Sabato 3 marzo - Ore 21:00
Domenica 4 marzo - Ore 16:00 e 21:00
Sabato 10 marzo - Ore 21:00
Domenica 11 marzo - Ore 16:00 e 21:00
Sabato 17 marzo - Ore 21:00
Domenica 18 marzo - Ore 16:00 e 21:00
Sabato 24 marzo - Ore 21:00
Domenica 25 marzo - Ore 16:00 e 21:00
Quasi amici, ispirato ad una storia vera, racconta l'incontro tra due mondi apparentemente lontani. Dopo un incidente di parapendio che lo ha reso paraplegico, il ricco aristocratico Philippe assume Driss, ragazzo di periferia appena uscito dalla prigione, come badante personale. Per dirla senza troppi giri di parole, la persona meno adatta per questo incarico. L'improbabile connubio genera altrettanto improbabili incontri tra Vivaldi e gli Earth, Wind and Fire, dizione perfetta e slang di strada, completi eleganti e tute da ginnastica.
Regia: Olivier Nakache, Eric Toledano
Interpreti: François Cluzet, Omar Sy, Anne Le Ny, Audrey Fleurot, Clotilde Mollet, Alba Gaïa Kraghede Bellugi, Cyril Mendy, Christian Ameri, Grégoire Oestermann, Joséphine de Meaux
Sceneggiatura: Olivier Nakache, Eric Toledano
Fotografia: Mathieu Vadepied
Montaggio: Dorian Rigal-Ansous
Musiche: Ludovico Einaudi
Durata: 1 ora e 52 minuti
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: consigliabile, semplice
Tematiche: Amicizia; Famiglia; Handicap; Solidarietà-Amore
La storia vera c'è, e Philippe Pozzo di Borgo l'ha scritta nel libro "Il diavolo custode". I due appaiono in una immagine nei titoli di coda. Quindi bisogna crederci, anche se forse il feeling con lo spettatore scatta proprio quando i toni da favola superano nettamente quelli realistici. La complicità è giusta e motivata: è bello assistere (e idealmente partecipare) a quel legame tra gli opposti che nasce imprevedibile e si consolida nella reciproca stima. Il copione taglia via tutte le circostanze in cui l'handicap grave di Philippe può generare momenti difficili o imbarazzanti. E in ultima analisi bellezza, imprese rischiose, provocazioni sono rese possibili dalla ricchezza senza limiti di Philippe (fino a noleggiare un aereo privato...). Quando poi Driss diventa una sorta di educatore modello, intervenendo a risolvere i problemi dell'adolescente figlia del datore di lavoro, è chiaro che la fiaba ha preso il sopravvento, e a quella bisogna abbandonarsi, senza chiedere altro. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e certamente semplice.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come pellicola di sicuro intrattenimento per tutti.
Irresistibile inno alla vita del duo Toledano-Nakache. Fenomeno d'incassi in Francia, con Omar Sy e François Cluzet "diversamente" intoccabili
Philippe (François Cluzet) è un ricco aristocratico paraplegico, Driss (Omar
Sy) un ragazzone delle banlieue uscito da poco di prigione. Quando il primo
assumerà l'altro come badante personale, la vita di entrambi cambierà
radicalmente, in meglio. E' questa la storia (vera) che ha letteralmente
sbancato il botteghino francese (20 milioni di spettatori, 170 milioni di
euro incassati), portata sullo schermo da Eric Toledano e Olivier Nakache.
Bravi in primo luogo a supportare l'esplosiva alchimia tra i due
protagonisti, entrambi superlativi, entrambi capaci di rendere credibile -
spogliandola di qualsivoglia pietismo - la complementarità dei rispettivi
handicap, da una parte quello fisico, dall'altra quello sociale.
Sì,
perché Les intouchables (il titolo italiano, come spesso accade, ne
banalizza ampiamente il senso) racconta fondamentalmente di una doppia
rinascita: e per farlo si affida in larga misura all'umorismo, chiave
vincente di un film che non vuole deridere la disabilità, ma scherzarci
insieme. Di fatto, lasciandosi prendere per mano dallo stesso Omar Sy,
beniamino in patria, attore travolgente che sa sfruttare l'immobile eleganza
e la sagacia di Cluzet con tempi comici d'altri tempi.
La musica classica, la pittura, l'amore per gli sport estremi - il parapendio la causa dell'incidente che lo ha reso paraplegico -, il mondo dorato di Philippe contrapposto al grigiore della periferia parigina dove vive ormai da anni il giovane senegalese: grigiore che l'handicap del primo sembra costringere a dover subire perché così vuole "l'etichetta", asfissianti cure amorevoli e premurose da parte di un'umanità che, da sempre, si rapporta al "malato" come fosse fragilissimo cristallo. L'importante è che non si rompa: "rottura" di cui invece ha bisogno Philippe, che in Driss intravede la forza (non solo muscolare) di cui ha bisogno per continuarsi a sentire vivo. E allora basta ai soliti giretti sul furgone per handicappati e via a tutta velocità sull'esplosiva Maserati ormai parcheggiata da troppo tempo: perché di immobilità ne basta una e il mondo intorno è ora che lo comprenda. (Valerio Sammarco)
"In Francia coi suoi 19 milioni di euro al botteghino è diventato il vanto nazionale. «Non toccate 'Intouchables'» recitava con gioco di parole - 'Ne touchez pas' - un commento qualche giorno fa sul quotidiano francese «Libération», alludendo al fatto che il film di Toledano e Nakache è diventato appunto «intoccabile» esso stesso, gradito all'alta borghesia - il gruppo del film ha ricevuto anche l'invito a pranzo di Sarkozy, con il caso scoppiato sulla mancata presenza, ufficialmente per impegni di set di Omar Sy - e al pubblico delle banlieue. (...) Fosse però solo lo specchio francese di due società parallele, 'Quasi amici' non funzionerebbe fuori dai confini nazionali: il gusto esotico è certo componente reciproca dei due personaggi, che si annusano, e nella distanza siderale, si seducono. Ed è questa seduzione la chiave del loro rapporto. Solo che Toledano e Nakache la nascondono nella cifra più facile e rassicurante della commedia, in cui funzionano gli stereotipi perciò Driss ha un corpo perfetto, da calciatore, pensa solo a rimorchiare, risolve i problemi, tipo «inquadrare» l'insopportabile figlia teen-ager del capo a suon di sberle o quasi. E mettono in atto il gioco di immedesimazione che è riconoscibile ovunque: risate davanti all'opera lirica, l'arte contemporanea che so farla pure io, tipo un Sordi italiano degli anni Sessanta. (...) Questi «quasi amici» sono la perfetta sintesi di una complicità maschile (?) che è sempre in bilico sull'erotismo, specie poi degli opposti, che si sintetizzano nei diversi corpi, uno perfetto, l'altro devastato, nella sua idea di mascolinità impotente come leggiamo nelle prime pagine del romanzo che i registi hanno lasciato fuori." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 24 febbraio 2012)
"Lasciando da parte l'ipotetica autorità del critico, 'Quasi amici' è invece un titolo da consigliare ai veri amici. Il duo registico francese ci regala, infatti, una scorribanda sul versante tragicomico dei rapporti umani che non sbaglia un colpo sulla definizione dei caratteri, il valore delle recitazioni e la variopinta, paradossale, irresistibile suite di situazioni, colpi di scena, figuracce, mascalzonate e sberleffi. Ispirato a una storia vera ('Il diavolo custode', ediz. Ponte delle Grazie), il film accende la più impensabile delle scintille tra un ricco, raffinato e tetraplegico signore bianco e il suo badante nero, mini-malavitoso, ignorante e scatenato: scavalcando ogni riverenza politicamente e socialmente corretta, 'Quasi amici' tratta l'handicap come un accidente penoso eppure non definitivo, che non ha bisogno dell'ipocrita pietismo ma, casomai, di un franco e liberatorio aiuto per continuare a sfidare in qualche modo la scommessa della vita." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 24 febbraio 2012)
"Dovremo abituarci a film sempre più abili e sempre più furbi. Tanto divertenti quanto lontani dalla nostra esperienza. Per nulla interessati a rendere più acuto il nostro sguardo, ma pronti a donarci meravigliose illusioni. Tra cui, felicità suprema, l'illusione di profondità. È il segreto di 'Benvenuti al Sud' (e del suo modello francese) e ora del nuovo record d'incassi in Francia, 'Quasi amici' (in originale, con più coraggio, 'Les intouchables'). In America, dove la società è insieme più rigida e più aperta, film così se ne fanno da sempre. In Europa suonano nuovi. (...) Va bene divertirsi, ma si potrebbe essere più esigenti. Soprattutto avendo a che fare con una storia vera." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 24 febbraio 2012)
"AI di là del mix emotivo che rende efficace e anche toccante il film 'Quasi amici' ('Intouchables') dei francesi Eric Toledano e Olivier Nakache, è interessante addentrarsi nel suo meccanismo di costruzione perché è un notevole esempio di modernizzazione della commedia. (...) Il film ha un bell'inizio, che poi è in realtà la fine da cui parte il flashback. (...)il film paga più di un pedaggio alla 'vendibilità' dell'argomento così ostico. Intanto non è indifferente il fatto che Philippe sia un disabile che dispone di infinite risorse materiali soprattutto, ma anche culturali e spirituali, che ovviamente non sostituiscono ciò che ha perso ma ne alleviano il peso. Poi della tristezza senza speranza dell'ambiente dal quale proviene il ragazzo Driss si evita accuratamente di approfondire i termini, ma tutto resta sullo sfondo all'insegna del patetismo e della presunta bontà d'animo e sanità morale di fondo dei disgraziati. E altro: pochi superficiali tocchi su chi circonda Philippe, parenti conoscenti e dipendenti. Resta da ricordare che il film non è un'incredibile invenzione ma si ispira a una vicenda reale. L'ispiratore del personaggio di Philippe si chiama Philippe Pozzo di Borgo. I due autori citano invece come fonti artistiche, per l'impronta di commedia che si proponevano, il Dino Risi di 'Profumo di donna', anche se nel loro caso la comicità prende decisamente il sopravvento sulla malinconia." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 24 febbraio 2012)
"Ispirato all'autobiografia 'Il diavolo custode' (Editrice Ponte alle Grazie) di Philippe Borgo di Pozzo, 'Quasi amici' ha trionfato al botteghino francese. Che cosa ha conquistato del film? Beh, intanto il rapporto di solidarietà che si instaura tra due uomini afflitti da diversi handicap: fisico quello del ricco aristocratico Philippe, immobilizzato dal collo in giù; e sociale quello del suo improvvisato badante di colore. Secondo punto, una commedia che non teme di provocare la risata, perché lo fa con garbo e per sdrammatizzare. Terzo, la qualità degli interpreti: il comico nero Omar Sy dal vitalismo tracotante; e François Cluzet, come sempre intenso, misurato, perfetto." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 24 febbraio 2012)
"Da non perdere 'Quasi amici' di Olivier Nakache ed Eric Toledano, tratto dal romanzo autobiografico di Philippe Pozzo di Borgo e divenuto un vero e proprio caso cinematografico in Francia." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 24 febbraio 2012)
"Commedia costruita sul classico telaio del tandem comico che funziona come l'assioma matematico: meno più meno uguale più. (...) Il film si assume il delicato compito di declinare le (tante) differenze tra i due, lasciando comunque aperta la possibilità di trovare un terreno comune dove incontrarsi. 'Quasi amici' riesce nell'impresa, con raffinatezza e brio, grazie anche ai due straordinari interpreti. Naturalmente dietro la sottile trama della commedia si intravede una metafora sociale generosa che vuole illustrare l'utilità dell'unione tra la vecchia Francia, paralizzata nei suoi privilegi, e la forza vitale dei giovani figli di immigrati. Il patto sociale funziona, almeno nell'esempio fornito da Philippe e Driss, che si sostengono a vicenda di fronte al cinismo e alla stupidità che li circondano." ('Internazionale', 24 febbraio 2012)
"Piacerà a chi ama gli argomenti seri trattati con mano leggera. Come facevano 50 anni fa i registi nostrani. Anche se all'integrazione social razziale come la fa vedere il film nessuno ci può credere nemmeno per un momento." (Giorgio Carbone, 'Libero', 24 febbraio 2012)
"No, non siamo a Lourdes, ma il successo del film degli ormai 're mida' del cinema transalpino ha del miracoloso perché nessuno avrebbe previsto che questa commedia agrodolce tra due diversamente emarginati avrebbe liquefatto ogni record di un francese in patria. E i dati (19 milioni di biglietti) certificano le plurimi visioni, tanto da far aderire il film a un perfetto (e astutamente studiato) caso di immaginario collettivo. Il segreto? Nel Belpaese forse rimarrà un mistero, ma da vox populi Oltralpe la prodigiosa identificazione si sintetizza in un magico dispositivo tripartito: la scrittura consapevole che bilancia ragione ed emozioni (più risate che lacrime), l'incontro plausibile tra due 'caste' (l'Ancient Regime e la Nouvelle Immigration) che finalmente dialogano a prova di consensi dalle banlieue, l'utilizzo vincente di due star locali con ovvia simpatia sul sex symbol in black Omar Sy. E smettiamola di accusare Hollywood di esclusiva sul 'cinema a tavolino'!" (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 23 febbraio 2012)