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Poco prima che il pianeta Krypton venga definitivamente distrutto, lo scienziato Jor-El riesce a spedire il figlio neonato Kal-El sulla Terra, suscitando le ire del Generale Zod. Sul nostro pianeta Kal-El cresce con la consapevolezza di essere diverso e di avere un giorno una missione da portare a termine. Capirà che deve salvare il genere umano poco prima dell'arrivo di Zod, che intende seminare morte e devastazione. Ne L'Uomo d'Acciaio diretto da Zack Snyder, troviamo Henry Cavill nel ruolo di Clark Kent/Superman. Il film è interpretato anche da Amy Adams nel ruolo della giornalista del Daily Planet Lois Lane, e da Laurence Fishburne in quello del direttore del giornale, Perry White. Nel ruolo dei genitori adottivi di Clark Kent, Martha e Jonathan Kent, ci sono Diane Lane e Kevin Costner. A combattere contro il supereroe sono due altri Kryptoniani sopravvissuti, il malvagio Generale Zod, interpretato da Michael Shannon e Faora, interpretata da Antje Traue. Originari di Krypton sono anche i genitori biologici di Superman, la madre Lara Lor-Van, interpretata da Ayelet Zurer e il padre Jor-El, interpretato dal premio Russell Crowe. Nel cast anche Harry Lennix, nel ruolo del Generale Swanwick, Christopher Meloni in quello del Colonnello Hardy e Richard Schiff che interpreta il Dr. Emil Hamilton.
Regia: Zack Snyder
Interpreti: Henry Cavill, Michael Shannon, Amy Adams, Kevin Costner, Diane Lane, Julia Ormond, Laurence Fishburne, Russell Crowe, Michael Kelly, Ayelet Zurer, Antje Traue, Jadin Gould, Tahmoh Penikett, David Paetkau, Richard Schiff, Christopher Meloni
Sceneggiatura: David S. Goyer, Jonathan Nolan
Fotografia: Newton Thomas Sigel
Montaggio: David Brenner
Musiche: Hans Zimmer
Spettacolare e ambiguo: il nuovo Superman targato Snyder vola talmente alto da rischiare la disintegrazione
Il pianeta Krypton sta per esplodere. Il saggio Jor-El (Russell Crowe) affida suo figlio Kal-El, neonato, ad una capsula interstellare, con destinazione Terra: "Sembra una popolazione dotata di intelligenza". Il generale Zod (Michael Shannon) e il suo manipolo di soldati, invece, viene condannato a vagare in un buco nero per l'eternità per aver tentato, in extremis, un golpe atto a sovvertire gli equilibri di potere. Kal-El (da grande è Henry Cavill) viene adottato da Jonathan e Martha Kent (Kevin Costner e Diane Lane), a Smalville, nel Kansas: il suo nome è Clark e scoprirà ben presto di essere diverso rispetto ai suoi simili, in una parola: superiore. Dotato di una forza sovrumana e di altri superpoteri, capirà crescendo che i terrestri ancora non sono pronti per lui: vaga di città in città, facendo i lavori più disparati, ogni volta pronto a salvare gli umani da situazioni di pericolo. L'unica che riuscirà a scoprire qualcosa su di lui è la giornalista Lois Lane (Amy Adams) e, paradossalmente, diventerà l'unica di cui si potrà davvero fidare. Intanto, dal sonno in cui era stato confinato, riemerge Zod. E con lui la ferma decisione di ricreare dalle ceneri Krypton.
Atteso con molta curiosità, il reboot di Superman firmato da Zack Snyder tenta di donare nuova vita cinematografica al primo supereroe apparso sul grande schermo (1978) sette anni dopo Superman Returns di Bryan Singer, sfortunato e successivamente abortito rilancio da parte della Warner. Che stavolta si affida - almeno dietro le quinte - al team che ha saputo ricreare il mito di Batman (in produzione Christopher Nolan, alla sceneggiatura David S. Goyer), mettendo nelle mani del regista di 300 e Watchmen il (nuovo) destino de L'uomo d'acciaio: il risultato è da una parte spettacolare, dall'altro ambiguo e contraddittorio. Appesantito da una durata eccessiva (143'), il film sfrutta al meglio possibilità tecnologiche (anche il 3D) che all'epoca Richard Donner forse neanche sognava, creando un suggestivo mix cinetico-cinematico-cinematografico ideale per rappresentare sul grande schermo un personaggio come quello di Superman, sintesi già nel lontano 1938 (anno in cui fece la sua prima apparizione su Action Comics #1, creato da Jerry Siegel e Joe Schuster) di un immaginario che diede il là all'universo Dc Comics e - un anno più tardi - alla rivale Marvel.
L'ambiguità di fondo, insita nella natura stessa di Kal-El, è al centro dell'intero racconto: "A quale mondo appartiene? Per quale mondo deve lottare?", si chiede e gli chiede Snyder, insistendo molto sulle origini di un non-umano cresciuto però tra gli umani. La risposta la conosce chiunque, la via per ottenerla passa però attraverso sentieri cristologici (guarda caso, Superman si dichiara al mondo a 33 anni, specificandolo): "Darai agli abitanti della Terra un ideale per cui lottare. Ti seguiranno. Incespicheranno. Ma poi ti raggiungeranno nel sole. E tu li aiuterai a realizzare meraviglie", dirà Jor-El al figlio quando si "incontreranno" come un tempo fecero Christopher Reeve e Marlon Brando. In attesa di Lex Luthor (che arriverà sicuramente nel sequel) e del "nuovo" camuffamento di Clark Kent, giornalista novizio al Daily Planet di Lois Lane...
Intanto, negli States è stata la miglior apertura di sempre al box office del mese di giugno ($116,619,362 nel weekend, $141,266,491 in cinque giorni), ma la sensazione che rimane è quella di un volo eccessivo che porterà ad un'altra, dolorosa, disintegrazione. Acciaio ossidabile. (Valerio Sammarco)
"Anche la versione cinematografica del 1978, quella con lo sfortunato Christopher Reeve, cominciava su Krypton. (...) Dove il film tradisce il fumetto, in ogni caso, non è tanto nella storia che racconta: è piuttosto nel tono con cui lo fa, cupo e lugubre quanto quello della vecchia saga era leggero e un po' ingenuo. Qui Superman soffre fino dalla prima giovinezza a Smalville perla sua 'diversità'; poi non c'è scena dove non patisca pene fisiche o morali. Perfino il vecchio costume azzurro, un po' da uomo forzuto del circo, diventa una specie di cotta medievale dal colore assai più scuro. Intorno al (non entusiasmante) neo-eroe Henry Cavill si affollano, in ruoli genitoriali, star della generazione precedente." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 20 giugno 2013)
"Qualcuno lo interpretò come un Mosè intergalattico, messo in salvo dalla catastrofe dentro una culla/capsula approdata sulla Terra; altri, in considerazione della matrice ebraica dei suoi creatori Siegel e Schuster, lo hanno visto come la figura dell'outsider che ambisce a integrarsi nella cultura d'accoglienza. (...) Ma, detto questo, è inutile mettersi a disquisire se il novello 'Uomo d'acciaio', protagonista del reboot prodotto e co-sceneggiato da Christopher Nolan - il potente autore della trilogia del 'Dark Knight Batman' - è l'adamantino difensore di una democrazia minacciata da una dittatura; o se, piuttosto, è da leggersi nella funzione cristologica di salvatore dell'umanità, ipotesi che lo sguardo limpido e innocente dell'attore inglese Henry Cavill sembra avvalorare. Il fatto è che il nostro mondo, purtroppo, ha un terribile bisogno di eroi; e i fumetti sono l'unica fonte mitologica che ci rimane, nonché una festa per il cinema degli effetti speciali. II nuovo superman Henry Cavill si stringe alla fidanzata storica Lois Lane, qui interpretata da Amy Adams." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 20 giugno 2013)
"A ogni nuova generazione gli stessi supereroi, ma riveduti e corretti alla luce della contemporaneità. Così l'ultimo Superman, ovvero 'L'uomo d'acciaio' diretto da Zack Snyder, assomiglia più al cupo 'Batman' che al colorato eroe nascosto dagli anni Cinquanta dietro gli occhiali di Clark Kent, in linea con l'ultimo 'Spider-man', anche lui tutto preso a interrogarsi sul senso della propria missione. Un po' guerrigliero arrivato sulla Terra per riscattare un popolo, quello di Krypton, schiacciato dall'autoritarismo, un po' figura messianica extraterrestre destinata a salvare il mondo, 'Superman' si pone domande sul proprio destino. Ma l'inerte interpretazione di Henry Cavill, alcuni dialoghi di sconcertante schematicità e una sceneggiatura che rinuncia a qualunque approfondimento, fanno sì che queste domande cadano nel vuoto e appassionarsi ai dilemmi del povero Clark è davvero ardua impresa." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 20 giugno 2013)
"Kal-El su Krypton, Clark Kent sulla Terra, ma Superman chi è? Creato con un occhio a Mosè e l'altro a Cristo dai fumettisti Jerry Siegel e Joe Shuster nel 1938, il supereroe con la S sul petto è tornato al cinema: reboot (rilancio) firmato Zack Snyder, 'L'uomo d'acciaio' ha un tocco da Re Mida, con oltre 215 milioni di dollari incassati in cinque giorni a fronte di un budget di 225. Numeri record, che per un blockbuster equivalgono a mission accomplished, ma la soddisfazione dello spettatore è compiuta? (...) Già incline ai comics con qualche successo ('300', 'Watchmen'), altrove trash-fallimentare ('Sucker Punch'), Snyder è stato scelto dopo lungo casting e messo sotto tutela: a produrre e co-firmare il soggetto Chris Nolan, il regista della trilogia di 'The Dark Knight', alias Batman. Qualcuno, come 'Empire', ha fatto il passo critico più lungo della gamba, e ha esultato d'analogia: 'The Clark Knight'. Magari fosse così. Viceversa, Snyder si conferma regista caciarone, illustratore muscolare, culturista della computer graphic e degli effetti speciali: la seconda parte martella su macchine terraformanti e botte dell'altro mondo, dando la sensazione che il topolino - le premesse intime e 'ideologiche' - abbia partorito una montagna action senza alcun appiglio drammaturgico. Se conta solo menare le mani, il CGI e il 3D posticcio, perché tirarla per le lunghe sul doppio passaporto di Kal-El/Clark Kent, perché 'suggerire' con pletoriche didascalie il bivio tra 'nature' (paternità biologica) e 'nurture' (paternità delegata)? E perché discettare di scontro di civiltà? Se Krypton impugna totalitariamente falce e martello (negli incubi di Kent entrano perfino cumuli di teschi alla Pol-Pot...), Snyder brandisce la 'Stars and Stripes', fa volare Superman in assetto messianico-imperialista e sventola dialoghi 'for dummies'. Lois: 'Cosa significa la S?' Kal-El: 'Non è una S. Nel mio mondo significa speranza'. Lois: 'Qui è una S'. E, purtroppo, significa anche Snyder." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 20 giugno 2013)
"Piacerà a un pubblico più numeroso di quello che trent'anni fa tributò un deciso successo ai 'Superman' con Christopher Reeve. Il quale tutto sommato era solo un gradevole giocattolone per ragazzi (che difatti scadde, come regalo al terzo Natale, cioè al terzo episodio). 'L'uomo d'acciaio' (il fatto di non aver messo Superman nei titoli, testimonia un'evidente volontà di staccarsi dalle tradizionali rappresentazioni del personaggio) tende invece al super spettacolo fruibile a più livelli. Il prologo a Krypton e il finale colla guerra tra i pianeti, tirano chiaramente al pubblico del filone «spada e stregoneria» con eroi alla Conan e un cattivo (Zod) di possanza scespiriana. La parte centrale, invece, è immersa nelle atmosfere cupe e notturne dei 'Batman' di Nolan. Clark-Superman è un eroe solo, amato fin troppo da babbo e mamma e troppo poco da chi vorrebbe (quella cretina di Lois Lane). Gli atti di eroismo, sono un peso, un fardello, sparita l'euforia gioconda e birichina che accompagnava il Super in ogni svolazzata tra i grattacieli. Conta, questo cotè nevrotico del personaggio? Certo che conta. L'impatto emotivo della battaglia finale è triplicato, se l'eroe all'eroismo ci arriva non per benedizione del signore, ma dopo aver scavalcato una bella montagna di problemi esistenziali (chi sono, che ci faccio qui, val la pena che rischi la pelle per questi terragni?)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 20 giugno 2013)
"Superman si adegua al ventunesimo secolo e non solo per il cambio del look (via i mutandoni rossi) del costume. Ora è diventato più introspettivo e tormentato, come un eroe shakesperiano. Mostrarsi ai terrestri, nella sua vera natura, dopo che il generale Zod ne ha richiesto la testa o lasciarli nel loro brodo? Naturalmente combatterà al nostro fianco in un tripudio di CG da far invidia a un videogame. E' tutto troppo esagerato, tranne un cast col freno a mano tirato." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 20 giugno 2013)