Questo evento non è attualmente presente nella programmazione dell'auditorium
Per conoscere la nostra programmazione vai alla home page del sito con oppure utilizza uno dei nostri canali informativi: newsletter
Non è un buon momento per il piccolo Titeuf. Primo, è stato escluso dalla lista degli invitati al compleanno di Nadia, la bambina di cui è innamorato senza essere ricambiato. Secondo, a casa le cose non sembrano andare per il verso giusto poiché i suoi genitori stanno attraversando una profonda crisi di coppia. Titeuf cercherà così di risolvere i suoi problemi con l'aiuto della sua comitiva di inseparabili amici: l'occhialuto Manu, il goffo Hugo, il super emotivo Vomito e il buffissimo Jean-Claude...
Tratto dalla serie a fumetti creata dallo svizzero Philippe Chappuis alias Zep.
Regia: Zep
Sceneggiatura: Zep
Musiche: Moïse Albert, Thierry Blanchard, Nicolas Neidhardt, Zep
Durata: 1 ora e 27 minuti
Dal fumettista Zep al grande schermo animato, la visione del mondo di una piccola peste: eccessivo
Gli adulti non ricordano di essere stati bambini: Antoine de Saint-Exupéry e Il piccolo principe avevano ragione e Titeuf - Il film ne è l’ennesima dimostrazione: sul grande schermo in animazione, il personaggio dalla testa a uovo e dal ciuffo biondo nato dalla penna del fumettista Zep nel 1992. Ispirato alle sue marachelle d’infanzia, Titeuf dà voce alla visione del mondo che si immagina i bambini possano avere.
Esplicito, irriverente, a volte esagerato: questo piccolo combinaguai non capisce le ragazze né tantomeno gli adulti e d’un tratto si trova a risolvere contemporaneamente due situazioni che lo mandano in crisi. Nadia, la compagna di classe per cui ha una cotta, non lo invita alla sua festa di compleanno e intanto la mamma va via di casa per una pausa di riflessione.
S’innesca così la sua fantasia smisurata, popolata di robot e dinosauri, alla ricerca di un senso in quelli che chiama “drammi esistenziali”. In effetti i genitori preferiscono ricorrere allo psicologo invece di provare a spiegare al figlio la decisione della separazione (in parte perché sono i primi a non capirne i motivi). Il gruppo di coetanei, tra cui il miglior amico Manu, un secchione imbranato e saputello, provano a fornire le più assurde delle soluzioni ma senza sortire il minimo successo.
I grandi gli direbbero di lasciar stare perché deve crescere ancora tanto prima di capire il senso della vita, ma lui non si arrende. Con la tenacia tipica degli adolescenti, si cimenta in imprese rocambolesche e dalle scarse probabilità di successo invece di imboccare la via più scontata, itinerario prediletto da chi già soffre per la crisi di mezza età.
Gli espedienti narrativi usati per il confronto generazionale spaziano
dal paradosso al sarcasmo, scivolando spesso nel surreale e nel
grottesco. Usando la scorciatoia di gag sopra le righe e poco eleganti a
volte la pellicola rischia di trasformare la confusione della pubertà o
in un siparietto da cabaret. I ragazzi potrebbero persino trovarlo
divertente o comico, mentre gli adulti potrebbero storcere il naso,
interdetti.
In effetti il progetto parte con le migliori intenzioni e
usa un linguaggio politically uncorrect per catturare l’attenzione dei
teenager e strizzare l’occhio ai genitori. Prova a raccontare le
contraddizioni delle famiglie di oggi spogliandole di ogni alibi e
giustificazione, ma eccede nei toni e calca troppo la mano. Oltre a non
dare risposte, forse non si pone le domande nel modo giusto e lascia al
pubblico il compito di orientarsi in questo labirinto di follia
altrimenti conosciuto come età adulta. (Alessandra De Tommasi)
"Piacerà a chi ha già simpatizzato col capoccione in Tv (inventato 20 anni fa dallo svizzero Zep) e non potrà non accogliere con giubilo il passaggio al grande schermo. Anche se il grande schermo e il 3D non si addicono troppo a un campioncino del minimalismo come l'arguto piccoletto." (Giorgio Carbone, 'Libero', 25 luglio 2013)
"'Titeuf - Il film' dello svizzero Zep, autore anche delle strisce a fumetti dove questo tenero e irriverente personaggio è nato nel 1992, è la storia di un bambino impegnato a comprendere, spesso senza successo, l'enigmatico mondo degli adulti." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 25 luglio 2013)