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La riva di un lago, in estate, è il punto d’incontro della comunità gay in cerca di sesso occasionale. Tra i frequentatori più assidui c’è il giovane Franck, che presto si innamora dell’uomo più ambito della spiaggia, Michel. Anche quando scopre che Michel nasconde un segreto sconvolgente, Franck sceglie di affrontare il pericolo e vivere la sua passione fino in fondo...
Presentato al Festival di Cannes 2013 nella sezione Un Certain Regard.
Regia: Alain Guiraudie
Interpreti: Pierre de Ladonchamps, Christophe Paou, Patrick d'Assumçao, Jérôme Chappatte, Mathieu Vervisch, Gilbert Traina, Emmanuel Daumas
Sceneggiatura: Alain Guiraudie
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: sconsigliato, non utilizzabile, scabroso
Tematiche: Metafore del nostro tempo; Omosessualità;
Dice il regista: "Con questo film volevo raccontare cosa significa l'ossessione amorosa e fino a che punto può arrivare. (...) L'amore e la passione possono essere sentimenti edificanti, ma hanno una natura principalmente sessuale. L'obiettivo era di affrontare questo contrasto creando delle sequenze in cui l'emozione dell'amore si combinasse con l'oscenità del sesso, senza tenere la nobiltà dei sentimenti da una parte e le funzioni triviali degli organi sessuali dall'altra". Tutto, o quasi, è dichiarato in queste frasi. Le scintille dell'incontro/scontro tra amore e sessualità non sono certo una novità al cinema, per cui sembra che altro non resti all'autore se non mettere in scena a briglia sciolta i 'liberi' rapporti tra uomini visti nei momenti più intimi e rilassati. Arrendendosi, si può dire, alla gabbia estetica e linguistica del 'far vedere', laddove l'intenzione di esprimere disagi, dubbi, problematiche richiederebbe senso di misura, approccio calibrato, e una leggerezza narrativa pari alla (ignorata) capacità di rispetto visivo per accompagnare, nche in modi provocatori, la partecipazione dello spettatore. Il paradosso è infatti che non si può negare al racconto di sapersi muovere lungo percorsi di forte, scavata, intrigante inquietudine. La venatura thriller insinua nello scenario incontaminato del lago sensazioni di stasi esistenziale, di carenze di equilibri, quasi metafora di un piccolo mondo sull'orlo della crisi. Ma appunto di fronte a questa mancata possibilità di disegnare in modo coerente un ritratto di individui prigionieri senza trionfalismi di passioni innominabili, risalta di più la negatività del regista che da un lato parla di 'oscenità del sesso' e poi fa di tutto per declassare l'oscenità a normalità, di modi e di comportamenti. Un'operazione forse fin troppo facile, ambigua e deprimente, per un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come sconsigliato-non utilizzabile e del tutto scabroso.
Utilizzazione: è da evitare in programmazione ordinaria e anche in altre occasioni mirate: il livello di esibizione rende difficile utilizzarlo anche per dibattiti.
Le relazioni mooolto pericolose di Alain Guiraudie: premiato a Cannes, è da conoscere...
Un lago molto ameno, una spiaggia moolto appartata e un boschetto mooolto dedicato al battuage. Il dolce, empatico e “pulitino” Franck (Pierre de Ladonchamps) fa amicizia con il maturo, solitario e non consumatore Henri (Patrick d'Assumçao), e s’innamora di Michel (Christophe Paou), un nerboruto, aitante e fatale sosia di Tom Selleck: è passione, eccome, ma le colpe e i precedenti non stanno a guardare. Ingresso libero, consumazione obbligatoria, salvezza… a piacere, perché un giorno, all’imbrunire, Franck non visto aveva visto Michel affogare il partner in quelle acque amene...
Le scene omosex sono esplicite, non così il giudizio o, all’opposto, l’attaccamento senza filtri al milieu: è Lo sconosciuto del lago, diretto dal francese Alain Guiraudie, promosso all’ultimo festival di Cannes dall’abituale Quinzaine al Certain Regard, dove ha meritatamente conquistato il premio per la miglior regia. Le incursioni thriller danno nell’occhio, e nel battito, il chiaroscuro morale ombreggia corpi e pensieri, ritrovare nell’albero genealogico Cruising di William Friedkin non è roba da matti.
Mise en scène piana e iterativa, attori che bucano lo schermo, storia che non si dimentica: sì, questo Sconosciuto è da conoscere. (Federico Pontiggia)
"Altro che giovani studentesse che scelgono di prostituirsi. Il vero choc del festival è 'L'inconnu du lac' ('Lo sconosciuto del lago') del francese Alain Guiraudie, e arriva inatteso, nella sezione 'Un certain regard', accolto da risate isteriche e gente che lascia la sala. Un'unica lunghissima scena, sulla riva di un lago, dove prendono il sole uomini dai 30 ai 60 anni. Tutti rigorosamente nudi. (...) Allo spettatore non viene risparmiato nulla, ma proprio nulla, in un ripasso del Kamasutra in versione omosex. (...) Porno a Cannes. Forse d'autore." (Valerio Cappelli, 'Il Corriere della Sera', 18 maggio 2013)
"'L'inconnu du lac', ritorno di uno dei registi d'oltralpe meno «classificabili» quale è appunto Guiraudie (lo vediamo all'inizio in un cameo come uno dei bagnanti), è infatti un film assolutamente gay, un thriller metafisico e erotizzante, capolavoro che respinge i cliches del «genere» coi suoi corpi pieni di vita e di verità. (...) Il sesso è il centro, una sessualità pura, estetica, plastica, che Guiraudie filma senza censure, alla luce del giorno e nella notte, sulle rive romantiche di un tramonto e nella brutalità della macchia verde. (...) non è il «realismo» che interessa Guiraudie, la realtà nei suoi film prende forma in una dimensione fiabesca, che ne cattura l'essenza senza essere mai assoluto. (...) Sono le figure amorose, impossibili e incontrollabili che Guiraudie mette in scena sulla spiaggetta, la lotta degli essere contro - o dentro - i codici codificati del comportamento, ciascuno i suoi, etero, gay, bisex, non sempre, o forse raramente, accordati col desiderio. La sessualità nel cinema del regista assume il soffio di una potenza millenaria, è una dichiarazione politica indocile e personalissima. E nel buio della magnifica sequenza finale rimangono sospese infinite domande, e l'affermazione di un piacere libero come forma ineffabile di resistenza." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 19 maggio 2013)
"Al Regard, un 'film scandalo', con esplicite scene omosex e ambiguità morale: regista di buona fama indie, Alain Guiraudie si destreggia tra favoreggiamento e condanna del suo microcosmo gay, con nuda ironia, suspense in doppia fila, vampate thriller e un occhio a 'Cruising' di William Friedkin. La morale? Mai fornicare con gli sconosciuti." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 18 maggio 2013)
"Senza nascondere nulla, il film di Guiraudie, traccia un ritratto, a volte ironico, di questo tipo di comunità, dove c'è spazio per il voyeur, come per il super igienista, per il feticista come per il finto etero. Su tutto però grava desolazione e distruzione, come se l'abbandonarsi debba necessariamente arrivare all'annientamento." (Stenio Solinas, 'Il Giornale', 18 maggio 2013 )