Un uomo maturo, seduttore incallito al limite della mania, e una giovane ragazza malata terminale di tumore si incontrano e si innamorano a New York. Ma il tempo gioca contro di loro e rimangono solo pochi mesi per superare le paure e scoprire cosa vuol dire amare.
Winona Ryder | Charlotte | Regia | Joan Chen |
Richard Gere | Will Keane | Sceneggiatura | Allison Burnett |
Sherry Stringfield | Sarah | Fotografia | Changwei Gu |
Elaine Stritch | Dolly | Costumi | Carol Oditz |
Anthony LaPaglia | John | Montaggio | Zach Staenberg |
Sabato 20 gennaio | ore 20:30 e 22:30 |
Domenica 21 gennaio | ore 15:00, 17:00 e 21:00 |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: Discutibile/problematico
Tematiche: Malattia; Solidarietà-Amore
Non ci sono dubbi sul fatto che si tratti di una tipica vicenda sentimentale con l'inserimento di sfumature drammatiche (o melodrammatiche) quando si affaccia e diventa protagonista la malattia di lei. A grandi linee si può dire che la storia ha una parte iniziale che stenta a decollare, una centrale più scorrevole, una conclusiva dove prevale il didascalismo. Will é l'uomo immaturo che di fronte ad una situazione inattesa dapprima non sa come comportarsi, poi cambia, cresce e acquista consapevolezza della necessità di affetti solidi e duraturi. Charlotte è la ragazza indifesa che la malattia rende, paradossalmente, più forte e decisa. L'andamento del racconto tende ad evolvere su versanti encomiabili, ma su tutto si sparge troppo zucchero, il tono è enfatico, calligrafico, strappalacrime. Nell'accumulare pianto e dolore in dosi massicce, si tralascia di occuparsi più seriamente di questi temi, e ciò che rimane é una sorta di fatalismo crepuscolare con spruzzi di new age: la consumazione del tempo, la presenza della morte come evento da accogliere senza domande né risposte; la vita comunque da continuare. Oscillando quindi tra facili emozioni, affrettati accostamenti amore-morte, e atteggiamenti qua e là eccepibili, il film, di prevalente stampo commerciale, rimane altalenante. Dal punto di vista pastorale, é da valutare come discutibile, e problematico per alcuni temi(la crescita sentimentale, la malattia...)appena abbozzati ma interessanti.
Utilizzazione: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria. Da proporre come esempio di neoromanticismo dell'anno Duemila. Qualche supporto é utile per ragazzi e adolescenti in caso di visioni televisive e casalinghe.