Dal 17 gennaio al 7 febbraio 2001
BARBARA NON E' UN'APE REGINA
Nel cuore dell'inverno è alquanto improbabile vedere un'ape, a me è capitato.
Me ne stavo assorto alla finestra quando all'improvviso mi è apparsa; un volo lento cullante, azzardava timidi slanci contro il vetro, quasi volesse bucarlo, ma con dolcezza al punto che mi sono avvicinato a pochi centimetri per meglio guardarla. Mi sono ricordato allora di Barbara. Lei dipinge come un'ape operaia; testardamente e con dolcezza passa sui fogli come la suddetta sui fiori, spinta dal bisogno di suggere nutrimento (e ne lascia) per darlo ad altri. Loro, le api, lo fanno per la regina. Barbara per noi. Il suo è un operare che segue traiettorie, luci, segni, umori per portarci un tesoro. Ma si cala così tanto in questo fare che sconfina, e allora si inarca sui petali, si strofina sui profumi, si specchia nelle trasparenze delle sottili tramature d'ogni cosa che sfiora, e s'avvicina, guarda e scandaglia a fondo (lo farà anche con voi quando vi guarda) ogni corpo, fibra, fosse foglia, ramo, riccio di castagna o quant'altro, e si nutre di questo, lascia una polvere magica che rappresa rende poi ciò che noi vediamo.
Il nostro quotidiano vivere stupisce a questa possibilità di comprendere più da vicino e guardare con sapiente amore come lei sa fare. Potrei portare vari riferimenti ad illustri pittori che l'hanno preceduta o lo fanno tuttora con altri mezzi, ma saperla come un'ape operaia che trasgredisce le regole del suo "lavoro" per donarsi alla bellezza, rende più calzante (e mi auguro lo sia per chi la incontra) il rapporto tra lei e quell'ape incontrata nel cuore dell'inverno, forse perché si era "attardata" all'amore delle cose.
Gaetano Orazio
Le opere di Barbara Pozzi saranno esposte nell'atrio dell'auditorium, all'interno della manifestazione fermoimmagine dal 17 gennaio al 7 febbraio, in contemporanea alle proiezioni del cineforum.
L'artista espone nello stesso periodo anche presso la gelateria Galimberti, in piazza Mazzini