Sabato 27 febbraio | Ore 21:00 |
Domenica 28 febbraio | Ore 16:00 e 21:00 |
All'epoca di Brežnev, Andreï Filipov è il più grande direttore d'orchestra dell'Unione Sovietica e dirige la celebre Orchestra del Bolshoi. Ma viene licenziato all'apice della gloria quando si rifiuta di separarsi dai suoi musicisti ebrei, tra cui il suo migliore amico Sacha. Trent'anni dopo lavora ancora al Bolchoi ma... come uomo delle pulizie. Una sera Andreï si trattiene fino a tardi per tirare a lustro l'ufficio del direttore e trova casualmente un fax indirizzato alla direzione del Bolshoi: è del Théâtre du Châtelet che invita l'orchestra ufficiale a suonare a Parigi... All'improvviso, Andreï ha un'idea folle: riunire i suoi vecchi amici musicisti, che come lui vivono facendo umili lavori, e portarli a Parigi, spacciandoli per l'orchestra del Bolshoi. E' l'occasione tanto attesa da tutti di potersi finalmente prendere una rivalsa...
Regia | Radu Mihaileanu |
Sceneggiatura | Radu Mihaileanu |
Matthew Robbins | |
Montaggio | Ludovic Troch |
Musiche | Armand Amar |
Mélanie Laurent | François Berléand |
Miou-Miou | Valerij Barinov |
Lionel Abelanski | Alexeï Guskov |
Dmitry Nazarov | Anna Kamenkova Pavlova |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio:consigliabile, brillante
Tematiche: Famiglia - genitori figli, Libertà, Metafore del nostro tempo, Musica, Politica-Società, Rapporto tra culture-
Il regista, rumeno, si é fatto conoscere con "Train de vie"; la cornice é
sia quella della vecchia Unione Sovietica (presa fortemente di mira) sia
quella della 'nuova' Russia (ugualmente nel mirino per i volgari arricchiti
e la dilagante criminalità); e poi c'è Parigi, luogo di cultura, arte,
divertimento. Lungo questi scenari, Mihaileanu si muove con toni liberi e
scanzonati, saltando dall'ironico al grottesco, dall'amaro al poetico,
Scavalcate tranquillamente le gabbie del realismo (sostituirsi al vero
Bolshoi e riprendere a suonare dopo trenta anni è così facile ?), il copione
svaria dalla favola al simbolico, accarezzando le scansioni dell'emozione e
del riscatto. Per il rumeno un'altra prova convincente per un film che, dal
punto di vista pastorale, é da valutare come consigliabile e nell'insieme
brillante.
Utilizzazione: il film è da utilizzare in programmazione
ordinaria e in seguito come proposta di prodotto europeo efficace e
coinvolgente
Musica, maestro! Da Radu Mihaileanu una commedia barbarica e divertente: risate a scena aperta
Divertente, irriverente e "barbarica" commedia sull'ex direttore dell’orchestra del Bolshoi di Mosca, Andrei Filipov (Alexei Guskov, star russa e ottimo interprete) che 30 anni dopo essere stato cacciato da Breznev, per il rifiuto a separarsi dai suoi musicisti ebrei, riuscirà a prendersi l’agognata rivalsa, portando al Théatre du Chatelet di Parigi il suo prediletto Concerto per violino e orchestra di Cajkovskij. Ovviamente, con l'inganno: accompagnato dai suoi vecchi e scalcagnati musicisti, che metteranno a ferro e fuoco, quello dell'ironia e delle risate, la Ville Lumiere.
E' il nuovo film di Radu Mihaileanu, Le concert (Il concerto), che ci ricorda tante delle emozioni, del ritmo e della musicalità già sperimentati in Train de vie e Vai e vivrai. Anche qui, complice il melting pot della biografia del regista nato a Bucarest nel 1958, ce n'è per tutti: ebrei presi in giro per avarizia e “intraprendenza” commerciale, russi che pigliano scherzose mazzate: dai nuovi oligarchi ai comunisti che furono; gitani che distribuiscono passaporti falsi al check-in.
Soprattutto, c'è una selvaggia vitalità e uno spirito positivo, good vibrations per scuotere l’atonia globale, che vanno oltre le secche di sceneggiatura, le semplificazioni del caso (il politico sta più nel fuoricampo rispetto alle opere precedenti), qualche lungaggine - del celebre Concerto ascoltiamo solo 12 dei 33 minuti dell'esecuzione standard, ma sono comunque tanti - e un finale poco esaltante, che scansa il prevedibile ma trova, ahinoi, l’accomodante sul basso continuo dell’affabulazione.
Ma è tanto, e buono, questo grottesco che non esclude alcun spettatore e alcuna emozione, soprattutto in un panorama cinematografico che troppo spesso privilegia solipsismi autoriali e buonismi senza speranza: Mihaileanu, no, continua a fare di testa propria e seguita a intercettare gusto e plauso allargato. Dopo il treno, un Concert de vie che vi terrà irrimediabilmente incollati alle poltrone. Ciak, si ride! (Federico Pontiggia)