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Sul finire del 2005 nello stadio di Teheran si disputa la partita di calcio tra Iran e Barhain, spareggio per l'ammissione ai Mondiali dell'anno successivo in Germania. In mezzo ai tifodi che si accalcano all'ingresso provano a infilarsi anche alcune ragazze. Niente da fare: alle donne è proibita la presenza a spettacoli 'maschili', e così un gruppetto di ragazze viene catturato e rinchiuso in un recinto dietro le gradinate in attesa di essere condotte alla polizia. Intanto la partita va avanti, e i giovani soldati addetti alla sorveglianza cercano di raccontarla alle recluse. Finisce con la vittoria per 1-0 dell'Iran, che così si qualifica per la fase finale dei Mondiali. Il furgoncino torna verso la città con le detenute. Per le strade l'entusiasmo é tale da costringere il mezzo a fermarsi. E le ragazze ne approfittano per fuggire.
Regia: Jafar Panahi
Interpreti: Sima Mobarak Shahi (prima ragazza), Safar
Samandar Azari (soldato), Shayesteh Irani (ragazza che fuma), M. Kheyrabadi
Mashadi (soldato), Ida Sadeghi Girl (giocatore di calcio), Golnaz Farmani
(ragazza con il chador), Mahnaz Zabihi (ragazza soldato), Nazanin
Sedighzaden (ragazzina), Reza Farhadi (uomo anziano).
Sceneggiatura: Jafar Panahi e Shadmeher Rastin
Fotografia: Mahmood Kalari
Montaggio: Jafar Panahi
Musiche: Korosh Bozorgpour
Durata: 1 ora e 28 minuti
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: Consigliabile/problematico/dibattiti
Tematiche: Donna; Libertà; Politica-Società; Sport
Jafar Panahi é ancora agli arresti domiciliari. Il Festival di Berlino 2011 lo ha voluto in giuria, lasciando la sua sedia vuota in segno di omaggio e di forte denuncia. Sono stati riproposti i suoi film, tra i quali questo "Offside", che vinse l'orso d'argento nel 2006. Finora mai distribuito, arriva dunque con qualche ritardo al pubblico, eppure con piena freschezza e capacità di testimonianza. I temi sono evidenti e ben inquadrati: l'assurdo impedimento alle donne di entrare negli stadi; il ruolo dello sport (o meglio del calcio) come collante di unione e di identità; il difficile compito di sorveglianza affidato a ragazzi che svolgono il servizio militare obbligatorio. Stile asciutto, rapido, tutto attaccato al tempo reale della partita, il copione grida senza strepitare la propria protesta, e finisce nel bagno di folla dell'entusiasmo popolare di fornte al quale ogni problema sembra appianarsi. Finale un po' favolistico, per un film comunque significativo di quel 'neorealismo iraniano', che si fa cronaca e storia di un Paese che vuole crescere e migliorare. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito per avviare riflessioni sui molti temi che affronta, sopra indicati.
"Se avessi modo di bussare alle segrete stanze del Pentagono, dove si stanno studiando le modalità virtuali di un attacco aereo a Teheran in caso di peggioramento della situazione, vorrei pregare i signori generali di sospendere i lavori per il tempo di visionare 'Offside' di Jafar Panahi. Volendo trovare per questo film un paragone italiano, ricorderei il molto simile (ma meno bello) 'La domenica della buona gente' (1953) del compianto Anton Giulio Majano. (...) Ebbene, se potessero vedere questo film i signori della guerra si renderebbero conto che un'incursione su Teheran sarebbe come bombardare Napoli in una giornata di campionato. Sappiamo bene che l'iraniano ha anche un altro aspetto molto meno tranquillizzante, quello che ogni sera vediamo in tv con i facinorosi che assaltano le ambasciate e bruciano le bandiere a causa delle famigerate vignette contro il Profeta. Bombardati da queste immagini, non solo i generali americani ma anche i normali telespettatori si vanno convincendo che in quel lontano paese allignano solo teppisti del tutto privi di senso dell'umorismo. Per fortuna non è così: e lo dimostra il film di Panahi, intessuto da cima a fondo di sorridente tolleranza, piccolo capolavoro di un autore in stato di grazia." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 18 febbraio 2006)
"Nulla di nuovo nel tema e neppure nella tecnica, ma una dignitosa correlazione fra l'amor di patria e tifo, la sua forma liofilizzata, accettata anche in Germania (e in Italia). Panahi è un khomeinista critico, non un oppositore del governo. Si veda il finale di 'Offside', fra canti e bandiere tricolori che accompagnano la riconciliazione fra ragazze che volevano andare allo stadio e i militari che le hanno fermate, perché alla donna vanno evitate le sconcezze urlate dagli uomini sugli spalti. In questo si vedrà discriminazione. Ma la delicatezza nella scena del militare, che accompagna nelle latrine una ragazza 'fermata', esprime un rispetto della femminilità rara sugli schermi europei." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 18 febbraio 2006)
Quello che... non abbiamo fatto - I film della stagione 2010 / 2011