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Il marine Tommy Conlon, tormentato da un tragico passato, torna a casa dopo quattordici anni per chiedere a suo padre di aiutarlo ad allenarsi per partecipare a "Sparta", la più grande competizione di arti marziali della storia. Da ex-prodigio del Wrestling, Tommy si qualifica brillantemente, mentre il fratello Brendan, ex-lottatore diventato professore di liceo, ritorna al ring in un tentativo disperato di salvare la sua famiglia dalla rovina finanziaria.
Regia: Gavin O'Connor
Interpreti: Nick Nolte, Tom Hardy, Joel Edgerton, Jennifer Morrison, Kevin Dunn, Frank Grillo, Kurt Angle, Jake McLaughlin
Sceneggiatura: Gavin O'Connor, Anthony Tambakis, Cliff Dorfman
Fotografia: Masanobu Takayanagi
Montaggio: John Gilroy, Sean Albertson, Matt Chesse, Aaron Marshall
Musiche: Mark Isham
Durata: 1 ora e 33 minuti
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: complesso, violento
Tematiche: Famiglia -
fratelli sorelle; Famiglia - genitori figli; Violenza
Si tratta di un dramma più esistenziale che sportivo. In quella disciplina mista, dove non conta l'abilità ma solo picchiare il più forte possibile con mani e piedi, c'è infatti ben poco sport: sembra che ci si possa dedicare chi, come i protagonisti, ha un passato tormentato, dilaniato da dolori, rimorsi, incertezze. Allora sfogarsi diventa una soluzione quasi auspicata, e anzi cercata, specie se c'è la prospettiva di una forte cifra per il vincitore. Si vuole con ciò dire che il copione propone scenari familiari certamente aspri e difficili, forse sofferti, ma troppo ben incastrati, collegati, non sempre spiegati e tutti convergenti verso lo scontro finale, come ricerca di catarsi dall'incubo. O'Connor gira bene, ma il copione, troppo in bilico sul crinale di certa retorica, non lo aiuta. Qualcosa è riuscito, qualche altra no, e certo quella sequela di esibizioni ad eliminazione diretta non può essere condivisa senza prenderne alquanto le distanze. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso e decisamente violento.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con attenzione per la presenza di minori e piccoli. Stessa cura è da tenere in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.
Dolente parabola sulla disillusione dell'American Dream: grande cast e ottimo script per Gavin O'Connor
L’eroe cinematografico americano ha ormai cambiato volto. Non è più il self-made man, l’uomo senza macchia che rappresenta i valori più puri e intoccabili della democrazia e della società. Adesso è diventato il drammatico esponente del periodo di crisi che proprio quella società sta attraversando, con tutte le ambiguità e le contraddizioni che ciò comporta.
Nel caso di Warrior di Gavin O’Connor gli eroi/facce dell’America sono addirittura due: il soldato tornato in patria dalla guerra che deve fronteggiare il sangue e il dolore del suo recente passato, e il padre di famiglia che per superare la crisi economica è costretto a tornare sul ring. Se poi i due sono fratelli legati da una vicenda familiare fatta di rancori e incomprensioni, ecco che gli ingredienti per il melodramma vengono serviti nella loro pienezza.
La base molto solida di Warrior sta prima di tutto in una sceneggiatura che si concede il tempo necessario per raccontare a fondo le backstory e le vicende personali dei vari personaggi. Quando poi parte il vero e proprio confronto sportivo è impossibile di conseguenza non parteggiare per Brendan o Tommy. La progressione drammatica viene perfettamente scandita e si rivela potente, valorizzata dall’idea di messa in scena di O’Connor che è sempre asciutta e concentrata sul fattore umano della storia. Il resto lo fa un gruppo di attori affiatato e emozionante: il “grande vecchio” Nick Nolte possiede ancora una grande presenza scenica, così come l’astro nascente Tom Hardy. Il migliore tra tutti è però Joel Edgerton, la cui prova contenuta e umanissima lascia intravedere potenzialità insospettate: è lui il cuore pulsante di un film ottimamente costruito e capace di raccontare in filigrana un Paese in difficoltà ma che sa ancora compattarsi nel momento del bisogno. Oltre alla semplice ed efficace cornice sportiva, Warrior è una parabola dolente sulla disillusione dell’American Dream: oggi non si può più sognare, si deve prima riuscire a sopravvivere. (Adriano Ercolani)
"Un dramma familiar-sportivo, efficiente, teso, ben montato e servito da
un bel cast ma cinico e sleale nel colpire lo spettatore sotto la
cintura. (...) La carneficina, insomma, come ultimo rifugio
dell'ideologia del self-made-man, soluzione buona per tutti i problemi:
dai soldi alla riconciliazione con un padre troppo assente e, ora,
pentito. Il peggio è che, pur con una certa repulsione, non puoi fare a
meno di parteggiare peri 'caratteri' coinvolti nell'equivoca impresa.
Anche perché li impersonano ottimi attori: dal duro della vecchia
generazione Nick Nolte all'ottimo Tom Hardy ('Bronson'), faccia tra le
più intense e sofferte della nuova leva." (Roberto Nepoti, 'La
Repubblica', 4 novembre 2011)
"Grande trio d'attori per una sfida
famigliare Tom Hardy ha seguito la madre quando abbandonò il tetto
coniugale. (...) Un trio di attori ottimi, convincenti per fisicità
oltre che per livello di interpretazione, elettrizzanti scene di
combattimento, credibilità degli ambienti, sceneggiatura calibrata:
insomma un film solido e avvincente." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La
Stampa', 4 novembre 2011)