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Peppino ha sette anni, e vive in quella che oggi verrebbe definita una famiglia disfunzionale. Ma siccome siamo a Napoli, nel 1973, la sua agli occhi del mondo è solo una famiglia un po' scombinata. Quando la madre Rosaria va in depressione dopo avere scoperto che il marito la tradisce usando come alcova la Fiat 850 azzurro avion, Peppino viene adottato dai suoi zii ventenni che lo conducono in giro per la Swingin' Naples, tra feste in scantinati, collettivi femministi, comunità greche che ballano in piazza, molte nudità, sigarette di contrabbando, qualche acido e parecchio alcool.
Regia: Ivan Cotroneo
Interpreti: Valeria Golino, Cristiana Capotondi, Luca Zingaretti, Libero De Rienzo, Fabrizio Gifuni, Vincenzo Nemolato, Luigi Catani, Lucia Ragni, Monica Nappo, Gennaro Cuomo, Massimiliano Gallo, Sergio Solli, Antonia Truppo, Rosaria De Cicco, Carmine Borrino, Nunzia Schiano
Sceneggiatura: Monica Rametta, Ludovica Rampoldi, Ivan Cotroneo
Fotografia: Luca Bigazzi
Montaggio: Giogiò Franchini
Musiche: Pasquale Catalano
Durata: 1 ora e 38 minuti
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: consigliabile, brillante
Tematiche: Adolescenza; Famiglia; Giovani; Storia
Ivan Cotroneo esordisce al cinema, ispirandosi al proprio romanzo omonimo. Siamo a Napoli nei primi anni '70. "Non esistevano status symbol che segnavano differenze sociali. Anni liberi che ho voluto - dice Cotroneo - riportare in vita senza nostalgia e rimpianto, non pop ma realistici(...). E' autobiografico il mondo del quartiere di Napoli dove ho vissuto, e il fatto che io, lavorando entrambi i genitori, sono cresciuto con i miei tre zii...". L'approccio al microcosmo di una piccola porzione della città partenopea è dunque lieve e amichevole, fatto di toni divertiti e ironici anche quando si entra nel vivo delle problematiche familiari, affettive, dei sentimenti difficili da controllare. Il piccolo Peppino osserva con occhi disincantati, e la sua ancora di salvataggio è insieme il più e il meno del copione. Il più, perché incontrarsi con l'uomo mascherato gli permette di stemperare tutto quello che vede, trascinato anche dagli zii; il meno perché l'incontro tra una efficace ambientazione realistica e la finzione dell'immaginazione si risolve in una favola un po' incerta che sottrae vivacità alla storia. Dal punto di vista pastorale il film è comunque da valutare come consigliabile e nell'insieme brillante.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come occasione di incontro con un ritratto sull'Italia anni Settanta. Qulche attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.
"Reduce dal Festival di Roma arriva in sala l'opera prima di Ivan Cotroneo tratta dall'omonimo suo romanzo. A cavalcioni tra interni con parenti alla De Filippo, il vintage hair di Corsicato, la moda sesso droga rock'n'roll e qualche sospiro sentimentale alla Özpetek, l'educazione di Peppino, anni 70, ragazzino miope, 9 anni, famiglia in confusione, zii liberi e belli, cugino Superman. La fattura è molto professionale, è tutto assai furbo e carino, forse anche troppo, ma l'esordio è, anche per il cast, di stile." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 4 novembre 2011)
"Il debutto da regista di Ivan Cotroneo è di quelli che, sulla base di un ottima fattura e di un cordone di sostegno che va dalla fotografia di Luca Bigazzi a un cast estremamente accurato, ha i numeri per portare pubblico al cinema. Cotroneo usa la chiave della commedia per interpretare il mondo con una storia adulta vista ad altezza di bambino. Protagonista è Sansone Peppino da Napoli, colto da questa storia sulla soglia dei 9 anni nel 1973. Intorno a Peppino una famiglia multicolore (è il caso di dirlo: le ricercate mostruosità cromatiche della mostruosa moda di quelle stagioni sono parte importante del film) dove papà Luca Zingaretti tradisce impunemente mamma Valeria Golino che cade in uno stato di muto sgomento dal quale la risolleva il più che sollecito psichiatra Fabrizio Gifuni; mentre i due zii Cristiana Capotondi e Libero De Rienzo spupazzano il nipotino. Insomma un gran casino, simpatico e vitale. Che sa distillare, nella forma più accattivante ma non superficiale, una classica lezione di vita: sii sempre te stesso e segui la tua strada." (Paolo D'Agostino, 'La Repubblica', 4 novembre 2011)
"E' sulla base di un proprio romanzo edito da Bompiani che lo sceneggiatore Ivan Cotroneo ha scelto di esordire nella regia. Ed è stata idea giusta perché, essendo scritto sul filo dell'autobiografia, 'La kryptonite nella borsa' contiene un mondo di riferimenti noto, cosa che deve aver semplificato al neo-autore il compito di ritrovare sullo schermo atmosfere, luoghi, colori, caratteri. Per altri aspetti però si tratta di un soggetto non facile: gioca su un doppio registro reale-surreale, è un po' commedia di costume e un po' storia intimista, ovvero un piccolo romanzo di formazione con tanti personaggi da raccontare. E' riuscito Cotroneo a padroneggiare tutte queste fila? (...) La cornice di una Napoli piccolo borghese innestata di magmatici fermenti ribellistici, il buon livello di recitazione, l'umanità dei personaggi, alcuni felici spunti di regia: sono elementi che rendono la visione gradevole e inducono ad attendere con fiducia un'opera seconda." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 4 novembre 2011)
"C'è stato un tempo, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, in cui Napoli era luminosa, colorata, vivace, attraversata da mille influssi, avvolta dalle sue tante contraddizioni e contaminazioni, felicemente orgiastica, sicuramente verticale, proletaria e sotto-proletaria, una città con ancora un popolo, piena di bambini, di povertà e di mense, di vicoli malavitosi e impuniti, una Napoli ancora ingenua, sempre incurante del futuro, sorda al domani. Il cielo plumbeo che l'avrebbe attesa al varco dei decenni, fino a questo presente cupo e grigio, sembrava non potersi formare, sempre sciolto dalla pozione magica di incredulo ottimismo e molesto disfattismo. Questa è stata, un tempo, una città. Questa è la Napoli descritta da Ivan Cotroneo in 'La kryptonite nella borsa' (passato con successo al Festival di Roma e oggi nelle sale). È un film di strana bellezza perché si sostituisce alla nostalgia, portandoci nel cuore di un sentimento ancora pulsante. Quello di Cotroneo non è un viaggio nel tempo ma è il viaggio dentro l'emozione ancora viva di un momento specifico della vita, quando ancora bambini tutto sembra deforme e strano, ambiguo e alterno, e sempre senza una vera ragione. Non si può parlare di un film in costume (sebbene sia un film calato nella moda del tempo), non si può parlare di un film storico (sebbene sia ambientato agli inizi degli anni Settanta), non si può parlare di un film nostalgico (anche se gira intorno al rimpianto per quel che eravamo), non si può parlare di un film politico (perché quel rimpianto contiene una domanda su ciò che siamo)." (Dario Zonta, 'L'Unità', 4 novembre 2011)
"E bravo Ivan Cotroneo, deb coi fiocchi. Una commedia, tratta dal suo stesso romanzo, fresca e vivace, ambientata nella Napoli del '73. (...) Si ride e si sorride volentieri." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 4 novembre 2011)