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Un gruppo di addetti alla manutenzione, per punire l'uomo che li ha defraudati delle loro pensioni, un ricco uomo d'affari di Wall Street che vive in un attico a Manhattan, organizzano un furto in grande stile, guidati dal loro direttore.
Regia: Brett Ratner
Interpreti: Eddie Murphy, Matthew Broderick, Téa Leoni, Ben Stiller, Casey Affleck, Michael Peña, Alan Alda, Judd Hirsch, Gabourey 'Gabby' Sidibe, Marcia Jean Kurtz
Sceneggiatura: Leslie Dixon, Russell Gewirtz, Ted Griffin, Rawson Marshall Thurber
Fotografia: Dante Spinotti
Montaggio: Mark Helfrich
Durata: 1 ora 2 44 minuti
Valutazione Pastorale (dal sito della CNVF della Conferenza Episcopale Italiana)
Giudizio: Consigliabile, semplice
Tematiche: Lavoro; Politica-Società
Si parte dal dato, innegabile, della recente, grande crisi economica americana per gettare uno sguardo sulle sue ricadute nella vita quotidiana di tante persone, sole o con famiglia, incapaci di reagire e di riorganizzarsi. Alla testa della riscossa contro lo squalo Shaw si mette uno che non si arrende e prospetta la possibilità di riprendere il maltolto attraverso un colpo eclatante. Giusto o sbagliato che sia, il segnale deve essere quello di far capire che non ci si rassegna, che non si scherza con la dignità delle persone. Tutto ciò in sottofondo, perché poi il tono scelto lascia che i fatti narrati siano un mero pretesto per una commedia movimentata e fracassona, urlata più che riflessiva, spinta verso eccessi e incongruenze fuori dalla realtà (quella Ferrari su e giù per la Torre...). Finale buonista, e ritmo scappato dalle mani del regista, forse condizionato dalla 'invadenza' di alcuni interpreti (Stiller e Murphy soprattutto). Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell'insieme semplice.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come prodotto spettacolare di immediata fruizione.
"La Grande Crisi e i sentimenti che suscita, soprattutto i più inconfessabili, in chiave di commedia d'azione. Immaginiamo un uomo così ricco e così solo da avere una piscina tutta per sé, in cima a un grattacielo (è l'irresistibile apertura di 'Tower Heist', da non raccontare). Immaginiamo che ai piani bassi di quella lussuosa torre svettante sopra Manhattan si affanni un piccolo mondo brulicante di portieri, ascensoristi, cameriere, inservienti, che vegliano sul benessere e i capricci degli inquilini. Quindi rompiamo questo incantesimo orribilmente classista (e orribilmente vicino alla realtà, anche se qui c'è un'overdose di simpatia in più), per scoprire che l'affabile nuotatore solitario, malgrado le esibite origini popolari («Sono solo un ragazzo di Astoria»), ha arraffato le pensioni di quegli onesti lavoratori promettendo lauti guadagni. (...) E se nel crescendo spettacolare del gran finale non mancano inciampi, tutta la prima metà funziona a meraviglia. Magari i musical della Grande Depressione erano più poetici. Oggi invece Hollywood sublima paure e malumori fondendo azione e comicità all'insegno di una coesione sociale che esiste solo al cinema." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 25 novembre 2011)
"Rimbalzano sempre più spesso nel cinema, anche in forma di commedia, la crisi economica americana e le malefatte degli squali di Wall Street. (...) Una commedia d'azione - soprattutto nella seconda parte, con una Ferrari d'epoca calata lungo il grattacielo - che potrebbe essere più caustica, però in complesso si lascia apprezzare. Soprattutto per il grande supporting cast: Casey Affleck, Matthew Broderick, Alan Alda." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 25 novembre 2011)
"Se la più sottovalutata, poco vista, Depression comedy dell'anno è 'Larry Crowne' di Tom Hanks, quella più colossal e immancabile (a partire dalla campagna pubblicitaria enorme fatta in Usa e dal miniscandalo sulla cerimonia Oscar) è sicuramente 'Tower Heist'. Cacofonico, allegramente volgare e iperprodotto, laddove il film di Hanks è garbato, calibrato nei dettagli fino a sembrare quasi dimesso, il nuovo lavoro dello specialista d'azione comica Brett Ratner (reso celebre soprattutto dai 'Rush Hour') lavora su due filoni classici del cinema americano - il genere 'grande truffa' e quello della commedia populista anni trenta (stile Wb). Lo spirito antimiliardario (nonostante un cast da parecchi milioni di dollari e un budget visibilmente alto) è però molto contemporaneo - 'Occupy Wall Street' visto dal blockbuster hollywoodiano. (...) Purtroppo Ratner è un regista 'rumoroso' ma di scarsa classe e fantasia, quindi butta via un sacco di buone occasioni, tra cui una gag in cui bisogna inventarsi come far scendere a terra la macchina di Steve McQueen (a costo di usare l'ascensore), e le opportunità offerte dalla classica parata di Thanksgiving. Anche politicamente, il film non è affilato come potrebbe essere e come erano per esempio due poco conosciuti capolavori della commedia da Grande Depressione che lavorano sugli stessi temi: 'Employees Entrance' di Roy Del Ruth e 'Skycraper Souls' di Edward Selwyn." (Laurie Strode, 'Il Manifesto' 25 novembre 2011)
"Frizzante e divertente 'Tower Heist': colpo ad alto livello di Brett Ratner, commedia d'azione." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 26 novembre 2011)