Sabato 24 gennaio - Ore 21:00
Domenica 25 gennaio - Ore 16:00 e 21:00
Sabato 31 gennaio - Ore 21:00
Domenica 1 febbraio - Ore 16:00 e 21:00
La teoria del tutto racconta la storia del più grande e celebrato fisico della nostra epoca, Stephen Hawking, e di Jane Wilde, la studentessa di Arte di cui si è innamorato mentre studiavano insieme a Cambridge negli anni 60. All'età di 21 anni, Stephen Hawking, brillante studente di cosmologia, è stato colpito da una malattia terminale per la quale, secondo le diagnosi dei medici, gli sarebbero rimasti 2 anni di vita. Stimolato però all'amore della sua compagna di studi a Cambridge, Jane Wilde, arrivò ad essere chiamato il successore di Einstein, oltre a diventare un marito e un padre dei loro tre figli. Durante il loro matrimonio allo stesso modo in cui il corpo di Stephen si indeboliva, dall’altro lato la sua fama accademica saliva alle stelle. Il professor Stephen Hawking è uno dei più famosi scienziati della nostra epoca e autore del bestseller "A Brief History of Time", che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo.
Miglior attore protagonista a Eddie Redmayne
Regia: James Marsh
Interpreti: Eddie Redmayne, Felicity Jones, Emily Watson, Charlie Cox, Harry Lloyd, David Thewlis, Adam Godley, Simon McBurney, Enzo Cilenti
Sceneggiatura: Anthony McCarten
Fotografia: Benoît Delhomme
Montaggio: Jinx Godfrey
Musiche: Jóhann Jóhannsson
Durata: 2 ore e 3 minuti
La fisica romantica di Stephen Hawking: biopic convenzionale, ma super. Già in tasca il Globe, Eddie Redmayne è da Oscar
“Non è una storia di malattia, ma una storia d’amore”. Parola di Eddie
Redmayne, Stephen Hawking per finzione e Golden Globe non per caso:
bisogna credergli, perché il regista James Marsh (Man on Wire e altre
belle cose) forse non è mai stato così ordinato, scolastico, omologato,
ma qualche rovesciamento di senso, qualche eterodossia la sa ancora
piazzare, pur nel recinto della narrazione per tutti. E, non c’è bisogno
nemmeno di dirlo, che meravigliosa direzione d’attori: Redmayne
metamorifico ed empaticissimo, ma pure la splendida Felicity Jones nei
panni della moglie Jane Wilde.
Insomma, c’è tutto quel che fa il
miglior cinema inglese: scuola, tradizione, serietà. Parliamo, si
capisce, de La teoria del tutto (The Theory of Everything) sceneggiato
da Anthony McCarten a partire dal libro di memorie Travelling to
Infinity: My Life with Stephen di Jane Wilde Hawking.
Un dramma essenzialmente romantico, che mette al centro la relazione con l’ex marito e passa dalla diagnosi della Sla ai successi scientifici del celeberrimo fisico teorico. Nel cast anche Charlie Cox, Emily Watson, Simon McBurney e David Thewlis, non ha nulla di straordinario, ma è ordinariamente fatto molto bene: sì, in Italia l’avremmo fallito. (Federico Pontiggia)
"Il film di James Marsh (Oscar per 'Man on Wire', documentario sull'uomo che cammina tra le torri) è la cronaca di un rapporto difficile, visto con gli occhi non rinunciatari della signora Jane Hawking che ha descritto la relazione in un libro molto sentimental mood edito da Piemme. Questo il limite d'una produzione corretta, in cui forse si vorrebbe sapere qualcosa di più del rapporto del genio con la sua materia stellare e il concetto di Tempo. Il vero mistero dell'universo morale è l'accettazione di Hawking delle sue condizioni, superiorità che gli ha concesso di valicare i limiti e di diventare una astro-star. Certo in queste occasioni comanda il cast: Eddie Redmayne, che ha preso lezioni di «disarmonia» da una ballerina, è così bravo che merita l'Oscar che forse avrà dopo il Golden Globe, attorniato da presenze intense, Felicity Jones e Charlie Cox, terzo lato di un triangolo più 'mielò' che bergmaniano." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 15 gennaio 2015)
"A ciascuno i suoi supereroi. Ai ragazzi i personaggi Marvel. Agli adulti, geni e scienziati. Meglio se affetti da stranezze o handicap devastanti, come la malattia degenerativa che ha colpito il grande astrofisico inglese Stephen Hawking impedendogli prima di camminare, e poi di muoversi e di comunicare se non attraverso macchinari sempre più sofisticati. Non servono statistiche, la moda delle 'beautiful mind' e quella dei supereroi marciano di pari passo. Ma non lo diciamo per cinismo. Solo per sottolineare la contraddizione di fondo dei 'biopic' dedicati a figure tanto eccezionali. I percorsi più estremi dovrebbero infatti suscitare film audaci e innovativi. Invece, con rare eccezioni (il 'Wittgenstein' di Derek Jarman, peraltro eccentrico ma non handicappato), succede il contrario. Più il personaggio è unico, più il film batte strade collaudate, comprimendo avventure umane incredibili nelle due ore canoniche del film biografico (vedi anche il Turing di 'The Imitation Game'). Detto questo, se si accettano le regole del genere (e del paradossale star system cui appartengono queste figure), 'La teoria del tutto' è un piccolo gioiello di finezza. Convenzionale, come a suo modo 'The Imitation Game', ma elegante, accurato, animato da attori superlativi (e superfavoriti per le nomination agli Oscar, specie l'irresistibile Eddie Redmayne), disseminato di rimandi accessibili tra vicenda umana e teorie scientifiche. Nonché ispirato alla seconda versione, la più conciliante, delle memorie scritte dalla prima moglie dello scienziato (...). Dunque dotato di un punto di vista chiaro e legittimo che permette al film di concentrarsi sulla storia del loro incontro e del loro matrimonio senza trascurare l'essenziale o scadere nell'edificante. (...) Chi conosce i grandi documentari di Marsh, e il suo gusto per i personaggi eccezionali (lo scimpanzè di 'Project Nim', il funambolo di 'Man on Wire', premio Oscar), sa che può fare ben altro. Ma qui, semplicemente, gioca in un altro campionato." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 15 gennaio 2015)
"Ottimo regista di documentari, James Marsh non va molto in profondità con i personaggi. Racconta soprattutto un'edificante storia d'amore, coinvolgente per l'impavida performance di Eddie Redmayne." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 15 gennaio 2015)
"(...) uno di quei biopic che, sia pure dedicati a personalità indiscutibili e costruiti con abbondanza di budget e professionalità, risultano talmente convenzionali e strappalacrime da sprecare le buone intenzioni di partenza. Il protagonista Redmayne nell'ardua incarnazione del giovane Stephen Hawking (...) è, certo, straordinariamente mimetico, però le eccellenze del film diretto dal mestierante britannico Marsh si fermano qui. Anche perché la parte del leone di questa maxi-soap opera la pretendono gli intrighi privati di Stephen sovrastati dalla figura della moglie (...). Il tutto annegato in un'overdose di ralenti, musiche edificanti, luci stucchevoli, colpi di teatro plateali con tanti saluti alla misteriosa essenza del genio oggi settantatreenne." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 15 gennaio 2015)
"(...) un dramma sentimentale piuttosto che il ritratto di un uomo di genio. (...) Trattasi di materia a rischio, di cadere con facilità nel convenzionale e nell'agiografico, il che in parte accade. Ma, sulla base della calibrata sceneggiatura di Anthony McCarten, Marsh riesce a risolvere con finezza vari problemi: dare adeguata evidenza all'iconico protagonista, fornendo una sia pur sommaria idea delle sue teorie e puntando a farne emergere il carisma sul gioco di sguardi, ora penetranti ora ironici ora malinconici, dello straordinario Eddie Redmayne, già recipiente di un Golden Globe per questa sua mimetica quanto interiorizzata interpretazione; mentre Felicity Jones impersona solidamente Jane in chiave di determinazione e costanza degli affetti. Il direttore di fotografia Benoît Delhomme conferisce una grana intimista/impressionista alla ricostruzione d'epoca, e la musica minimalista di Jóhann Jóhannsson si intona alla scelta di regia di evitare ogni affondo melodrammatico." (Alessandra Levantesi Kezic, 'La Stampa', 15 gennaio 2015)
"James Marsh (...) è al timone di un biopic rischioso, 'aggirato' nella storia d'amore coniugale. Nessun capolavoro ma interessante, su cui svetta la mirabile performance del giovanissimo inglese Eddie Redmayne, fresco vincitore di Golden Globe." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 15 gennaio 2015)
"Il titolo non sembra una calamita per le folle. Ma il dramma sull'astrofisico inglese Stephen Hawking (...) sa toccare le corde giuste. Commuove e affascina (...). Bella la storia (anche d'amore), perfetti i protagonisti. Si annunciano Oscar a profusione." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 15 gennaio 2015)