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Il Dittatore è liberamente ispirato al romanzo best seller Zabibah and The King di Saddam Hussein. Il film racconta l’eroica storia di un dittatore che ha rischiato la sua vita per fare in modo che la democrazia non prenda piede nel Paese che sta amorevolmente opprimendo.
Regia: Larry Charles
Interpreti: Sacha Baron Cohen, Ben Kingsley, Anna Faris, Fred Melamed, Jason Mantzoukas, Rock Kohli, Chris Gethard, Jeff Grossman, Megan Fox, John C. Reilly
Sceneggiatura: Sacha Baron Cohen, Alec Berg, Jeff Schaffer, David Mandel
Fotografia: Lawrence Sher
Montaggio: Greg Hayden, Eric Kissack
Musiche: Erran Baron Cohen
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: complesso, grossolanità
Tematiche: Il comico; Libertà; Politica-Società; Potere
Con "Borat" (2007) e "Bruno", Sacha Baron Cohen ha imposto una figura di comico sboccato e senza regole, smodato e eccessivo, anche al di là del necessario. Oggi l'autore/attore non rinuncia a proporsi in modo come al solito provocatorio, ma il livello è più contenuto, e la storia, semplice nell'andamento, riesce a non restare schiacciata dal diluvio di beffe verbali e gestuali. Baron Cohen punta ancora su un copione 'sopra le righe', che pigia l'acceleratore sul politicamente scorretto. Si tratta di dire bene di ciò che comunemente è male, di far passare per giusto ciò che per (quasi) tutti non lo è, e, allo stesso tempo, di mettere alla berlina le 'conquiste' della società avanzata. Insomma la normalità dell'anormale, e la follia travestita da saggezza. Aladden è un vero tiranno? E noi quale atteggiamento abbiamo verso il 'giusto' del vivere comune? E' satira feroce o morbida distanza? Si ride in molti passaggi, e certo Baron Cohen ha la capacità di prendere/prendersi in giro senza arrivare all'offesa gratuita. La sensazione però è che gli effetti debbano restare di corto respiro. Serpeggia una certa ambiguità che, dal punto di vista pastorale rende il film complesso e non privo di grossolanità (due sequenze: la prima con Zoey, l'aiuto alla donna partoriente).
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, tenendo conto che si tratta di una comicità forse non gradita a tutti. Attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.
Irresistibile e irriverente Sacha Baron Cohen. Ma lo script è fragile e la parodia convince a metà
Non bastano un comico dalle capacità comunque notevoli e un personaggio radicalmente scorretto a fare un buon film. Lo dimostra in maniera piuttosto evidente la nuova collaborazione tra il regista Larry Charles e la star Sacha Baron Cohen. Il dittatore è un lungometraggio in cui si possono trovare una grande quantità di scene divertenti, di battute corrosive, di situazioni che possono far sorridere a denti stretti oppure far gridare all'insulto. Eppure questi fattori messi insieme tra loro non riescono a comporre un film convincente, soprattutto perché basato su una sceneggiatura troppo fragile.
In alcuni momenti la comicità ostentata dall'idea di messa in scena di Charles rimanda direttamente a quella ridanciana di molte commedie anni '80, prime tra tutte quelle realizzare dal trio Zucker/Abrahams/Zucker, ma la riproposizione di quegli stilemi risulta piuttosto insipida. Unico a risultare ancora una volta irresistibile è però Sacha Baron Cohen,che si dimostra uno stand-up comedian che davvero non ha paura di pronunciare alcuna irriverenza o di calarsi nella situazione più volgare. Se Il dittatore merita comunque di essere visto è per la sua prova fragorosa ed eccessiva. (Adriano Ercolani)
"Per Sacha Baron Cohen, giunto al quarto e suo miglior film, non sono solo coincidenze: l'ex Borat, l'ex Brüno, l'ex Ali G. la prende un po' alta, ma si figura che come 'Il grande dittatore' di Chaplin fu girato nel '40, due anni prima che gli States entrassero in guerra (e sempre l'equivoco del doppio), questo suo «piccolo» dittatore che veste alla Gheddafi, pure architettato sul sosia, è stato realizzato mentre fioriva la primavera araba. La domanda sulla democrazia di cui il despota rischia di essere vittima, pur con risposta grottesca da fratello Marx, non pare casuale. (...) Come sempre, Baron Cohen non si nega nulla in quanto a volgarità. (...) Se i materiali comici sono spesso uguali a quelli dei nostri cinepanettoni (...), il continuo richiamo non alla solita questione di corna ma a una realtà deformata ma esistente, anzi in divenire, elimina la molestia della cacca di cammello che gira a vuoto e fa scattare il divertimento pur con qualche rimorso di bon ton. L'attore trash, che sempre si diverte nell'esercizio d'antisemitismo, fa un inno ai dittatori per esprimere brechtianamente il contrario e la privacy del personaggio idiota e crudele diverte sgretolando le regole della Libertà con le facezie del quotidiano americano. Buon gioco di squadra: con Sacha, ecco sir Ben Kingsley, Megan Fox, John C. Reilly ed Anna Faris." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 15 giugno 2012)
"Non c'è due senza tre. Purtroppo. Dopo 'Borat' e 'Brüno', ecco quest'altra sgangherata goliardata dell'ineffabile Sacha Baron Cohen. Un guitto che nel nostro glorioso avanspettacolo avrebbe faticato a ritagliarsi un ruolo di seconda fila e invece è stato incredibilmente issato sull'Olimpo dell'umorismo internazionale. A furor di critica più che di popolo, bisognerebbe aggiungere. Già, perché i suoi film, puntualmente ricoperti di premi, non è che al tirar delle somme facciano incassi mirabolanti. Anzi. Dunque, sempre diretto dal complice in zingarate Larry Charles, Baron Cohen, dopo essersi esibito nel personaggio del candido reporter televisivo kazako e dell'imbranato giornalista di moda austriaco, stavolta si trasforma in un improbabile leader di uno staterello nord africano, la repubblichetta di Wadiya. (...) Ridateci Alvaro Vitali." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 15 giugno 2012)
"Scommettiamo che... riderete come mai prima. E scommettiamo che saranno le risate meno stupide che possiate fare oggi al cinema? 'Il dittatore' è il miglior film della coppia Larry Charles (regista) e Sacha Baron Cohen ('mattattore'): dopo 'Borat' e 'Brüno', un concentrato di scorrettezze politiche, humour al vetriolo e devastanti capi d'accusa. Ce n'è per tutti, soprattutto, per noi: siamo proprio sicuri che gli Usa, e l'Occidente, siano una democrazia? No, e non ce lo manda a dire un dittatore da antologia, crasi irresistibile di Saddam e Gheddafi, che dedica commosso al fu Kim Jong-il, ospita in casa Bin Laden, gareggia in Bunga-Bunga, strapazza l'ONU e sui diritti civili può solo scoppiare a ridere. Lunga vita a lui, l'Ammiraglio Generale Haffaz Aladeen della fantomatica Repubblica di Wadiya, che fa di Megan Fox una escort di lusso, della Porsche 911I un qui pro quo sull' 11 settembre (9/11) e della parità dei sessi una chimera di frizzi e lazzi (...). Da non perdere." (Federico Pontiggia, 'II Fatto Quotidiano', 14 giugno 2012)