Sabato 10 ottobre - ore 21:00
Domenica 11 ottobre - Ore 16:00 e 21:00
Arthur e César sono amici da quando entrambi frequentavano controvoglia lo stesso severissimo collegio. Ma non potrebbero essere più diversi: Arthur è un ricercatore medico puntiglioso e ossessionato dal rispetto delle regole; César è un guascone imprudente e trasgressivo che è appena stato sfrattato da casa sua in seguito alla propria bancarotta. E se Arthur, divorziato con figlia, sta ancora aspettando pazientemente che l'ex moglie torni a casa, César colleziona avventure senza legarsi a nessuna. Per un equivoco, Arthur viene a conoscenza della gravissima condizione medica di César, e César si convince che sia Arthur a trovarsi in punto di morte. Da quel momento i due faranno a gara per realizzare i desideri finali l'uno dell'altro, anche quelli più lontani dal proprio gusto personale: il che ha il vantaggio di sbloccare lo stallo esistenziale in cui si trovavano entrambi.
Covid 19 - Avvertenze agli spettatori e norme di comportamento
Regia: Alexandre de La Patellière, Matthieu Delaporte
Interpreti: Fabrice Luchini, Patrick Bruel, Martina Garcia, Thierry Godard, Pascale Arbillot, André Marcon, Zineb Triki, Jean-Marie Winling
Sceneggiatura: Alexandre de la Patellière
Fotografia: Guillaume Schiffman
Montaggio: Célia Lafitedupont, Sarah Ternat
Musiche: Jérôme Rebotier
Durata: un'ora e 57 minuti
“L’amico è quella persona che ti conosce a fondo e nonostante questo continua a volerti bene”, diceva grossomodo Oscar Wilde.
Sulla scia del pluripremiato Truman (recentemente “rivisto” anche dal
nostro Simone Spada con Domani è un altro giorno) i francesi Alexandre
de la Patellière e Matthieu Delaporte (già artefici del grande successo
Cena tra amici) scrivono e dirigono Le meilleur reste a venir (Il meglio
deve ancora venire, in Italia dal 2 aprile con Lucky Red): un film
sull’amicizia e sulla morte declinato in commedia degli equivoci.
Il
risultato, anche e soprattutto grazie all’interpretazione di due
fuoriclasse come Fabrice Luchini e Patrick Bruel, è a tratti
sorprendente.
Amici sin dai tempi del collegio, il ricercatore Arthur (Luchini), divorziato e padre di una sedicenne, e il perdigiorno César (Bruel), viveur e tombeur de femmes – in seguito ad un terribile malinteso – avranno modo di riprendersi tutto il tempo perduto e godersi i giorni che verranno.
“La componente che definisce l’amicizia e che manca all’amore è la certezza”. Il malinteso di cui sopra, sintetizzando, porterà entrambi a credere che l’altro sia in fin di vita. Ma con una sottilissima differenza: Arthur sa che César ha un tumore ai polmoni, quest’ultimo però capisce che in realtà ad essere spacciato sia il primo.
Aiutati (e non poco) da uno script impreziosito di dialoghi che definire brillanti è riduttivo, Luchini e Bruel si sfidano costantemente su un terreno che li vede così opposti – fisicamente e caratterialmente – da rendersi tremendamente compatibili e affiatati: tanto composto e “prevedibile” Arthur quanto energico e ancora infantile César, troveranno il modo e il tempo di affrontare il viaggio (non solo emotivo) più importante della loro esistenza.
“Il dramma è l’unica materia valida della commedia”, dicono i due autori, che inevitabilmente hanno messo molto di loro dentro questa storia: si ride (molto) e difficilmente ci si potrà sottrarre dalla commozione.
Perché in Arthur e César, magari con esperienze e luoghi diversi, c’è anche qualcosa di tutti noi: e se tra gli ultimi desideri di uno c’è il poter rileggere tutto Proust e in quelli dell’altro il poter accarezzare un elefante, o guidare una Ferrari, o fare l’amore con due gemelle, resta comunque lo spazio (emotivo) per inserire anche le nostre cose, ancora da dire, ancora da fare, rimandate troppe volte o accantonate chissà dove.
Ecco, Il meglio deve ancora venire tutto sommato. Magari evitiamo di attendere troppo per andargli incontro. (Valerio Sammarco)