Sabato 18 ottobre - Ore 21:00
Domenica 19 ottobre - Ore 16:00 e 21:00
In Francia, l'autorevole e rispettata chef Mallory è sempre più preoccupata per la vicinanza al suo ristorante di un piccolo bistrot indiano, un concorrente che potrebbe portarle via clienti. Iniziando una guerra contro gli indiani e il loro locale, Mallory scoprirà lo straordinario talento del giovanissimo Hassan. A poco a poco, i due diventeranno amici e Mallory lo guiderà nella conoscenza della raffinata cucina francese.
Regia: Lasse Hallström
Interpreti: Helen Mirren, Manish Dayal, Charlotte Le Bon, Om Puri, Amit Shah, Farzana Dua Elahe, Dillon Mitra, Aria Pandya
Sceneggiatura: Steven Knight
Fotografia: Linus Sandgren
Montaggio: Andrew Mondshein
Musiche: A.R. Rahman
Durata: 2 ore e 2 minuti
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio:
Il tema importante dovrebbe essere quello di uno scontro tra l'Occidente europeo più benestante e l'India che arriva in Europa in fuga e deve sopportare una non piccola soggezione iniziale. uno scontro che a poco a poco diventa incontro, scambio, reciproco riconoscimento di stima, capacità di condivisione. Finisce tutto per il meglio, e il mescolarsi di raffinatezze gastronomiche francesi e indiane diventa palese anticipazione di un più profondo incontro sociale e culturale: la tavola come luogo per capirsi e intendersi meglio. Anche stavolta lo svedese americanizzato Hallstrom confeziona un prodotto limpido, levigato, raccontato senza una sbavatura, pieno di caldi e buoni sentimenti. Impeccabile nel dosaggio degli ingredienti visti dalla parte degli indiani e dei francesi/inglesi, il copione è tanto emozionante quanto ammiccante e qua e là furbetto. Com'è nello stile di Hallstrom, regista buono per storie tra romanticismo esasperato e melò. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e del tutto semplice.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come prodotto gradevole, piacevole da vedere e di sicuro coinvolgimento.
Lasse Hallström se la cava decisamente meglio ai fornelli. Con la complicità di Spielberg e Steven Knight
Delle due l'una: o Lasse Hallström se la cava decisamente meglio ai fornelli piuttosto che dietro la macchina da presa, oppure il suo cinema preferisce prenderti per la gola piuttosto che per gli occhi. Comunque sia, come e meglio di Chocolat, questo Amore, cucina e curry a noi non è affatto dispiaciuto e siamo i primi a sorprendercene.
Tratto dal bestseller di Richard C. Morais, Madame Mallory e il piccolo chef indiano, Hallstrom cucina una commedia tanto deliziosa quanto delicata, che racconta l'ascesa di un giovane Masterchef di Bombay in un piccolo paesino ai piedi dei Pirenei dove si è trasferito con la famiglia. Portare il pollo al curry nella novelle cousine di Francia è impresa audace, soprattutto quando a difendere i fornelli di casa c'è un'arcigna ristoratrice che ha l'ossessione per la seconda stella Michelin. Ma al cinema, si sa, nulla è impossibile.
Melting pot culinario ed elogio dei sapori - tutti, nessuno escluso - della vita: il marchio Hallsstrom è inequivocabile. Per una volta però il suo ruffiano buonismo non irrita e il film scivola via che è una meraviglia, senza intoppi né conflitti, oleato dalla sapiente sceneggiatura di Steven knight (Locke) e dalla supervisione di Steven Spielberg in produzione. Perfetto il cast - Helen Mirren e Om Puri su tutti - e azzeccata la confezione, scenica come un bignè e infantile come i disegni a pastello. Finalmente una favola per cui val la pena tornare bambini.
P.S. Non sappiamo se Madame Mallory ne sarà altrettanto lieta, ma in attesa delle due stelle Michelin, noi gliene diamo tre belle piene. (Gianluca Arnone)
"Una disfida che trova facili sbocchi sentimentali e il solito tragitto freudiano sul menù d'odio amore in nome della patologica mania gastronomica, che qui deriva dal libro di Richard C. Morais. E l'identificazione di stomaco e cervello (ricette ma anche tradizione, cultura e razza) per un film colorato - quasi pop - in cui la Mirren sa di essere la lady accanto al bel gruppo folk che si batte per i sani sapori non artefatti." (Maurizio Porro, "Corriere della Sera', 9 ottobre 2014)
"Il prolifico filone del food-movie continua a produrre menu più o meno digeribili. Lasse Hallström, già responsabile nel 2000 di 'Chocolat', serve questa volta un piatto alquanto insipido, che si avvia benino ma prima della metà comincia a sgonfiare e a ripetersi. Piuttosto riscaldata anche la metafora delle culture che s'integrano attraverso la cucina; mentre il food-movie inclina verso la commedia sentimentale, ma raccontando un amore povero di sensualità. Attori come Helen Mirren e Om Puri meritano miglior impiego." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 9 ottobre 2014)
"(...) snobismo francese opposto alla festosa caciara indiana, tutto però con ricette rigorose e gustose. Da una parte Hassan con le sue spezie e le ricette di mamma, sotto lo sguardo vigile del padre padrone, dall'altra le prelibatezze dello chef stellato e razzista. Poi però le asperità si stemperano. Se non fosse irriverente da un punto di vista culinario si potrebbe dire che tutto si risolve a tarallucci e vino. Inevitabile, si potrebbe dire. Lasse Hallström torna in Francia dove aveva spopolato con 'Chocolat' per riproporre una sorta di minestra riscaldata. Solo che là aveva le tre J protagoniste: Johnny (Depp). Juliette (Binoche), Judi (Dench). Qui troviamo Helen Minen scostante e Om Puri capofamiglia d'altri tempi che formano la coppia agé, mentre Manish Daysl e Charlotte Le Bon formano la coppia giovane destinata a futuro radioso. La vicenda è già scritta, la regia scolastica, tutto rientra nel deja vu tranne un dato: la produzione in cui compaiono Steven Spielberg e Oprah Winfrey, due nomi che negli Usa sono un'autentica garanzia. Al punto che in un'estate fiacca di incassi come non mai 'The Hundred Foot Journey' (il titolo originale) ha fatto registrare oltre 50milioni di dollari al botteghino. Un risultato decisamente sopra le aspettative e anche sopra i meriti di un film dalla semplicità disarmante. Ma potrebbe essere proprio questa la chiave che ha permesso di incontrare il gusto del pubblico: di fronte alle reiterate avventure di supereroi sempre uguali a se stessi e di azione gratuita delegata agli effetti speciali, per una certa fascia di pubblico è meglio vedere una storiella in cui gli scontri sono a base di omelette e salsine, bypassando le stelline della critica cinematografica per raccontare di forchettine michelin in un tripudio di vissero tutti felici e contenti. Con tanto amore, un po' di cucina e solo un pizzico di curry." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 9 ottobre 2014)
"Gustosa commedia dello chef per tutte le stagioni Lasse Hallström, anche se troppo simile nell'impianto favolistico al suo precedente 'Chocolat'. (...) Un consiglio: andate già mangiati o vi verrà una gran fame." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 9 ottobre 2014)