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Josè è capo chef nel ristorante del fratello a New York. Nina, una ragazza piena di sogni, è cameriera nello stesso ristorante ma viene licenziata. E' sola ed è incinta. Lui vuole aiutarla, per ridare un senso alla propria vita e affrontare i fantasmi del passato che lo avevano costretto a rinunciare alla carriera da calciatore. La determinazione del protagonista farà sì che le loro esistenze si intreccino per sempre...
Regia | Alejandro Gomez Monteverde |
Sceneggiatura | Alejandro Gomez Monteverde |
Patrick Million | |
Montaggio | Joseph Gutowski |
Fernando Villena | |
Eduardo Verástegui | Tammy Blanchard |
Manny Perez | Ali Landry |
Angelica Aragon | Ramon Rodriguez |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: consigliabile, poetico
Tematiche: aborto, famiglia - genitori figli, lavoro
La parabola di Josè, dalla disperazione al recupero di se stesso, é forte
e convincente. Il buio provocato da una colpa assurda si riscatta nella
volontà di non permettere che un'altra vita venga spezzata ancor prima di
nascere. Con ammirevole semplicità e senza fare proclami, il copione si pone
dalla parte di chi riconosce il valore della vita e compone un percorso di
ricostruzione identitaria, nel quale entrano in gioco le importanti presenze
dei genitori e di un figlio, che é adottivo ma non avverte più questa
differenza. Certamente problematico per i temi che affronta, il racconto si
apre però ad una realizzazione visiva fortemente lirica, e non priva di
accenti commossi. Ci dice il regista che ci sono occasioni in cui l'aridità
della ragione non basta, bisogna far parlare il cuore. Dal punto di vista
pastorale, il film è da valutare come consigliabile e certamente poetico.
Utilizzazione: il film é da utilizzare in
programmazione ordinaria, e in molte altre occasioni, come proposta
senz'altro originale e nuova su temi delicati e spesso difficili.
Riscatto per la vita: sguardo naif e "buone intenzioni" per l'esordiente Monte Verde. Protagonista, "il Brad Pitt messicano"
Comunque... Bella. Parliamo dell'opera prima del messicano Alejandro Monte Verde, girata con budget risicato in 24 giorni nella Grande Mela. Protagonista è la star Eduardo Verastegui, "il Brad Pitt messicano", nei panni dello chef José, con un promettente passato da calciatore troncato nel sangue, quello della bambina che ha investito in auto. Ma l'occasione per riscattarsi è dietro l'angolo, anzi dietro un tavolo: la cameriera Nina viene licenzita per un banale ritardo, e Josè la vuole aiutare. La segue e scopre che la donna, sola al mondo, è incinta: come potrà tenere il bambino?
Vincitore del premio del pubblico a Toronto e ora nelle nostre sale distribuito da Acec e Microcinema, Bella non è film per palati fini, ma misericordiosi: sguardo naif, povertà non esibita ma palese, e tante "buone intenzioni" (il messaggio antiabortista) a lastricare una strada che non sarà difficile percorrere.
A patto di vederlo con gli occhi del cuore, nella volontà comune a regista e attore di "restituire fedeltà ai latini, eroi del quotidiano e pronti a sacrificarsi per la famiglia”. (Federico Pontiggia)