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Eric si è lasciato alle spalle tutto e tutti; soprattutto ogni forma di affabilità umana. Tuttavia, quando una gang di criminali disperati ruba l'ultima cosa che gli è rimasta, Eric si mette in viaggio per scovarli. E lungo la strada, l'uomo si troverà costretto ad accettare l'aiuto di Rey, un giovane rapinatore abbandonato dalla sua gang dopo il loro ultimo colpo...
Regia: David Michôd
Interpreti: Robert Pattinson, Guy Pearce, Scoot McNairy, Anthony Hayes, David Field, Gillian Jones, Susan Prior, Richard Green, Nash Edgerton, Scott Perry
Sceneggiatura: David Michôd
Fotografia: Natasha Braier
Montaggio: Peter Sciberras
Musiche: Anthony Partos
Guai a rubare l'auto a Guy Pearce. Vagabondo nel distopico outback australiano teorizzato da David Michôd
Quattro anni dopo il sorprendente esordio (Animal Kingdom), David Michôd torna alla regia con The Rover (presentato come proiezione di mezzanotte a Cannes 67), da un soggetto scritto insieme all’attore Joel Edgerton (tra i protagonisti del suo film precedente, visto poi anche in Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow e, prossimamente, in Exodus di Ridley Scott).
Il "vagabondo" del titolo è Eric (Guy Pearce), solitario e silenzioso, totalmente incurante di quanto accade intorno a lui. Fino a che tre balordi, in fuga da un colpo finito male, non gli rubano l'automobile. E' l'inizio di una caccia che, naturalmente, finirà nel sangue.
La complessità e lo scavo del film precedente lasciano spazio ad una vera e propria "straight story" (per dirla alla Lynch): Michôd abbandona il degrado urbano di Melbourne e ci catapulta nel deserto australiano, "dieci anni dopo il collasso", come recita il cartello introduttivo. Che apre il sipario su un western post-apocalittico suggestivo e iperviolento, naturalmente debitore di atmosfere che rimandano all’indimenticabile trilogia di George Miller (Mad Max), mutandone però argomenti e prospettive.
Lungo il cammino del protagonista ci sono solamente desolazione e brutture. Chiunque osi frapporsi al suo proposito - quello di ritrovare la macchina e, con lei, i tre criminali - pagherà con la vita. Tutti tranne uno, il fratello di uno dei tre (Robert Pattinson), abbandonato dalla gang in mezzo alla strada dopo il colpo perché ferito. Eric lo porterà con sé, affinché lo conduca al rifugio della banda.
L'inizio è folgorante, l'outback australiano è afa polverosa rotta da insospettabili sonorità asiatiche, con la repentina e spaventosa trasformazione di Pearce (il primo a farne davvero le spese è un nano che forse avrebbe fatto meglio ad offrirgli la pistola gratuitamente...). Proseguendo la sua corsa, poi, il film tende a "normalizzarsi", cedendo il fianco all'inevitabile crescita del rapporto, seppur disfunzionale, tra i due protagonisti. Pattinson interpreta un ebete. E ovviamente non va poi così male. Ma Guy Pearce è, ancora una volta, davvero di un altro livello: e la fatica con cui trattiene fasci di nervi pronti a saltare in ogni momento è dolorosamente evidente.
Tutt'intorno è scarto sociale, a parte qualche eccezione, e il controllo sembra essere appannaggio di qualche avamposto militare. C'è stata una guerra? Forse. O “il collasso” è stato quello di un sistema politico-economico-sociale esploso drasticamente? Più probabile.
L'unica cosa certa è che Guy Pearce deve ritrovare la sua auto. E alla fine – in nome di un’umanità ancora non del tutto sepolta – capirete perché. (Valerio Sammarco)