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Il debito - di John Madden

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Anno 1997. Gli ex agenti del Mossad Rachel e Stephan ricevono la tragica notizia del suicidio dell'ex collega David. I tre sono acclamati come eroi in Israele per via di una missione segreta che li ha visti protagonisti nel 1965-66. Al termine di un lavoro delicato e snervante, riuscirono a rintracciare a Berlino Est il criminale di guerra Dieter Vogel, noto come il chirurgo di Birkenau, e a eliminarlo. Ma forse non è andata proprio così. I ricordi riafforano nella memoria e il rimorso per qualcosa che è stato tenuto nascosto si riaffaccia prepotente.

Soggetto: basato sul film "Ha How" di Assaf Bernstein (2007, Israele)

Regia: John Madden

Interpreti: Helen Mirren (Rachel Singer), Ciaran Hinds (David Peretz), Tom Wilkinson (Stephen Gold), Jessica Chastain (Rachel giovane), Sam Worthington (David giovane), Martin Csokas (Stephen giovane), Jesper Christensen (Dieter Vogel/dott. Bernhardt)

Sceneggiatura: Matthew Vaughn, Jane Goldman, Peter Straughan

Fotografia: Ben Davis

Montaggio: Alexander Berner

Musiche: Thomas Newman

Durata: 1 ore e 54 minuti

 Biglietti esselunga Vieni al cinema alla domenica sera - a Casatenovo costa meno Prendi sei e paghi cinque - Tessere a scalare

Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)

Giudizio: Consigliabile, problematico *

Tematiche: Male, Politica-Società, Spy-story, Storia

Il punto di partenza è il film "Ha Hov" (Il debito) prodotto in Israele nel 2007. Si trattava di un copione dalle forti potenzialità drammatiche, perfetto -dice il produttore Rossof- per un remake inglese. L'altro produttore Thykier aggiunge che "con le informazioni presenti nella sceneggiatura e con i personaggi dalla psicologia così approfondita, avevamo quello che ho inteso come un ritorno ai thriller anni Settanta come "I tre giorni del Condor" e "Il maratoneta". La regia ha scansioni incalzanti e una tensione che non lascia respirare. Nel passare in modo palpitante tra passato e presente (solo all'inizio la scelta crea qualche scompenso), la pellicola resta concentrata sull'azione e si assesta con autorevolezza nella zona del 'thriller morale'. Di quella scelta che allora sembrava l'unica possibile, i tre subiscono ora le devastanti conseguenze, messi di fronte al dilemma tra verità e menzogna, e al debito da assolvere verso il proprio popolo. Le ferite della Storia non si rimarginano, e la coscienza non trova la tranquillità necessaria. Argomenti impegnativi, tra il male 'assoluto' e i piccoli mali quotidiani, ben svolti in un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile e senz'altro problematico.

Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come esempio di ottimo prodotto tra thriller e spy story. L'intensità dei toni e della suspense consiglia attenzione per minori e piccoli, anche in vista di passaggi televisivi e di uso di dvd e di altri supporti tecnici.

cinematografo.it - Fondazione ente dello spettacolo ***** Remake di un thriller israeliano riuscito a metà. Brave Jessica Chastain ed Helen Mirren, dirige John Madden

Berlino 1965. Tre agenti del Mossad sotto copertura devono catturare un pericoloso criminale nazista, meglio noto come il dottor Morte di Birkenau (come Joseph Mengele). In pochi giorni Rachel, David e Stefan (Jessica Chastain, Sam Worthington e Marton Csokas) riescono a concludere la missione. Da quel momento incominciano i problemi: il “trattamento” da riservare allo sterminatore di ebrei, l’attrazione fatale che David e Stefan provano per Rachel, l’angusto appartamento in cui si nascondono, fanno salire la tensione alle stelle con conseguenze inevitabili. Trent’anni dopo, Rachel (in versione adulta Helen Mirren) è diventata famosa. La figlia ha scritto un libro sui fatti che hanno promosso la madre e i colleghi a eroi nazionali (Rachel si è sposata con uno di loro: Stefan, ora con la faccia di Tom Wilkinson). Ma il ritorno di David (Ciarán Hinds) e la notizia che il “mostro” è ancora vivo o almeno proclama di esserlo, scatena il caos: qual è la verità? Che cosa è successo davvero quell’ultima sera a Berlino?

Incomincia così Il debito di John Madden, in uscita il 16 settembre per Universal, dopo varie vicissitudini legate alla distribuzione, e procede sul filo del rasoio del tempo, attraverso flashback e rarefazione degli avvenimenti. Soggetto insolito per il regista di Shakespeare in Love e remake di un omonimo thriller israeliano, che immaginiamo pieno di buone intenzioni. Al di là dell’attualità di alcuni spunti (il diritto di farsi giustizia in nome di crimini contro l’umanità), il punto di forza di tre quarti di Il debito è nella caratterizzazione dei personaggi, soprattutto quello di Rachel, interpretato da Helen Mirren, premio Oscar per The Queen, e nella prima parte del film da Jessica Chastain. Sulla strada della vendetta e del risarcimento, il plot perde però pathos e suggestione e neanche la bravura della Mirren riesce a dare credibilità alla sequenza finale. Per Madden un’occasione mancata, per Jessica Chastain l’ulteriore conferma di un talento naturale. (Marina Sanna)

La critica

"'Il debito' è il remake inglese di un film israeliano del 2007, 'Ha-Hov' di Assaf Bernstein, affidato per la regia al John Madden di 'Shakespeare in Love'. Il quale ha scelto Peter Straughan, lo sceneggiatore di 'La talpa' apprezzato di recente a Venezia, per la stesura definitiva del copione, mettendo su un cast di alto profilo e privilegiando il registro del thriller ben confezionato. Il che ha comportato, stando almeno alle riserve di alcuni critici israeliani, un indebolimento degli aspetti drammatici di una vicenda costruita, per l'appunto, su un doppio debito. Quello contratto da un carnefice nazista nei confronti delle sue vittime e quello che devono pagare i protagonisti per aver celato la verità. (...) Quando hai una storia divisa in due, con attori diversi a incarnare i personaggi, è come se il film giocasse un po' contro se stesso: ci sarà chi reputa più valido l'episodio attuale, chi il più remoto. Per noi il cuore della storia sta nella Berlino invernale del '65 con quei ragazzi ancora sanguinanti delle ferite dell'Olocausto e alla disperata ricerca di un risarcimento morale. Ottimi valori produttivi, regia fluida e abile a schivare il rischio di lentezza insito nell'elaborato meccanismo narrativo. Che Jessica Chastain, fragile e vibrante (forse troppo per un agente del Mossad), si trasformi in Helen Mirren, attrice di altra tempra e spessore, può sembrare sul momento sconcertante, ma le due attrici sono così brave da trovare un filo comune, la prima lasciando trapelare una forza interiore, la seconda facendo intravedere una vulnerabilità nascosta. Mentre i due personaggi maschili, pur ben interpretati, restano meno individuati." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 16 settembre 2011)

"Due piani temporali (1966 e 1997), doppio cast per il trio di spie israeliane (Jessica Chastain è una Rachel giovane e idealista; Helen Mirren la sua controparte vecchia e disillusa) e un nazista interpretato magistralmente da Jesper Christensen, così diabolico da alternare momenti di umanità ad atroci affondi psicologici («Voi ebrei non sapete combattere. Sapete solo morire»). Non basta diventare un eroe, se hai una coscienza. Avvincente come 'Munich' di Spielberg, profondo come 'Flags of Our Fathers' di Eastwood. Scritto divinamente da Vaugh e Goldman di 'Kick-Ass'. Remake di un omonimo film israeliano del 2007." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 16 settembre 2011)

"Piacerà a chi ama le problematiche sullo schermo (quanto ci mette un'ex vittima a diventare carnefice?) quando non sono verbose e non tarpano le ali al dramma d'azione. E soprattutto se sono ben recitate, la giovane Jessica Chastain mangia in testa alla veterana Helen Mirren che interpreta lo stesso personaggio." (Giorgio Carbone, 'Libero', 16 settembre 2011)

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