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Victor (Colin Farrell) è il braccio destro di un capomafia di New York in cerca di vendetta. Sulla sua strada incontra Beatrice (Noomi Rapace), una donna misteriosa che nasconde un segreto inconfessabile e che conosce a fondo il passato di Victor. Un thriller ad alta tensione sui pericolosi incroci del destino di due persone accecate dalla sete di vendetta.
Regia: Niels Arden Oplev
Interpreti: Noomi Rapace, Colin Farrell, Dominic Cooper, Terrence Howard, Armand Assante, Isabelle Huppert, Raw Leiba, James Biberi, Jennifer Butler, Michael McKiddy, Robert Bizik, John Cenatiempo
Sceneggiatura: J.H. Wyman
Fotografia: Paul Cameron
Montaggio: Frederic Thoraval
Durata: 1 ora e 50 minuti
Revenge-movie burino e senza spessore. Colin Farrell sprecato, la Huppert stonata
Se siete di quelli che ritengono la vendetta l'unica giustizia possibile a questo mondo, allora probabilmente Dead Man Down è il film che fa per voi.
Scritto da Joel Wyman e diretto dal nuovo figliol prodigo di Hollywood, quel Niels Arden Oplev che aveva diretto Uomini che odiano le donne (l'originale), è la storia di Victor (Colin Farrell), il braccio destro di un boss della malavita (Terrence Howard) la cui vera missione è cancellare dalla faccia della terra il proprio datore di lavoro e l'intera organizzazione che in passato gli ha portato via moglie e figlia. Il suo piano meticoloso procede spedito nonostante il capoclan e i suoi collaboratori siano sempre più vicini a scoprire l'identità del giustiziere. Ma a complicare tutto si ci mette pure una vicina di casa sfregiata (Noomi Rapace), decisa a utilizzare Victor per vendicarsi a sua volta di un uomo che le ha rovinato la vita.
In questo intreccio di vendette e risarcimenti, ossessioni personali e
occasioni non previste, il film procede senza intoppi e senza troppa
qualità. Regia balbettante, sviluppo prevedibile, un paio d'attori
burini ma indovinati (Farrell e Dominic Cooper) e un altro paio che non
si sa bene che cosa ci facciano (Noomi Rapace e "la madre" Isabelle
Huppert) mettono in moto un dispositivo chiuso e senza spessore, di pura
inerzia narrativa.
Dead Man Down s'iscrive giocoforza nel recente
revival del revenge-movie, preoccupato soprattutto di non disturbare i
fan del filone piuttosto che riformarne gli schemi, ambire a un discorso
morale o cercare un'empatia più profonda con i propri personaggi - passi
la love-story ai confini della realtà, ma davvero non si poteva puntare
di più e meglio sul rapporto tra Victor e l'amico Darcy?
Il film regala soprattutto indovinelli - riuscirà il piano di Victor? Come farà a non farsi scoprire? E che ne sarà della donna? - mentre il resto è fuffa, pure ingarbugliata. Dead Man Down d'altra parte non mira né alla testa né al cuore né allo stomaco dello spettatore, ma un centimetro sopra gli occhi. Là dove dimorano le palpebre (Gianluca Arnone)
"Per quanto sia difficile per intrecci di questo tipo sottrarsi a uno scioglimento finale ovvio, e 'II sapore della vendetta' di Niels Arden Oplev (il regista scandinavo di 'Uomini che odiano le donne', che porta qui con sé la Lisbeth Salander della saga tratta dai best-seller di Larsson) non si sottrae a questa sorte, notevoli sono comunque i profili dei personaggi, le loro motivazioni, gli snodi che ne intrecciano i destini, l'atmosfera plumbea. (...) Thriller in cui conta più la malinconia dell'azione che pure non manca." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 14 marzo 2013)
"Come volevasi dimostrare: ogni qual volta, tranne rare eccezioni, che un regista europeo del cinema contemporaneo (ma non solo europeo, basta pensare alla sorta dei registi asiatici) viene concupito e chiamato da Hollywood sulla scorta di uno o più successi nazionali (e internazionali), ecco che il malcapitato, dopo aver ceduto al canto delle sirene, si trova a dover competere con un sistema talmente strutturato e codificato che qualsiasi margine di talento viene immancabilmente azzerato. Sempre che di talento si parli. È capitato da ultimo anche al nostro Muccino, che aveva pur fatto cose interessanti in quel di Hollywood, senza però resistere alla forza industriale americana. Ora, ricordate Niels Arden Oplev? Forse no. In effetti, perché ricordarlo. Avete visto il film svedese 'Uomini che odiano le donne'? Forse sì. Beh lui è il regista, quello concupito. Molte sarebbero state le proposte per un film americano e molte le sceneggiature vagliate dal nostro Oplev. Molte sono cadute sotto la forbice della sua intransigente aspettativa, tranne una, quella di 'Dead Man Down', dove un ungherese apparentemente affiliato a una banda locale cerca una vendetta meditata da tempo ai danni dei componenti della banda stessa. Meno male che l'ha vagliata bene la sceneggiatura. Non vogliamo immaginare cosa fossero le altre, perché la nota dolente di questo thriller para-psicologico è proprio il meccanismo narrativo, senza contare i tanti buchi di verosimiglianza che in questo tipo di film pesano particolarmente. Colin Farrell è il protagonista, ma non aiuta. Noomi Rapace è la co-protagonista, ma non aiuta neanche lei." (Dario Zonta, 'L'Unità', 14 marzo 2013)
"Come non può star simpatico un film dove Isabelle Huppert fa la madre sorda di Noomi Rapace e Colin Farrell è un ex ingegnere ungherese diventato criminale suo malgrado? Il tutto ambientato a New York. Insolito oggetto cinematografico questo 'Dead Man Down' diretto dal danese Oplev di 'Uomini che odiano le donne'. (...) Bravissimi Rapace e Farrell a rendere credibile una storia d'amore che comincia con gesti muti dai balconi di un grattacielo. Più prevedibile, e sconclusionata, la seconda parte tutta azione e sparatorie parossistiche dove l'ex ingegnere di Farrell è più letale di James Bond (Lei: «Come fai a sparare così bene?» Lui: «Ho imparato durante il servizio militare in Ungheria») e il film scade nel ridicolo involontario." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 14 marzo 2013)
"Non convince del tutto per la sua schematicità 'Dead Man Down - II sapore della vendetta' di Neils Arden Oplev (il regista di 'Uomini che odiano le donne') thriller sui destini incrociati di due persone, un uomo e una donna, entrambi feriti dalla vita e in cerca di vendetta." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 14 marzo 2013)
"Mamma mia, che baracconata pazzesca. (...) Inutile chiedersi il perché e il percome di certe situazioni. Così è se vi pare. Punto. La scena finale, poi, sembra presa da un 'Die Hard' qualsiasi. E senza Bruce Willis, purtroppo." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 14 marzo 2013)
"Piacerà ai fans del tosto thriller all'americana. Che tra i registi «di genere» di sicuro affidamento saranno lieti di accogliere lo scandinavo Niels Arden Oplev. Oplev è quello del 'Millennium' originale. Hollywood l'ha saggiamente adottato. Non gli ha dato il remake made in Usa (affidato a David Fincher) ma 'Dead Man Down' è comunque un bel biglietto di presentazione." (Maurizio Carbone, 'Libero', 14 marzo 2013)