Sabato 13 febbraio | Ore 21:00 |
Domenica 14 febbraio | Ore 16:00 e 21:00 |
Entriamo in questo mondo alieno attraverso gli occhi di Jake Sully, un ex Marine costretto a vivere sulla sedia a rotelle. Nonostante il suo corpo martoriato, Jake nel profondo è ancora un combattente. E' stato reclutato per viaggiare anni luce sino all'avamposto umano su Pandora, dove alcune società stanno estraendo un raro minerale che è la chiave per risolvere la crisi energetica sulla Terra. Poiché l'atmosfera di Pandora è tossica, è stato creato il Programma Avatar, in cui i "piloti" umani collegano le loro coscienze ad un avatar, un corpo organico controllato a distanza che può sopravvivere nell'atmosfera letale. Questi avatar sono degli ibridi geneticamente sviluppati dal DNA umano unito al DNA dei nativi di Pandora... i Na’vi. Rinato nel suo corpo di Avatar, Jake può camminare nuovamente. Gli viene affidata la missione di infiltrarsi tra i Na'vi che sono diventati l'ostacolo maggiore per l'estrazione del prezioso minerale. Ma una bellissima donna Na'vi, Neytiri, salva la vita a Jake, e questo cambia tutto.
Il film era stato concepito da James Cameron, il regista Premio Oscar per "Titanic", 15 anni fa, quando non esistevano ancora gli strumenti necessari per dare vita alla sua visione. Ora, dopo 4 anni di lavorazione, AVATAR, un film live action con una nuova generazione di effetti speciali, offre un’esperienza cinematografica a 360 gradi, assolutamente innovativa.
Si segnala che la pellicola proiettata all'auditorium (e nella maggior parte delle altre sale cinematografiche) non è la versione 3D del film.
Regia | James Cameron |
Sceneggiatura | James Cameron |
Fotografia | Mauro Fiore |
Montaggio | John Refoua |
Stephen E. Rivkin | |
Musiche | James Horner |
Sam Worthington | Sigourney Weaver |
Giovanni Ribisi | Michelle Rodriguez |
Zoe Saldana | Joel David Moore |
Laz Alonzo | Wes Studi |
Stephen Lang | Peter Mensah |
CCH Pounder | Dileep Rao |
Matt Gerald | Scott Lawrence |
Migliore fotografia a Mauro Fiore
Migliore
scenografia a Rick Carter, Robert Stromberg e Kim Sinclair
Migliori
effetti speciali a Joe Letteri, Stephen Rosenmaum, Richard Boneham e Andy
Jones
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: consigliabile, semplice.
Tematiche: Ecologia; Fantascienza; Guerra.
Ovviamente, in primo piano, ci sono il 3D, le nuove tecnologie e il loro aprirsi a inediti spazi visivi. Del resto 400 milioni di dollari di spesa e dieci anni dal primo progetto alla realizzazione ben si vedono in un prodotto finale che stacca le precedenti capacità di ripresa e di costruzione dell'inquadratura. Figure di umani e di umanoidi si muovono nelle foreste di Pandora tra dirupi, valli, pendii, altezze vertiginose e strapiombi irraggiungibili: tutto davanti a noi, in spazi che quasi fanno a meno dello schermo. Eppure la vertigine dell'immagine stenta a farsi visionarietà. Una volta entrati nel gioco dei trasfert tra Terra e Pandora, il racconto si concentra sulla lotta dei Na'vi per difendersi dai terrestri. Il popolo aborigeno si ribella alla colonizzazione, trova compattezza e, pur essendo inferiore, ottiene il premio sperato, sconfiggendo l'invasore. Niente di veramente nuovo, a dire il vero. E già detto, con maggior forza, in altri titoli. Si ascoltano frasi tipo: "C'è una rete di energia che scorre tra le creature viventi e un giorno bisognerà restituirla"; "Devi sentirlo dentro, l'albero delle anime"; "Questo è il luogo dove le preghiere vengono ascoltate e qualche volta esaudite", e via su questo livello: costruendo una dimensione naturalistico/panteistica un po' scontata e ripetitiva. Si tratta dunque di un grande spettacolo, al quale corrisponde una non originalissima materia narrativa. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come consigliabile e nell'insieme semplice.
Utilizzazione: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e in seguito, per accostarsi al sistema tecnologico, che in futuro sarà sempre più frequente, almeno nel cinema americano. E' da ricordare la durata (2h e 40'): forse un po' impegnativa per i più i più piccoli.
Spettacolo che lascia a bocca aperta: mondo artificiale vertiginoso e visione stereoscopica senza precedenti
Ogni regia di James Cameron è un primo passo verso una nuova
esperienza visiva e un pionieristico assaggio di quel che succederà al
cinema negli anni a venire. Basterebbe questo per consegnare ai posteri
Avatar, kolossal HD 3D di cui molto si è detto e scritto, le cui cifre da
capogiro (400 milioni di dollari complessivi di produzione) sono da sole
garanzia di spettacolo: size matters, eccome. I Na’vi del pianeta Pandora,
umanoidi senzienti alti circa tre metri, hanno però una missione da portare
a termine molto più difficile che cacciare gli umani colonizzatori dal
pianeta Pandora: incassare tre volte il costo del film. Che, memore di
questo dal primo all’ultimo fotogramma, è sempre ben attento a bilanciare la
componente sperimentale con quella commerciale, finendo per piegarsi forse
eccessivamente alle regole del mainstream perché possa assurgere, oltre gli
indiscutibili meriti tecnici, allo status di cult movie.
Lo spettacolo visivo lascia a bocca aperta: il Reality Camera System inventato da Cameron (e dalla Sony) ricrea un vertiginoso mondo artificiale e una visione stereoscopica senza precedenti: come senza eguali è il lavoro di performance capture (che permette alla felina Zoë Saldana di essere Na’vi dal primo all’ultimo minuto del film), la presentazione di una fauna e di una flora “vitale” il cui ruolo sarà determinante nel lungo, iperdinamico epilogo finale.
Ma i dubbi sulla commerciabilità di un film che utilizza un manicheismo al rovescio (gli umani, di fatto, sono i “cattivi”) e i cui protagonisti sono alieni dalla pelle blu, vengono presto fugati: Cameron, abitualmente più propenso a dedicare tempo agli effetti speciali, ricorre a una sceneggiatura standardizzata e di grana grossa, che strizza l’occhio ad Aliens e bilancia qualsiasi azzardo visivo. Le implicazioni più suggestive (affidate alla “scienziata” Sigourney Weaver) sono accennate e regolarmente accantonate, mentre si punta tutto sulla centralità della love story e sull’intrattenimento emotivo dello spettatore. Ma l’accostamento tra fantascienza e sincretismo culturale, che è stata la fortuna di Lucas e di Guerre Stellari, non va oltre un superficiale accostamento con i nativi d’America: e alcune soluzioni narrative sono troppo simili ad arcinoti film western (Pocahontas, Soldato Blu, Balla coi lupi) per non stridere con quanto di “nuovo” stiamo vivendo.
Con un briciolo di introspezione in più (che, per la cronaca, non ha precluso a Blade Runner un enorme successo commerciale) staremmo parlando di un capolavoro, anziché di un apripista ai sequel che, già annunciati, avranno il dovere di svelare l’universo di Cameron a uno spettatore che ne ha finora goduto solo parzialmente. (Gianluigi Ceccarelli)