Sabato 24 marzo | Ore 21:00 |
Domenica 25 marzo | Ore 16:00 e 21:00 |
Avevamo lasciato Step con una domanda: riuscirò mai a tornare lì, dove solo gli innamorati vivono, tre metri sopra il cielo? Le risposte stanno per arrivare... Dopo aver trascorso due anni negli Stati Uniti, Step torna a Roma per affrontare tutto quello che aveva cercato di gettarsi alle spalle: il dolore per l'amico che non c'è più, il difficile rapporto con la madre, un futuro "da grande" tutto da inventare e l'ingombrante etichetta di "mito" con cui fare i conti. Molte cose sono cambiate e l'incontro con la travolgente ed irresistibile Gin catapulterà Step verso emozioni e sensazioni che credeva d'aver provato solo per Babi, il primo grande amore il cui ricordo, però, non si è mai spento... Riuscirà Gin a prendere il posto di Babi nel cuore di Step? Non sempre, in amore, sappiamo ciò che vogliamo davvero. Anche quando ci sembra di esserne sicuri.
Regia | Luis Prieto |
Sceneggiatura | Federico Moccia |
Teresa Ciabatti | |
Riccardo Scamarcio | Laura Chiatti |
Katy Saunders | Filippo Nigro |
Claudio Bigagli | Galatea Ranzi |
Susy Laude | Giulia Gorietti |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema (ACEC))
Giudizio: inconsistente / superficiale
Ormai gli indizi sono troppi e fanno una prova certa: il cinema italiano riesce a rapportarsi con l'universo giovanile italiano contemporaneo solo sul versante del più vieto stereotipo, della sconfinata banalità, del più ottuso conformismo. Mai uno sforzo per cercare qualcosa che non sia il già visto, il mille volte detto, lo scontato. Anche questo seguito di "Tre metri sopra il cielo" percorre in modo sconfortante le usurate strade di un sentimentalismo falso e corrivo, fatto di alti e bassi secondo copioni già scritti. Con insistenza e finta naturalezza, atteggiamenti di grandi dispiaceri affettivi si mescolano con spregiudicatezze inopportune ma per niente rifiutate (Daniela, 15 anni, resta incinta in discoteca e non sa di chi, era "strafatta"). Poi si piange, ci si lamenta, ci si ribella. Tutto costruito sul versante di un pensiero "debole", di personalità adolescenziali fragili, gracili ma volutamente e senza troppo preoccuparsene. Non esiste barlume di serietà narrativa, si procede sui binari di risaputi drammucci che non incidono e non coinvolgono. Sono tutti così quei giovani? E, se lo sono, é tutto così il cinema italiano che li fotografa? Da qualche parte bisogna cominciare a fare qualche sforzo per cambiare atteggiamento. Non è pensabile di rassegnarsi ad un tale appiattimento mediatico. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come inconsistente e superficiale dall'inizio alla fine.
Utilizzazione: nella programmazione ordinaria il film é da utilizzare tenendo conto di quanto detto sopra, e cercando di proporre qualche spunto di riflessione ulteriore sull'argomento "giovani". Si può almeno provare a proporlo ai ragazzi, senza timori e facendo emergere altri tipi di "modelli" giovanili.