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I tre moschettieri

I tre moschettieri

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Sono conosciuti come Porthos, Athos e Aramis, tre combattenti d'elite che servono il Re di Francia come i suoi migliori moschettieri. Dopo aver scoperto una cospirazione per rovesciare il trono, i moschettieri si imbattono in un giovane aspirante eroe, D'Artagnan, e lo prendono sotto la loro ala protettiva. Insieme, i quattro affrontano una pericolosa missione per far luce sul complotto che minaccia la Corona, ma anche il futuro dell'Europa.

Regia: Paul W.S. Anderson

Interpreti: Logan Lerman, Matthew Macfadyen, Ray Stevenson, Luke Evans, Milla Jovovich, Orlando Bloom, Christoph Waltz, Mads Mikkelsen, Juno Temple, James Corden, Gabriella Wilde, Freddie Foxx, Til Schweiger

Sceneggiatura: Andrew Davies, Alex Litvak

Fotografia: Glen MacPherson

Montaggio: Alexander Berner

Musiche: Paul Haslinger

Durata: 1 ora e 42 minuti

 Biglietti esselunga Vieni al cinema alla domenica sera - a Casatenovo costa meno Prendi sei e paghi cinque - Tessere a scalare

Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)

Giudizio: Consigliabile, semplice

Tematiche: Avventura; Letteratura; Storia

Ogni generazione vuole il proprio adattamento cinematografico del celebre romanzo di Alexandre Dumas padre. Eccolo servito in 3D: doverosamente fracassone, un po' fumettistico ma spettacolare e gradevole. L'avventura lascia ancora il segno, e il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, e nell'insieme semplice.

Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come prodotto svelto, rapido, di immediata fruizione per tutti.

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Un aggiornamento tecnologico, che altro? 3D, coreografie alla Matrix, persino caravelle volanti. Sono I tre moschettieri secondo Hollywood, ennesimo adattamento cappa, spada e digitale che probabilmente non avrebbe fatto inorridire Dumas (dotato di uno spiccato senso dell'ironia, lo scrittore si sarebbe fatto quasi certamente una risata) ma ha già fatto imbestialire - e non poco, pare - la Francia: guai a toccarle la tradizione, soprattutto se a farlo ci pensano gli antipatici yankee.

Noi italiani ce ne faremo una ragione, divertendoci pure di fronte a un prodotto formato famiglia che mantiene quel (poco) che promette (intrattenere). E poi, se ci siamo sorbiti per quasi dieci anni I pirati dei caraibi - non disdegnando affatto - perché dovremmo storcere il naso dinnanzi a un'operazione che - nome a parte - sembra ricalcare quell'altra a menadito. Certo, al soggetto si dovrà pur concedere qualcosa: così se I pirati viravano sul fantasy e l'horror la loro nave delle meraviglie (e dei miliardi), I moschettieri di Paul W.S. Anderson si devono accontentare invece della libera reinvenzione della storia e della romantica cialtroneria dei suoi protagonisti, i cui caratteri sono fissati per sempre nell'immaginario collettivo.

L'intreccio è banale ma riesce comunque a zoppicare non poco: l'incipit a Venezia è solo cacofonico, alcuni passaggi maldestri - vedi la spedizione in Inghilterra dei moschettieri - e qualche caratterizzazione sotto la soglia della decenza (soprattutto perché gli sceneggiatori non sanno su quale cattivo puntare: il machiavellico - si fa per dire - Duca di Buckingam/Orlando Bloom, o il più classico villain Rochefort/Mads Mikkelsen?). D'Artagnan (Logan Lerman) è, tra i quattro protagonisti, quello che riesce meglio ad aderire al mito del guascone impetuoso e sfrontato, mentre Aramis (Luke Evans) è sottotono, Athos (Matthew Macfadyen) troppo serioso, e Porthos (Ray Stevenson) trasformato da temibile trippone a bestione tutto muscoli. Freddie Fox è un simpatico, effeminato Re Luigi, e proprio per questo la sua passione per la principessa Anne (Juno Temple) ha zero credibilità. I migliori sono la tremendamente erotica Milla Jovovich, capace di regalare alla sua subdola Milady accenti di fragile femminilità, e Cristoph Waltz, compassato e diabolico come al suo solito nei panni del cardinale Richelieu.

Ma a illuminare il film con quella faccia un po' così, talmente angelica da risultare malandrina, è la giovane Gabriella Wilde: la sua Constance fa perdere il sonno al vanaglorioso D'Artagnan. E non solo a lui. (Gianluca Arnone)

La critica

"L'ennesima versione dei 'Tre moschettieri' di Dumas padre (il figlio per nemesi freudiana si occupò di signore dalle camelie) andrà agli atti per essere forse la più infedele all'originale nella forma e nello spirito, addirittura provvista di un prologo veneziano (ma è tutto girato negli studi berlinesi di Babelsberg mentre un castello di Ludwig di Baviera è la controfigura di Versailles) alla maniera di 007. Divertente per ritmo rocambolesco e alcune fantastiche invenzioni (l'aeronave galeone, carrozze volanti) il film di Paul W.S. Anderson, autore della letale saga Lexotan di 'Resident Evil', se la fa con la stravaganza (ma la data è sempre il 1625) e depone le armi psicologiche virili di questi poco spadaccini moschettieri, pur conservando alla fine il giuramento del tutti per uno, mentre resuscitano i cattivi salpando piratescamente per un sequel prenotato. Di cattivi, ambigui, di doppiogiochisti ce ne sono fin troppi, laici e religiosi." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 14 ottobre 2011)

"Povero Dumas, che affronto. I moschettieri del nuovo corso, anche se nella canonica Parigi del Seicento, volano in aeronave (dirigibile più sottostante vascello) per sventare gli intrighi di Richelieu. Milady (Milla Jovovich) è una spadaccina con licenza di strip, Athos un manesco clone di Bud Spencer. Ah, la storia ha un lungo prologo a Venezia. Come se Pinocchio cominciasse a Tokyo o Oliver Twist a Casablanca." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 14 ottobre 2011)

"Tra le innumerevoli versioni del romanzo di Dumas, questa non è certo la migliore; e forse neppure la peggiore: senza dubbio, però, è la più demenziale. La parte centrale del film rispetta, all'incirca, i fatti che tutti conosciamo, a cominciare dall'incontro di D'Artagnan con Milady e Rochefort e dagli esordi dell'amicizia tra il giovane guascone e i tre moschettieri. Oltre al celebre motto «uno per tutti, tutti per uno», anche i caratteri salienti dei quattro spadaccini sono riconoscibili: D'Artagnan rappresenta il coraggio, Athos la nobiltà, Aramis l'astuzia, Porthos la forza. Tutto questo, però, è racchiuso tra un prologo apocrifo, in cui i moschettieri sono armati e combattono come Ninja, e un lungo epilogo, dove la lotta tra buoni e i cattivi si svolge tra due galeoni-mongolfiere a spasso per il cielo, con gran spolvero di effetti vertiginosi a favore del 3D. Quanto a Milady, è diventata una guerriera, più simile alla Alice della serie 'Resident Evil' (interpretata dalla stessa attrice, Milla Jovovich, e diretta dallo stesso regista, Paul W.S. Anderson), che alla perfida dama di cui avevamo memoria. Vietato ai maggiori di 16 anni." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 14 ottobre 2011)

"Vi ricordate Douglas Fairbanks rabbonito nei panni di D'Artagnan nel 'Tre moschettieri' di Allan Dwan del 1921? Oppure Gene Kelly nell'omonimo ruolo, accanto a Lana Turner nella versione del '48? E ancora, saltando di qualche anno, l'edizione del 74 con Oliver Reed ? Insomma ogni epoca ha la sua versione dei 'Tre Moschettieri' dal mitico Dumas, e tutte le varianti hanno più o meno fatto i conti con il capolavoro di Dumas. La 'nostra' versione invece si dimentica abilmente del classico per fare una versione in 3D che richiama in un sol colpo molto del cinema di azione di questi ultimi anni, con tanto di battaglia navale in cielo. D'Artagnan non è più lui, ma suo figlio. Ha una giacca di pelle e sembra una pop star ai tempi di Richelieu. Rinvigorisce gli 'zii' moschettieri caduti in disgrazia con una nuova missione. Esce in 500 copie dal regista di 'Aliens Vs Predators' e ad ognuno il suo moschettiere, a noi tocca questo." (Dario Zonta, 'L'Unità', 14 ottobre 2011)

"E' subito chiaro che il celeberrimo romanzo d'avventura a puntate 'I tre moschettieri' di Dumas padre è diventato un action movie, in un fiacco 3D, lontano dal testo originale ma vicino all'estetica frenetica di oggi. Il regista è quello di 'Mortal Kombat' e 'Resident Evil'. I palati fini storceranno il naso mentre chi cerca cannonate in libertà potrebbe anche divertirsi in questa avventura dove il ragazzo di campagna D'Artagnan (Logan Lerman) è coinvolto negli intrighi tra Francia e Inghilterra all'alba del XVII secolo. Le scene d'azione schiacciano sceneggiatura e attori ma il cast è ricco di facce simpatiche a partire dal giovane Lerman, sfrontato al punto giusto, per finire ai tre moschettieri che lo svezzeranno capitanati del potente Macfayden nei panni di un Athos riflessivo e coinvolgente. Christoph Waltz è invece un cardinale Richelieu stanco e senza grinta. Dopo il nazista di 'Bastardi senza gloria' fa sempre il cattivo. Il primo che sembra annoiarsi è lui." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 14 ottobre 2011)

"Piacerà a chi non si adonterà per il ripescaggio della storia di Dumas all'unico scopo di riproporla in 3D. Anche perché per una volta il sistema tridimensionale non è usato pretestuosamente ma dà effettivamente una marcia in più al grande spettacolo in costume." (Giorgio Carbone, 'Libero', 14 ottobre 2011)

I film della stagione 2011 / 2012


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