Auditorium di Casatenovo. Oltre 50 anni di cinema e teatro

Gomorra

Sabato 25 ottobre Ore 21:00
Domenica 26 ottobre Ore 16:00 e 21:00

Potere, soldi e sangue... In un mondo apparentemente lontano dalla realtà ma ben radicato nella nostra terra questi sono i "valori" con i quali gli abitanti della provincia di Caserta devono scontrarsi ogni giorno. Quasi sempre non puoi scegliere, quasi sempre sei costretto a obbedire alle regole della Camorra; solo i più fortunati possono pensare di condurre una vita "normale".

Gomorra è un viaggio nel mondo affaristico e criminale della camorra: si apre e si chiude nel segno delle merci, del loro ciclo di vita. Le merci "fresche", appena nate, che sotto le forme più svariate - pezzi di plastica, abiti griffati, videogiochi, orologi - arrivano al porto di Napoli per essere stoccate e occultate. E le merci ormai morte che, da tutta Italia e da mezza Europa, sotto forma di scorie chimiche e addirittura scheletri umani, vengono abusivamente "sversate" nelle campagne, dove avvelenano, tra gli altri, gli stessi boss che su quei terreni edificano le loro dimore fastose e assurde che non servono soltanto a certificare un raggiunto potere ma testimoniano utopie farneticanti.

Gomorra Gomorra

Gomorra Gomorra

Gomorra

Gomorra narra di cinque storie intrecciate tra loro:

Regia Matteo Garrone
Sceneggiatura Maurizio Braucci
  Ugo Chiti
  Gianni Di Gregorio
  Matteo Garrone
  Massimo Gaudioso
  Roberto Saviano
Fotografia Marco Onorato
Montaggio Marco Spoletini

Salvatore Abruzzese Simone Sacchettino
Salvatore Ruocco Vincenzo Fabricino
Gaetano Altamura Italo Renda
Gianfelice Imparato Maria Nazionale
Salvatore Striano Carlo del Sorbo
Vincenzo Bombolo Toni Servillo
Carmine Paternoster Alfonso Santagata

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Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)

Giudizio: Discutibile/problematico

Tematiche: Delinquenza minorile; Gangster; Giovani; Letteratura; Potere; Violenza

"Gomorra" é il primo libro scritto da Roberto Saviano, nato a Napoli nel 1979. Ha venduto oltre 1.200.000 copie ed è stato tradotto in 33 paesi. Il libro é un crudo pamphlet fortemente accusatorio nei confronti delle attività camorristiche della Campania, al punto che dal 13 ottobre 2006 Saviano, oggetto di minacce, vive sotto scorta. La materia di cui si parla é torbida, vischiosa, vi circola un'aria mortifera, infestata di putridume: "...così potente visivamente - dice Garrone- che mi sono limitato a riprenderla con estrema semplicità, come se fossi uno spettatore capitato lì per caso(...)". E' un approccio che lascia assai perplessi e fa galleggiare il racconto in una sorta di rassegnata disperazione. Come se si potesse guardare con indifferenza un mondo (che é qui, accanto a noi) dove rispetto e comprensione sono stati uccisi e la vita umana é considerata carne da macello. Lo sguardo 'neutro' del regista non regge il peso del copione affrontato. Non si tratta di offrire soluzioni ma di mettersi di fronte al fango di quei ritratti di sciagurata esistenza con una coscienza etica forte, capace di creare margini di riscatto, di pietà, di condivisione del dolore. Tutto questo appare assente, e il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come discutibile, certo problematico, anche se abbastanza irrisolto.

Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con attenzione per la presenza di minori e ragazzi. 

La critica

Dalle note di regia: "Ho dovuto lavorare per sottrazione scegliendo solo alcune storie. Il film è in 5 episodi con protagonisti e comprimari che animano un film corale, come per l'America di Altman, l'Italia del Rossellini di Paisà, rendendoci complementari al libro. E' come se lo raddoppiassimo, ogni luogo ha una sua storia e i personaggi assumono una forza inedita. (...) Ma non pensate a un film di denuncia tradizionale con la classica divisione tra bene e male, tra buoni e cattivi, perché in realtà le cose sono più complicate e i confini più confusi. Mi interessa l'aspetto umano di queste persone, le loro contraddizioni."

"Narrazione impassibile, osservazione da entomologo, esplosioni di orrore e di follia mischiate alla quotidianità di un 'sistema' di cui vive (e muore) non solo una circoscritta banda di delinquenti ma una vasta comunità, con ramificazioni che arrivano dappertutto. Lecito naturalmente appellarsi o appigliarsi a tutti i riferimenti di rito, dai modelli coppoliano o scorsesiano a quello del nostro grande Rosi. Ma è tanto vero che Garrone esprime un punto di vista e uno sguardo che il suo cinema e il suo film non somigliano a niente." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 16 maggio 2008)

"Soprattutto un film d'antropologia sociale. 'Gomorra' si distingue e si distacca dal libro da cui è tratto: non è un'opera di informazione né di rivelazione, né di denuncia né di protesta. Come in un formicaio superattivo, la gente è sempre in movimento alla ricerca di un'occasione. I camorristi sparano come se allontanassero le mosche, con una frequenza e impassibilità da massacro: i colpi sono secchi, senza eco. Nel paese del sole il cielo è grigio, opprimente. La regia di Matteo Garrone e gli interpreti sono ammirevoli." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 16 maggio 2008)

"A conti fatti 'Gomorra' è perfino una buona azione. Ti presenta l'orrore, ma senza inventare cattivi di comodo. Orride sono le azioni, non gli uomini che le commettono. Ognuno (o quasi) esce dal cinema con l'idea che anche lui poteva essere Franco, Roberto o Ciro, se infilato, magari dalla nascita, in una situazione analoga. Dai meriti civili a quelli artistici. Perdiana se è bravo Garrone, Quando uscì 'L'Imbalsamatore' ne avevo il sospetto, ora c'è la certezza. Garrone se vuole sa raccontare forte e barocco spingendosi fino al corrusco melodramma come essere netto e quasi asettico nell'episodio di Servillo. Eppoi, tanto di cappello, come riduttore di un testo importante. Pur avendo Saviano tra gli sceneggiatori ha saputo fare opera di enucleazione, sfrondare il libro, rinunciare anche a parti importanti, per arrivare a un film che tocca il cuore, fin troppo." (Giorgio Carbone, 'Libero', 16 maggio 2008)

"Come si capisce se un bel film italiano è un grande film in assoluto? C'è un test infallibile. Basta chiedersi se lo consiglieremmo a un amico straniero. 'Gomorra' passa a pieni voti per varie ragioni. Perché mostra un mondo mai visto con tanta forza e coerenza. Perché a forza di cesellare immagini e parole rende incredibilmente vero quel mondo incredibile, cancellando ogni traccia di messa in scena. E perché ci fa capire quanto quel mondo sia vicino, anzi consustanziale al nostro, anche se non lo vogliamo vedere. (...) A differenza di tanti brutti film, 'Gomorra' non spiega nulla ma ci fa capire tutto. È il segno più certo della sua grandezza. Anziché disperdere energie collegando fatti e destini, Garrone va dritto all'essenziale. Rielabora con fantasia e libertà cinque storie tratte dal romanzo-reportage di Saviano, ma non cerca nessi a tutti i costi. Tanto ogni personaggio si porta la sua verità scritta addosso; ogni scena è una resa dei conti, reale o figurata; ogni episodio approda a uno squarcio più eloquente di mille parole. Per questo le immagini di 'Gomorra', belle perché vere, e viceversa, sono così emblematiche e insieme naturali. Come i corpi e i volti scelti da Garrone dopo un lavoro di inchiesta che si indovina lungo e accurato.(...) Un romanzo diventato uno dei pochi grandi film italiani del decennio. Da non perdere." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 maggio 2008)

"Il pregio di Garrone è di tenersi distante dall'emozione, dall'esibizione, finanche dalla politica e dalla cronaca. E' un osservatore attento, scrupoloso, inappuntabile: documenta, dopo aver scelto i cinque episodi meno legati alla cronaca, più universali e immediati. Documenta avendo scelto i luoghi, gli ambienti, le persone, i volti, le lingue, le luci, i rumori, le musiche, legate anch'esse all'ambiente che le contiene e le proietta all'esterno, confondendosi con gli spari, i pianti, in quella che è una normalità incrinata, spezzata, difficilmente sanabile." (Luca Pellegrini, 'L'Osservatore Romano', 16 maggio 2008)

"Garrone non si perde in lacrime, usa come un colpo di rasoio le facce brutali, primitive, e i corpi appena sbozzati in un'adolescenza sgraziata degli straordinari Pivellino e 'O Masto che hanno un'unica voglia: sparare, senza neppure sapere in quale guerra. Una fisionomica della gioventù nutrita dai rifiuti tossici che forse solo Pier Paolo Pasolini, prima di Garrone, ha fotografato con tale implacabile giustezza."(Piera Detassis, 'Panorama', 22 maggio 2008)

Matteo Garrone

L'imbalsamatore - di Matteo Garrone - Poster Reality - di Matteo Garrone - Poster Gomorra Io Capitano

I film della stagione 2008 / 2009


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