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Nei feudi della camorra, in una terra dilaniata da una guerra cruenta, la straordinaria avventura di un ragazzo che riesce a sfuggire a un destino certo. Grazie all'incontro con la boxe riuscirà ad emanciparsi, in un percorso che lo porterà alla scoperta di se stesso, dal baratro della periferia di Caserta, passando per l'inferno dei ring clandestini di Berlino. Una strada tortuosa verso un riscatto difficile e inaspettato.
Regia: Giuseppe Gagliardi
Sceneggiatura: Giuseppe Gagliardi, Maurizio Braucci, Massimo Gaudioso, Salvatore Sansone, Stefano Sardo
Clemente Russo, Carmine Recano, Giorgio Colangeli, Rade Serbedzija, Susanne Wolff, Sascha Zacharias, Raiz, Damir Todorovic, Claudia Ruffo, Lorenzo Scialla, Vincenzo Pane, Luisa Di Natale, Enzo Casertano, Luis Molteni
Fotografia: Michele Paradisi
Montaggio: Simone Manetti
Musiche: Peppe Voltarelli
Durata: 1 ora e 40 minuti
Sito ufficiale: www.tatankailfilm.it
Valutazione Pastorale a cura della Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI
Giudizio: Complesso, problematico, dibattiti
Tematiche: Amicizia; Delinquenza minorile; Sport; Violenza
Nell'idioma dei Sioux d'America, Tatanka vuol dire 'Bisonte'. Anche se a interpretare Michele/Tatanka c'è Clemente Russo (medaglia d'argento alle Olimpiadi di Pechino 2008), la storia è inventata: inevitabile il richiamo alla abbondante mitologia che il cinema ha offerto sul pugilato e su questo sport come occasione di riscatto individuale. Qui Michele comincia a delinquere da adolescente, si avvicina alla boxe per crescere e poi capisce che deve fuggire da quel contorno gangsteristico che circonda anche il ring. La malavita inquina tutto, ribellarsi appare un' impresa quasi impossibile. Tutta la prima parte sembra un seguito di "Gomorra" (l'autore è lo stesso, Saviano), poi Gagliardi interviene, cercando di virare dal plot di denuncia a quello spettacolare-drammatico. Nel disegnare i contorni di un "inferno senza uscita", la regia risulta forte e incisiva, non rinunciando a mettere in scena i combattimenti con sangue e ferite, e inclinando più verso un tragico pessimismo che non verso un edulcorato finale. La strada per sconfiggere camorra e affini è ancora lunga e la boxe forse non basterà a salvare i ragazzi. Diviso tra momenti efficaci e altri meno riusciti, il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e forse più utilmente proposto in occasioni mirate per avviare riflessioni su molti temi (criminalità organizzata, giovani, pugilato, ribellione...). Molta attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri supporti tecnici.
Come Clemente Russo, il film di Gagliardi va avanti a testa bassa. Ma incassa troppo, e perde ai punti
Roberto Saviano l'ha benedetto, ribadendo quest'oggi in un lungo articolo per Repubblica ("La vita in un pugno") alcuni dei passaggi del suo "Tatanka scatenato", racconto presente nel volume "La bellezza e l'inferno", edito da Mondadori. Ma Tatanka, opera seconda di Giuseppe Gagliardi, pur ricordando sulla locandina - e a caratteri cubitali - l'origine di provenienza, deve a quel racconto l'ambientazione, il titolo e la presenza di Clemente Russo, peso massimo già campione del mondo e vicecampione olimpico, per tutti a Marcianise "Tatanka" (termine con cui i Lakhota Sioux indicano il bisonte maschio). Ma nulla di più: rarissimo caso (forse unico) in cui un vero campione del ring arriva sul grande schermo per impersonare un pugile "di finzione" (siamo abituati da sempre a vedere grandi star interpretare le leggende della boxe), il film di Gagliardi prende dunque spunto dalla realtà della palestra Excelsior Boxe, dove si sono costruiti pugili come Russo e Domenico Valentino, e sviluppa - su una sceneggiatura firmata a 10 mani... - un romanzo di formazione che prende le mosse dall'adolescenza del ladruncolo Michele e dall'amicizia con il futuro camorrista Rosario. Quando l'allenatore Sabatino (Giorgio Colangeli), personaggio ispirato solo in parte al vero Mimmo Brillantino, scorge le potenzialità del primo, il pugilato potrebbe rappresentare per quel ragazzo la via d'uscita da un destino già scritto. Debitore di un realismo à la Gomorra soprattutto nella prima parte del racconto - dove il fulcro della narrazione è tutto sui giovani non professionisti Lorenzo Scialla e Vincenzo Pane - Tatanka è lineare e programmatico tanto nelle intenzioni quanto nella resa, offrendo anche momenti di buona tensione e notevole intensità, sfruttando al meglio la possibilità di filmare incontri di boxe "dal vero" grazie alla presenza sul set di pugili reali. Ma a lungo andare, dopo l'entrata in scena di Clemente Russo (Michele adulto), sembra sfibrarsi andando in cerca di soluzioni e situazioni non sempre ineccepibili: dal non facile ritorno sul ring dopo 8 anni di carcere alla fuga in Germania (teatro di lotte clandestine), passando per la partecipazione al fantomatico "Stammring", il film ritorna sui suoi passi per un finale che allude alla bellezza dopo innumerevoli peripezie e passaggi all'inferno: ma vi arriva stanco, quasi senza fiato, piegato su se stesso per i colpi incassati. E perde ai punti. (Valerio Sammarco)
"Tatanka, parola con cui i Lakhota Sioux indicano il bisonte maschio, è il titolo del film, ma è prima di tutto il soprannome di Clemente Russo. Il nome glielo mise uno dei suoi maestri perché combatte abbassando la testa, naso all'altezza del petto, occhi tirati su, fronte bassa e giù a picchiare. Pesante come un bisonte, ma agile e leggero come un ballerino. (...) Quando in qualche modo porti nella tua sfida le speranze di molti, e i pugni che dai e ricevi sul ring smettono di essere solo gesti sportivi e divengono simboli. Divengono i cazzotti di un'intera generazione, i ganci e gli uppercut di chi non ne può più di stare sempre in salita o di chi cerca in qualche modo di rialzarsi. In quel momento smetti di combattere solo per te stesso, per il tuo titolo, per i tuoi allenatori, per i soldi da portare a casa, per la fidanzata che vuoi sposare. E combatti per tutti. Come De La Hoya ha sempre combattuto con tutti i latinos dentro i suoi pugni, o Jake La Motta con la furia che girava nel corpo degli italoamericani. (...) Uno sport epico perché si fonda su regole che mettono l'uomo di fronte alle sue possibilità." (Roberto Saviano, 'La Repubblica', 5 maggio 2011)
"La discesa negli inferi della camorra ha le tinte rossastre dei locali notturni malfamati, la palestra della rivincita ha muri scrostati e aria fatiscente, un fortino di legalità accerchiato dalla malavita, l'amico del cuore di 'Tatanka', Rosario (Carmine Recano), ha l'espressione da Lucifero di periferia, e le donne, compreso il primo amore Luisella (Claudia Ruffo), fanno da contorno, perché il mondo della boxe 'è prevalentemente maschile'. L'ombra di 'Gomorra' avvolge tutto, dallo sparo ansiogeno della prima sequenza ai regolamenti di conti su strade lucide di pioggia. La parentesi tedesca, quando Michele sfugge alla vendetta della camorra e precipita nel girone dei ring clandestini di Berlino, è la meno riuscita, ma la potenza della vicenda umana resta intatta." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 5 maggio 2011)
"Affermare che 'Tatanka' sia tratto da 'La bellezza e l'inferno' di Saviano (come fa, a caratteri cubitali, il manifesto della pellicola) equivale a realizzare un film su Bin Laden e dire che è tratto da 'La rabbia e l'orgoglio' della Fallaci. (...) Si tratta di un prodotto tecnicamente ben girato, come oggi accade sovente, ma non del tutto compiuto. Giunto al suo secondo lungometraggio, il 34enne Giuseppe Gagliardi sostiene di avere scelto un approccio 'neorealistico' ma, a onor del vero, non si vede dove sia il neorealismo nella sua opera. La prima parte, che si svolge in Campania, è la migliore ed è improntata a un verismo stilizzato che molto deve al 'Gomorra' di Garrone; la seconda, quasi tutta ambientata in Germania, vira in modo poco credibile verso la 'tragedia' scorsesiana." (Giuseppe Pollicelli, 'Libero', 5 maggio 2011)
"Lo chiamano 'Tatanka' (per gli indiani d'America, bisonte) perché è uno di quei pugili che va avanti a testa bassa senza paura dei pugni. Insomma un vero duro proprio come il campione di boxe Clemente Russo, più che bravo protagonista del film di Giuseppe Gagliardi, 'Tatanka', ispirato a un racconto tratto da un libro di Roberto Saviano ('La bellezza e l'inferno', Mondadori). (...) Per questo film il campione di boxe ha pagato un caro prezzo, è stato sospeso per sei mesi dalla Polizia di Stato che non ha visto di buon grado la sceneggiatura del film, probabilmente per una scena molto forte in cui un piccolo delinquente viene torturato dalla polizia fino alla morte per soffocamento." (Francesco Gallo, 'La Gazzetta del Mezzogiorno', 5 maggio 2011)