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Rowan Atkinson torna a vestire i panni dell’improbabile agente segreto che non conosce paura. In questa sua ultima avventura, il poco credibile funzionario dei Servizi Segreti di Sua Maestà dovrà fermare un gruppo di assassini internazionali prima che eliminino un leader mondiale causando un disastro planetario.
Negli anni passati fuori dalla circolazione, la miglior spia dei Servizi Segreti ha affinato le sue incredibili capacità in una remota regione dell’Asia. Ma quando i suoi superiori vengono a conoscenza di un attentato alla vita del Primo Ministro Cinese, si trovano costretti a ricorrere al loro poco ortodosso agente. Ora che il mondo ha di nuovo bisogno di lui, Johnny English torna in azione.
Con una sola possibilità di riscatto, dovrà utilizzare gli ultimi gadget tecnologici per sventare una cospirazione che coinvolge il KGB, la CIA e anche l’MI7. A pochi giorni da una conferenza tra Capi di Stato, un uomo dovrà utilizzare ogni suo asso nella manica per proteggerci tutti. Per Johnny English il disastro potrà anche essere un’opzione, ma non il fallimento.
Secondo episodio del film Johnny English di Peter Howitt del 2003.
Regia: Oliver Parker
Sceneggiatura: Hamish McColl
Fotografia: Danny Cohen
Rowan Atkinson, Gillian Anderson, Dominic West, Rosamund Pike, Richard Schiff, Ben Miller, Burn Gorman, Mark Ivanir, Togo Igawa, Daniel Kaluuya
Ibrido tra commedia e spy-story, tra alti e bassi. Atkinson accantona Mr. Bean, non la propensione alla gag fisica
L’agente segreto di Sua Maestà britannica Johnny English (Rowan Atkinson) viene richiamato per una missione che soltanto lui può portare a termine: salvare il Primo Ministro cinese da un imminente attentato. Per il maldestro agente è l’occasione di lavare l’onta del proprio precedente, disastroso, intervento in quel di Mogadiscio.
Rintanarsi da qualche parte, in Asia, per un durissimo addestramento fisico e mentale, ha trasformato English in uomo saggio (in teoria...) ma non lo metterà al riparo da quel che, da sempre, sa far meglio: trovarsi in situazioni assurde, sbagliare tutte le mosse, combinare disastri assortiti.
Atkinson prende ancora una volta le distanze da Mr. Bean, pur trattenendo dal personaggio che l’ha reso celebre l’attitudine alla gag fisica e un certo gusto dell’assurdo. Parker, dal canto suo, fa quel che può dirigendo una classica sceneggiatura da commedia, che a momenti davvero divertenti ne alterna però altri che, purtroppo, girano a vuoto. Di buono c’è che la facile via della parodia del film di spionaggio non è stata intrapresa in toto, di così così c’è un ibrido tra i generi (spionaggio, azione, un po’ di thriller, commedia) che rischia di soddisfare fino a un certo punto. (Manuela Pinetti)