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Parigi. Il capitano Mattei sta finalmente per arrestare una nota banda di rapinatori, ma l'operazione va a monte a causa di un cecchino, appostato sul tetto di un palazzo, che ha preso di mira i poliziotti accorsi sul posto. I malviventi riescono a mettersi in fuga, ma il ferimento di uno di loro permetterà a Mattei di scatenare una rocambolesca caccia all'uomo...
Regia: Michele Placido
Interpreti: Daniel Auteuil, Mathieu Kassovitz, Olivier Gourmet, Francis Renaud, Nicolas Briançon, Jerome Pouly, Luca Argentero, Violante Placido, Michele Placido
Sceneggiatura: Cédric Melon, Denis Brusseaux
Fotografia: Arnaldo Catinari
Montaggio: Sébastien Prangère, Consuelo Catucci
Musiche: Nicolas Errèra, Evgueni Galperine, Sacha Galperine
Durata: 1 ora e 28 minuti
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: consigliabile, realistico
Tematiche: Gangster; Violenza
Michele Placido dice di considerare "un onore che sia stata data la possibilità a un regista italiano di girare un 'polar', un poliziesco di stampo francese (...) nelle pieghe si nasconde inoltre il tema dei giovani reduci dall'Afghanistan (...) ho fatto un film d'azione ad ampio spettro, senza appesantirlo con un discorso politico.(...)". Si tratta dunque di una coproduzione, nella quale la parte italiana entra con una incisiva presenza, grazie soprattutto alla duttilità espressiva di Placido, che dimostra in questa occasione capacità di mantenere i giusti ritmi di tensione e suspense. I toni del polar sono assecondati con immagini opportunamente nervose e incalzanti, grazie anche alla convinta presenza di attori di grintosa efficacia. Un prodotto di 'genere', ben confezionato, aperto a qualche amara riflessione sul confondersi di bene e male e che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile e nell'insieme realistico.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria come spettacolo di immediato coinvolgimento. Attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.
Fuori concorso, Michele Placido trova la Francia: il polar criminale di un buon professionista di cinema
Il capitano Mattei (Daniel Auteuil) sta per beccare una gang di rapinatori di banche. Anzi, gli piacerebbe, ma un cecchino (Mathieu Kassovitz) spara dai tetti parigini: poliziotti sull’asfalto, rapinatori in fuga. Ma uno (Luca Argentero) è ferito: cambio di piano, e ricorso a un medico criminale (Olivier Gourmet). Il bottino fa gola, il cecchino viene preso, viceversa, misteri, intrighi e omicidi sono a piede libero, e c’entra pure la guerra in Afganistan.
Prima avventura francese di Michele Placido, è Il cecchino (Le guetteur), fuori concorso al festival di Roma. Nelle nostre sale in primavera con 01 (Rai Cinema co-produce), sono 14 i milioni di euro del budget affidati due giovani sceneggiatori (Cedric Melon e Denis Brusseaux): sì, non è l’Italia.
Chiamato Oltralpe sulla scia di Romanzo criminale, Placido ricorda quello, pensa a Melville e guarda a Olivier Marchal (36 Quai des Orfevres, L’ultima missione): risultato apprezzabile, è un polar senza infamie e qualche lode, con fotografia grigio-bluastra di Arnaldo Catinari, azioni ben girate, troppe sottotrame e ferraglia nello script e una lezione di recitazione - Kassovitz, Auteuil, Gourmet e non solo - all’insegna della sottrazione. Salutare: i nostri attori imparino, non si può, non si deve stare sempre tre metri sopra il cielo. E Placido? La trasferta dai cugini - ci tornerà presto con L’innesto da Pirandello - gli fa bene, e lo aiuta a schiarirsi le idee: nel cinema popolare, ovvero, di genere, è un buon professionista. L’ha detto lui stesso, e gli fa onore. Del resto, l'autorialità non è di tutti e, soprattutto, non è una garanzia. (Federico Pontiggia)
"Con 'Il cecchino' Michele Placido si è misurato con una produzione internazionale, con l'ambientazione parigina, con le suggestioni del noir d'Oltralpe, con un gran bel cast (...). Dando ulteriore prova della sua qualità di regista che non si ferma e non si accontenta, che cerca prova e rischia sempre. Detto questo però ci pare che la macchina narrativa non scorra con la fluidità necessaria, e (...) i riferimenti alla guerra in Afghanistan per giustificare personaggi incattiviti, sono un po' forzati." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 13 novembre 2012)
"Lusingato dal successo francese di 'Romanzo criminale', Michele Placido ha fatto un lussuoso poliziesco a Parigi (...) ma non gli è venuto granché. (...) Un copione così pletorico (e confuso) esigeva polso fermo. Invece Placido le prova tutte, come un bambino in pasticceria. L'azione fracassona, il nido di vipere, l'horror-thriller alla 'Seven', il «polar» alla francese con battute sapienti e sotto testo politico. Ma senza mai dare spessore ai personaggi, malgrado attori del calibro di Auteuil e Olivier Gourmet. Decorative le partecipazioni di Violante Placido e Luca Argentero. Già di culto invece l'apparizione di Fanny Ardant. I romanzi, e il crimine, esigono qualche motivazione in più." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 13 novembre 2012)
"Che Placido si aa proprio agio nei film di genere lo dimostrano proprio le scene d'azione iniziali, ma il film procede a corrente alterna, colpa di una sceneggiatura che mette troppa carne al fuoco e di una regia che non riesce ad asciugare soprattutto nella parte centrale una materia troppo ridondante." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 13 novembre 2012)
"Rifacendosi alla tradizione tutta francese del polar, firma un film d'azione pieno di sparatorie, sangue e carico di tensione, persino un po' - troppo - splatter. Ma tant'è." (Gabriella Gallozzi, 'L'Unità', 13 novembre 2012)
"Con tocchi che ammiccano al cinema noir di Jean-Pierre Melville e, d'altro canto, echi non occasionali delle storie di Giancarlo De Cataldo. (...) questo Placido transalpino ad alto budget (...) risulta solo in parte avvincente e molto manierato con i suoi riferimenti espliciti ai cult di Ventura, Delon, Gabin... Buono il cast (...)." (Oscar Iarussi, 'La Gazzetta del Mezzogiorno', 13 novembre 2012)
"Placido prova a fare un noir alla Marchal, ma gli esce fuori giusto una pallida imitazione. Ha pensato, il regista italiano, che un ottimo cast identificabile con il genere (Auteuil su tutti) e una fotografia seppia sarebbero bastati a far polar (così chiamano in Francia questo titpo di film), ma sbagliava. E questo nonostante la buona prova di Argentero e Kassowitz e qualche trovata anche buona, ma ben poco originale (...). nei momenti migliori, 'Il cecchino' è qualcosa di già visto, in quelli peggiori (vedi scena Placido-Ardant) si avvicina alla sua parodia." (Boris Sollazzo, 'Pubblico', 13 novembre 2012)
"Teso e ben diretto nonostante qualche difetto di sceneggiatura (...)." (Claudio Fontanini, 'Italia Sera', 13 novembre 2012)
"(...) un'opera tutto ritmo, thriller, sparatorie e poliziesco vecchia maniera, alla francese, del bravo Michele Placido (...)." (Dimitri Buffa, 'Opinione di Roma e del Lazio', 13 novembre 2012)