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Sette opere di misericordia

Sette opere di misericordia

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La vita di Luminita, un'adolescente clandestina pronta a tutto per la propria sopravvivenza, si scontra con quella di Antonio, un anziano prossimo alla morte. Tra queste due esistenze ai margini, quando la lotta per la sopraffazione reciproca si fa crudele e miserabile, si scorge un inaspettato barlume d'umanità, la possibilità di un miracoloso contatto umano che cambierà il loro destino.

Regia: Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio

Interpreti: Roberto Herlitzka, Olimpia Melinte, Ignazio Oliva, Stefano Cassetti, Cosmin Corniciuc

Sceneggiatura: Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio

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cinematografo.it - Fondazione ente dello spettacolo ***** I gemelli De Serio senza sconti: fuori concorso al TFF, convince la sublimazione artistica - e laica - della pietas caravaggesca

Classe ’78, artisti, videoartisti, documentaristi, ed esordienti al lungometraggio narrativo con Sette opere di misericordia, unico italiano in concorso a Locarno, ora a Torino fuori competizione e prossimamente al 15° Tertio Millennio Film Fest, dopo aver vinto ad Annecy e Villerupt.

Sono i gemelli torinesi Gianluca e Massimiliano De Serio, che sublimano in chiave artistica e cinefila – sì, sono duri e puri – la misericordia caravaggesca: dar da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, i carcerati, seppellire i morti. Il loro è un cinema autoriale, ma non chiuso, nella misura in cui chiede e concede allo spettatore di essere altrettanto. E non da qui, ma da sempre: cortometraggio d’esordio nel 2002, Il giorno del santo, poi Maria Jesus, L’esame di Xhodi, le installazioni (Love e No fire zone) in giro per il mondo e i documentari (Bakroman), i De Serio fanno sul serio.

La loro ultima “anti-eroina” è Luminiţa (Olimpia Melinte), una giovane migrante clandestina che sopravvive in una baraccopoli: ha un piano di salvezza – si fa per dire - e per portarlo a termine incappa in Antonio (Roberto Herlitzka), un anziano malato. Incontro-scontro, con ricadute inattese, almeno per gli spettatori: si parte dal nero dei titoli di testa, si arriva al bianco di quelli di coda, e il passaggio non è solo cromatico, ma morale. In mezzo, forse la scena più bella del cinema italiano ultimo scorso: nottetempo, Luminiţa muove avanti e indietro una palla cangiante per acquietare un neonato, cardine etico e drammaturgico del film.

Perché si può non essere malvagi e comunque vendere un neonato, fare i soldi a prezzo della vita altrui: non solo l’occasione, ma il corpo (del reato) fa l’uomo ladro, in una parabola che fa della laicità ortodossa il grimaldello per accedere al sacro, alla sua irredimibile violenza e al capro espiatorio.

I De Serio sono anche troppo austeri, la rarefazione indulge qua è là nella programmaticità a scapito dell’emotività, ma sono le necessarie coordinate di un discorso cartesiano, che si concede la bella immagine – d’altronde, sanno girare come pochi – ma non viene mai meno a una partitura cerebrale eppure umana, troppo umana. Che dire, sono davvero Opere d’arte. (Federico Pontiggia)

I film della stagione 2011 / 2012


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