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Heidi, una bionda pollastrella rock, DJ in una stazione radio locale, assieme a Whitey e Munster Herman, forma il "Big H Radio Team". Arriva una misteriosa scatola di legno che contiene un disco in vinile, indirizzata a Heidi, con su scritto “Un regalo dei Lords”. Lei pensa che si tratti di una rock band che vuole pubblicizzare la sua musica. Mentre Heidi e Whitey ascoltano il disco, questo inizia a suonare al contrario e Heidi ricorda, in flashback, un trauma passato. In seguito, Whitey suona il disco dei Lord, battezzandoli The Lords of Salem, e con sua grande sorpresa il disco suona normalmente ed ottiene un enorme successo presso gli ascoltatori. Arriva un'altra scatola di legno per i Big H da parte dei Lords, con biglietti gratis, poster e dischi, per organizzare un concerto a Salem. Ben presto Heidi e i suoi colleghi scoprono che il concerto non è lo spettacolo rock che si aspettavano: i veri Signori di Salem stanno tornando, e vogliono sangue...
Regia: Rob Zombie
Interpreti: Sheri Moon Zombie, Bruce Davison, Jeffrey Daniel Phillips, Ken Foree, Patricia Quinn, Dee Wallace-Stone, Maria Conchita Alonso, Barbara Crampton, Judy Geeson, Torsten Voges, Meg Foster, Ernest Thomas
Sceneggiatura: Rob Zombie
Fotografia: Brandon Trost
Montaggio: Glenn Garland
Durata: 1 ora e 41 minuti
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: Sconsigliato, non utilizzabile, negativo
Tematiche: Movimenti e sette; Sessualità; Tematiche religiose; Violenza
Si tratta di un delirio senza capo né coda, affidato ad una serie di farneticazioni reiterate e monotematiche: l'unico bersaglio è infatti quello della chiesa cattolica, presa di mira con atteggiamenti di sconcertante cattiveria che non si fa scrupolo di toccare una plateale blasfemia. Offese a ruota libera punteggiano un gioco perverso che vorrebbe trovare giustificazione in una regia forzatamente ricercata e artificiosa, con deplorevoli citazioni da ben altri maestri del cinema. Un prodotto deleterio e degradante, che si fa beffe dell'intelligenza dello spettatore e, dal punto di vista pastorale, è da valutare come sconsigliato, non utilizzabile e del tutto negativo.
Utilizzazione: è da evitare sia in programmazione ordinaria sia in altre occasioni. Molta attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi (c'è il divieto ai 14 anni) e di uso di dvd e di altri supporti tecnici.
L’insostenibile bluff del satanismo in un'operazione diabolica ma pedante: delude Rob Zombie
A Salem (USA), sono tornate le streghe. Dopo la sanguinaria "caccia" puritana del 1692, stavolta tocca a loro suonarle ai malcapitati. Letteralmente. La nuova ondata satanica travolge Heidi (Sheri Moon Zombie), deejay di una famosa radio locale, e in possesso di un misterioso vinile ricevuto in regalo: il riff è accattivante e perversamente evocativo. Il diavolo s'é desto.
Death metal, malefici, occultismo. Rob Zombie sdogana il satanismo così com’è: schiaffo al conformismo o divertissement sull’insostenibile bluff del demonio?
A conti fatti è pedante filologia scatologica, speculum profanante del simbolismo cristiano: da Bethlehem a Salem, dall’Eletto all’immondo, dalle Vergini alle meretrici, dagli Agnelli ai montoni.
Lo show dell’Avversario è tutto qui, uno scimmiottamento trash dall’effetto mortifero. Sfortunatamente è lo stesso show del film (Gianluca Arnone)
"Fondatore del gruppo metal White Zombie, compositore e scrittore, come regista l'eclettico Rob Zombie conta fan e detrattori: i secondi lo rimproverano di fare un cinema spazzatura ultraviolento; gli altri lo lodando esattamente per questo. Con 'Le streghe di Salem', però, Zombie imbocca una via diversa rispetto ai film precedenti ('La casa dei 1000 corpi', 'La casa del diavolo', più le due variazioni sul carpenteriano 'Halloween'): se i momenti di paura non mancano, l'atmosfera è più rarefatta e visionaria, più sofisticata. Ci sono ancora i riferimenti all'universo del cinema B di exploitation; ma si aggiungono citazioni colte, da 'Shining' a Polanski. Meno indirizzato a un pubblico preciso, un film ipnotico e gonfio d'inquietudine in cui Zombie rivela ambizioni - non ingiustificate - di autore." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 24 aprile 2013)
"Tremate, tremate, Rob Zombie è tornato. E stavolta parla di streghe, approfittandone per attaccare le istituzioni politiche e religiose marce di maschilismo. Il regista horror ex rockettaro, diventato celebre grazie al remake neorealista del primo mitico 'Halloween' (1977) di John Carpenter (il Mostro per Zombie era un ragazzino disadattato diventato cattivo per colpa della società), rilegge con 'Le streghe di Salem' una delle pagine più cupe della storia nordamericana (alla fine del 1600 alcune donne della cittadina del Massachusetts vennero processate e condannate per stregoneria) in chiave femminista e rock'n'roll. Ancora una volta la moglie ex pornostar Sheri Moon Zombie è la sua musa. (...) Finale con orgia di immagini shock e brutalmente blasfeme, cine-citazioni (dal Méliès di 'Viaggio sulla luna' a 'The Rocky Horror Picture Show'), riferimenti alla tradizione rock (Heidi comincia con il look della cantante pop Anastacia per finire simile all'icona del rock satanico Alice Cooper). Più allucinogeno che allucinante, più ammiccante che provocatorio, il sesto film di Zombie è confuso e divertente insieme. Una cosa l'abbiamo però capita benissimo: sua moglie non sa recitare. E lui si ostina a darle parti sempre più importanti. Niente da fare: è stato stregato." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 24 aprile 2013)
"Tremate, tremate, le streghe son tornate. Almeno, al cinema. Rob Zombie firma la sua pellicola più delirante, visionaria e immaginifica; di certo, la più disgustosa e blasfema. Il che non elimina, sul finire del film, il senso di noia o di «già visto»." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 24 aprile 2013)
"Rob Zombie, con quel nome d'arte che è tutto un programma e quel gustaccio horror che lo accompagna da sempre, può permettersi qualsiasi cosa: anche di rovistare fra 'Shining' o 'Rosemary's Baby' per poi uscirne vivo, il che d'altronde è la prerogativa di uno zombie. Ecco a voi l'ultimo film di Robert Bartleh Cummings, al secolo Rob Zombie: è 'Le Streghe di Salem', in anteprima assoluta al Future Film Festival di Bologna, che omaggia l'artigianato impertinente di un musicista-regista con la passione per Dario Argento, oltre che per Kubrick. Divertentissimo alla guida della sua band di alternative metal, con cui allestisce show di grande ironia zeppi di riferimenti al cinema horror, Zombie è andato a ripescare un classico del gotico americano, ispirato all'impiccagione di 14 donne accusate di stregoneria nel '600 a Salem, Massachussets, già ampiamente rivisitata da Stephen King. Di suo, Zombie aggiunge un'altra leggenda, molto più recente: quella delle frasi incise a rovescio nei microsolchi dei dischi in vinile, che percorre il rock'n'roll dai suoi albori blues al metal estremo degli anni 2000, passando per Black Sabbath e compagnia. (...) se il concepimento di un figlio in un sabba riporta direttamente a 'Rosemary's Baby', l'autore cita pure 'Shining', insistendo sul fatto che più che un horror ha voluto girare un film drammatico, dove i confini fra la follia della protagonista e l'esistenza reale del Male sono quanto mai sfuggenti. E' il film numero sei per Rob Zombie, ovviamente low-budget e girato in tempi ristrettissimi." (Franco Giubilei, 'La Stampa', 19 aprile 2013)
"Per comprendere (...) l'avanzamento formale di Rob Zombie regista, è interessante andare a riascoltarsi i dischi che compongono l'arco che da 'Soul Crusher' conduce ad 'Astro Creep: 2000'. Zombie progressivamente elimina le scorie di rumore, presta un orecchio attentissimo all'hip-hop, e di fatto s'inventa un metal sintetico che pompa beat di funk bianco innervato in chitarre tozze e pesanti sulle quali si appoggia il suo ruggito growl che declama con folle convinzione visionaria da muezzin satanico testi che sembrano provenire dalle pagine più deliranti dei fumetti della Ec. I White Zombie diventano un'icona del metal alternativo ma la formula inizia presto a mostrare segni di stanchezza. Non a caso da lì a poco Zombie molla la band, si mette in proprio e nel 2003, approfittando di una pausa a cavallo fra 'The Sinister Urge' ed 'Educated Horses', firma 'La casa dei 1000 corpi', il suo esordio nel cinema, che però non convince sino in fondo. A fronte della riuscita assoluta di 'Le streghe di Salem', si capisce come Zombie, faticosamente e con umiltà, abbia tratto tutte le lezioni necessarie dai suoi film successivi, soprattutto dal dittico dedicato a 'Halloween'. Messi da parte i suoi istinti più anarchici e caotici, 'Le streghe di Salem' (...) è un horror adulto e colto che evidenzia come il lavoro dietro la macchina da presa di Zombie abbia raggiunto una maturità assolutamente inaspettata. (...) Prendendo (...) spunto da un vinile recapitato alla dj Heidi (Sheri Moon Zombie), un disco graffiato che suona come un incrocio sludge fra i Burzum e i Black Widow ma che è in realtà un'invocazione satanica, il regista tesse un incubo strisciante che rinuncia a tutti gli orpelli e gli effetti del cinema horror contemporaneo. Zombie si prende tutto il tempo del mondo per mettere in scena il progressivo smarrimento della protagonista affidando il tutto a un numero limitato di elementi che gestisce con estrema sapienza e cautela. A una lettura ravvicinata, e senza rivelare altri dettagli, ci si rende conto che il film probabilmente è la personalissima versione di Zombie de 'L'inquilino del terzo piano' di Roman Polanski. Il regista, infatti, un po' accadeva in 'The Wicker Man di Robin Hardy, insinua progressivamente la presenza di un altro piano del reale attraverso un torpore che invade la sfera della percezione della protagonista. Zombie morde il freno con straordinaria disciplina. II regno del buio è lo spazio nel quale la macchina da presa rivela presenze che condividono lo spazio dei vivi. E quando finalmente il film volge verso la rivelazione finale, Zombie ancora una volta opera uno scarto tanto interessante quanto appassionante omaggiando il Kenneth Anger di 'Lucifer Rising' e 'Invocation of my Demon Brother'. 'Le streghe di Salem', a suo modo è un film fuori dal tempo, nel quale Rob Zombie rinuncia coscientemente a tutta la zavorra degli orpelli alla moda per emergere come un regista a tutto tondo in grado di lavorare le sfumature della paranoia incrinando il principio di realtà dello sguardo." (Giona A. Nazzaro, 'Il Manifesto', 18 aprile 2013)