Windon
Montaggio: Kelly Matsumoto, Christian Wagner
Durata: 2 ore 3 10 minuti
Prendere o lasciare: ancora (e solo) muscoli e motori, più cafone e divertente che mai
13 anni passati di corsa, e dopo qualche incidente e numerose vittorie, il franchise di Fast & Furious torna più adrenalinico (leggi: coatto) di sempre, grazie anche agli incassi miliardari dei 5 episodi precedenti, pronti per essere spesi in veicoli da distruggere. Dom Toretto (Vin Diesel), Brian O’Conner (Paul Walker) e la loro cricca di racers tornano insieme – questa volta in Inghilterra - per aiutare l’agente Luke Hobbs (Dwayne Johnson) a fare fuori Owen Shaw (Luke Evans) e i suoi tirapiedi, venuti in possesso di una tecnologia capace di mettere in pericolo intere nazioni. E per di più, tra le mani hanno un’amnesica Letty (Michelle Rodriguez), ex fiamma di Dom data per morta da molto tempo e ora totalmente incapace di ricordare il suo passato.
La terza volta in regia per Justin Lin conferma che la parola d’ordine è una: esagerare. Uomini enormi, tutti muscoli e niente capelli, che guidano ormai non solo macchine (a proposito: ma dove sono finite?) ma tutto quello che ha un motore. Gli inseguimenti mozzafiato con le immancabili automobili truccate questa volta si girano nella Londra delle cartoline ma non reggono il confronto con le spettacolari (e coatte) acrobazie girate su carrarmati e su aerei in fase di decollo, in un turbinio di cazzotti e nandrolone.
Fast and Furious 6 ha questo dalla sua: è un film coatto, il patto con lo spettatore è stretto ancora prima di entrare in sala, Vin Diesel non sarà mai un bravo attore, prendere o lasciare. Ma se si decide per il prendere e lo si fa con cognizione di causa, non si rimane delusi: più di due ore di azione allo stato puro, poche parole e tante buone intenzioni trasmesse a forza di calci in bocca; un A-Team steroidale che nasconde un’epicità tutta anni ’90, in cui il bad guy dal cuore tenero non si gira a vedere le esplosioni e risorge dalle ceneri dopo che per una manciata di secondi al ralenti era dato per spacciato. Qualcuno potrebbe chiedersi se se ne sentiva davvero la mancanza. Ma la risposta non si riesce a sentire, coperta dal frastuono di motori rombanti. E coatti. (Gabriele Carunchio)
Nel mondo di Fast & Furious si è autorizzati a esagerare e da quando, dal quarto film, la serie ha allargato i propri orizzonti andando ben oltre le auto modificate e le corse illegali, tutto si è moltiplicato: il cast, le auto, gli incidenti, le storie, le location, le ambizioni, il budget, le aspettative. E, soprattutto, si sono moltiplicati gli incassi. Ora le corse in auto sono fuse con trame alla Ocean’s Eleven, ma senza approcci intellettuali. D’altra parte l’immagine icona della saga è Vin Diesel in canottiera bianca. Nessuno vuole sentirlo elaborare piani sofisticati, tutti vogliono che il suo pensiero si manifesti in due modi: con il grugno e con il pugno. I pezzi forti? Quelli su cui si commenta a caldo fuori dal cinema? Uno su tutti, la scena finale: venti concitatissimi minuti con un inseguimento tra auto e aereo. Una pista mai abbastanza lunga. (Antonio Bracco)