Sabato 9 ottobre - Ore 21:00
Domenica 10 ottobre - Ore 16:00 e 21:00
Niente paura è un film sull’identità nazionale nell'epoca delle "passioni spente", nell’epoca della crisi radicale della politica, in senso lato. Il film racconta - in modo non ideologico, ma attraverso le storie personali di uomini e donne comuni, di persone conosciute e dello stesso Ligabue - colonna sonora del film e "narratore per eccellenza" - come siamo e come eravamo, in realtà da dove veniamo (fine anni Settanta, primi anni Ottanta, quando si opera una svolta sia nelle istituzioni che nel costume) e quale Paese siamo diventati oggi.
Dedicato a tutti quelli che hanno capito che questo Paese non è di chi lo governa ma di chi lo ama.
Regia di Piergiorgio Gay. Con Luciano Ligabue
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: consigliabile, semplice
Tematiche: giovani; musica; politica e società
Sequenze dei concerti di Ligabue si alternano alle interviste e ad altre immagini di archivio su alcuni momenti cruciali della vita sociale e civile dell'Italia negli ultimi trenta anni. Più che quelle di alcuni stagionati intellettuali, sono interessanti le testimonianze dei più giovani, alcuni nati all'inizio degli anni Novanta per i quali niente è stato vissuto e tutto fa già parte della Storia. Arrivare a comprendere nell'esame tutti i fatti accaduti sulla strage di Bologna ad oggi (1980) forse contribuisce ad appesantire un po' la materia e a confondere un po' le idee. Parlarne comunque fa sempre bene, e la regia di Gay é misurata e giusta. Un prodotto per riflettere e per capirci meglio. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come consigliabile, semplice e adatto per dibattiti.
Utilizzazione: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e, più opportunamente, in occasioni mirate per avviare riflessioni sui temi, tutti vivi e attuali, che propone.
Meglio il concerto civile di Piergiorgio Gay che l'assolo di Ligabue: tra luci e ombre, Buonanotte all'Italia...
“Vorrei augurare la buona notte a tutti quelli che vivono in questo Paese ma che non si sentono in affitto, perché questo paese è di chi lo abita e non di chi lo governa”. Così Luciano Ligabue chiude i suoi concerti; così Piergiorgio Gay ne ha tratto spunto per un film, Niente paura. Prodotto dalla Lumière di Lionello Cerri e dalla Bim, che lo porta sala dopo l’anteprima fuori concorso alla Mostra di Venezia, un documentario che interroga la meglio Italia – da don Ciotti a Stefano Rodotà, da Giovanni Soldini a Carlo Verdone – e la “doppia” con il Liga, per trovare – dice il regista – “canzoni e memoria, memoria personale e memoria collettiva”.
Non un lavoro storico, ma di gruppo, che si affida al racconto delle persone intervistate: dalla ragazza albanese che con 20mila connazionali sbarcò a Bari nel ’91 sulla nave Vlora allo stesso Ligabue, che avrebbe potuto trovarsi alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980, da Beppino Englaro al Paolo Rossi che invoca la costituzione di “campi di concentramento culturali”, fino alla perseveranza di Sabina, la figlia di Guido Rossa, e il testamento biologico di Umberto Veronesi.
Non manca genuina commozione – come non graffiarsi dentro a riascoltare Rosaria Schifani, vedova dell’agente di scorta saltato in aria con Falcone? – e non latita la sincera quanto ingenua convinzione che le “canzonette” possano raccontare gli ultimi 30 anni di storia patria con il coro della società civile, ma a ben vedere Niente paura funziona solo quando fa memoria al grado zero, ovvero con le immagini di archivio. Per il resto, troppo debole e controvertibile l’assunto di fondo, tanto ingombrante quanto poco carismatica la figura del rocker di Correggio, perché non nasca un’altra paura: maquillage civile a una promozione artistica? Siamo troppo cattivi, ma oggettivamente il "concerto" di Gay funziona meglio del suo solista, che se addirittura non ci fosse... (Federico Pontiggia)