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Dopo un divorzio difficile, Lucas, quarant'anni, ha trovato una nuova fidanzata, un nuovo lavoro e si dà da fare per ricostruire il rapporto con Marcus, il figlio adolescente. Ma qualcosa va storto. Quasi nulla. Ma quando la neve comincia a cadere e le luci di Natale si accendono, la menzogna inzia a diffondersi come un virus invisibile. Lo stupore e la diffidenza si propagano e la piccola comunità finisce in preda di un'istera collettiva, costringendo Lucas a combattere per salvare la sua vita e la sua dignità.
Regia: Thomas Vinterberg
Interpreti: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Annika Wedderkopp
Sceneggiatura: Tobias Lindholm
Fotografia: Charlotte Bruus Christensen
Montaggio:
Musiche: Nikolaj Egelund
Durata: un'ora e 55 minuti
Caccia al "mostro" che sa di capolavoro. Eccezionale Mads Mikkelsen, premiato a Cannes, per un superlativo Vinterberg
Quattordici anni dopo Festen, ecco il capolavoro di Thomas Vinterberg. Il suo Jagten (The Hunt, da noi Il sospetto, non ci aveva già pensato Hitchcock?...) indaga gli spaventosi territori nei quali può ritrovarsi un uomo, prima stimato e benvoluto, poi osteggiato e trattato alla stregua di un perfido criminale.
Divorziato, 40 anni, Lucas (Mikkelsen, premiato come miglior attore a Cannes) ha da poco un nuovo lavoro nell'asilo nido locale. Inizia anche a frequentare una collega e sta ricostruendo il rapporto con il figlio adolescente. Si avvicina il Natale, e con le prime nevi anche una piccola bugia può diffondersi come un virus. La piccola Klara, figlia dei suoi più cari amici, accenna alla maestra di qualcosa che la vedrebbe coinvolta con Lucas. Qualcosa di osceno, irrimediabile. Basta il sospetto, l'uomo è tagliato fuori da tutto: l'intera comunità si ritrova unita, tutti (o quasi) sono contro di lui. La caccia ha inizio.
Scritto e diretto con precisione chirurgica, il film è astuto, ma non furbo: l'assunto è quello che da sempre accompagna le convinzioni degli adulti ("i bambini non mentono mai"), lo sviluppo quello di un racconto d'assedio. La grandezza è proprio quella di non ricorrere al trucco, al colpo basso di far credere qualcosa che non è: Lucas è innocente, lo sa lui, lo capiamo noi. E l'empatia nei confronti del personaggio è totale: in questo, Vinterberg compie un miracolo cinematografico, invocando aiuto per il suo protagonista, ingiustamente accusato e fatto fuori da qualsiasi attività sociale, sempre più solo con il suo dolore. Lucas perde il lavoro, la sua situazione si aggrava dopo che altri bambini, gli stessi che prima del racconto di Klara lo adoravano aspettandolo nel cortile del kindergarten, iniziano a convergere verso la stessa versione dei fatti, al supermercato viene malmenato e buttato fuori: la calunnia si è fatta cancro, Lucas è un mostro. Un pedofilo.
Anche qui, il regista danese è bravo a far emergere gli aspetti contraddittori di una situazione inaspettata, impensabile e dalla gestione difficilissima: nei fatti è un tutti contro uno, ma c'è ancora qualcuno disposto a non trasformare l'uomo in una facile preda, in primis il figlio Marcus. E non sbaglia a condurre il racconto verso un finale (magnifico) che solamente in apparenza sembra riportare le convinzioni della comunità sui binari del vero. Il senso profondo del film è tutto lì: confermato colpevole o rilasciato dalle autorità competenti, "perdonato" o meno dal padre di Klara, tenuto ai margini o reintegrato nel gruppo, Lucas sarà considerato - per sempre - un mostro.
Qualcuno che, in un momento o nell'altro, proprio come i cervi che ama cacciare con gli amici, potrebbe fare la fine che "si merita". Strepitoso. (Valerio Sammarco)
"Il regista di 'Festen' torna con un film sull'ossessione della pedofilia che è anche un'angosciata riflessione sul ruolo e il futuro, sempre più opachi, del sesso maschile. In originale si intitolava 'La caccia', a sottolineare il rituale tutto virile del prologo che fornisce la cornice ideale entro cui leggere l'intera vicenda. In italiano è diventato 'Il sospetto', scelta che invece rinforza la dimensione più immediata, e più ovvia, della comunità che si chiude a riccio contro una presunta minaccia. Seguendo una parabola non nuova al cinema, ma tutt'altro che superata dai tempi. Il protagonista è un uomo ancora giovane, vigoroso, deciso e insieme delicato, reduce da un duro divorzio. (...) Addio allegro cameratismo, interminabili battute di caccia, riti d'iniziazione virile. Per Lucas (la star danese Mads Mikkelsen), che già ha problemi a vedere il figlio adolescente, sarà l'inferno. Nessuno infatti, né a scuola né in paese, mette in dubbio le parole della piccola Klara, che tenta timidamente di ritrattare ma finisce per credere lei stessa alla propria storia. Nessuno verifica nulla. La paranoia dilaga. Presto Lucas si ritrova solo contro il mondo, con l'unica eccezione del figlio. Mentre amici, colleghi, vicini, conoscenti, danno il peggio di sé, in un crescendo di tensione un poco facile, visto che sappiamo bene tutti quanto Lucas sia innocente. L'epilogo, aperto, dà i brividi ma insinua anche un sospetto di formula in questo film così martellante e privo di ambiguità da restare quasi ostaggio del grande tema pedofilia. Mettendo in ombra un sottotesto - la crisi del maschio - ben più sfumato e sottile." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 novembre 2012)
"I bambini non mentono: siamo sicuri? Dopo 'Festen' (1998), il regista danese Thomas \/interberg torna a indagare le accuse di pedofilia e definisce 'II sospetto' «la storia di una moderna caccia alle streghe». (...) Scritto con geometrica perfezione dal regista e Tobias Lindholm, 'll sospetto' tiene incollati alle poltrone e scava nella viralità del dubbio, nella pandemia del male e dell'eterno capro espiatorio. E Io fa con misura, superba direzione d'attori e una drammaturgia cosi solida da potersi concedere sprazzi di ironia: senza rinunciare a una perfida ambiguità, Vinterberg non cede al ricatto emotivo. E ci regala un capolavoro." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 22 novembre 2012)
"Incredibile. Uno pensa: è danese, per di più in gara a un festival (Cannes,2012), chissà che pizza. Invece è un film magnifico, un dramma angosciante, che racconta in modo asciutto la tragedia di un innocente (il superlativo Mads Mikkelsen) travolto dalla calunnia. Andate tranquilli, stavolta in Danimarca non c'è del marcio. Anzi." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 22 novembre 2012)
"Piacerà e commuoverà. All'uscita della «seance» al Festival di Cannes dello scorso maggio, una bella fetta del pubblico aveva i lucciconi (e Mads Mikkelsen si prenotava il Palmares per il miglior attore con parecchi giorni d'anticipo). Noi, per la verità, ci siamo accostati a 'Il sospetto' con qualche riserva. Del regista, Thomas Vinterberg avevano molto ammirato qualche anno fa il film d'esordio 'Festen' ma quelli seguenti non s'erano rivelati entusiasmanti. E poi sembrava una fissa. Babbo pedofilo confesso in 'Festen' eroe non confesso (cioè innocente) in 'Il sospetto'. Tanto da conciliare l'idea che gli atti osceni su minori siano lo sport più diffuso in Danimarca. Dunque carte rivoltate. Rivoltate bene però. Una tragedia provocata dall'innocenza del diavolo (Kara) e dalla colpevolezza (inconscia) dell'angelo (Lucas) e fatta deflagrare dalla malafede e dall'ottusaggine. Perché gli adulti linciano Lucas? Perché è l'adulto amato dai bambini che loro non riescono ad essere. Perché psichiatri da quattro soldi infieriscono? Perché un caso come quello dell'orco può dare slancio alle loro meschine carriere. Qualche collega, refrattario alle emozioni provenienti dallo schermo ha degradato prontamente 'Il sospetto'. Che non sarebbe un dramma, ma un melodramma, un furbo feuilleton rivolto alla pancia dello spettatore. Ma che ci frega della pancia. 'Il sospetto' è cinema come lo vorremmo sempre vedere, diretto, scritto, recitato come raramente si vede. Alzi la mano chi non accompagna Lucas fino alla fine del suo calvario." (Giorgio Carbone, 'Libero', 22 novembre 2012)