Sabato 24 gennaio | Ore 21:00 |
Domenica 25 gennaio | Ore 16:00 e 21:00 |
Yes Man è interpretato da Jim Carrey nel ruolo di Carl Allen, un uomo la cui vita si è praticamente fermata - la sua parola d'ordine è "no" - ma arriva il momento in cui aderisce a un programma basato sul semplice impegno di dire sì a tutto e sempre. Il potere del "sì", una volta scatenato, inizia a trasformare la vita di Carl in modo straordinario e inaspettato, facendogli ottenere promozioni sul posto di lavoro e aprendo le porte a una nuova storia d’amore. Ma la sua disponibilità ad accogliere ogni opportunità può creare qualche difficoltà inaspettata.
Tratto dall'omonimo romanzo di Danny Wallace
Regia | Peyton Reed |
Sceneggiatura | David Iserson |
Andrew Mogel | |
Jarrad Paul | |
Fotografia | Robert D. Yeoman |
Montaggio | Craig Alpert |
Jim Carrey | Zooey Deschanel |
Terence Stamp | Sasha Alexander |
Patrick Labyorteaux | Rhys Darby |
Sean O'Bryan | Maile Flanagan |
John Cothran Jr. | Jarrad Paul |
Lauri Johnson | Catherine Campion |
Vivian Bang | Aaron Takahashi |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: Consigliabile, semplice
Tematiche: Il comico, Lavoro, Psicologia
Tratto da un libro e incentrato su una comicità un po' esteriore, all'americana (si dice così, quando si dovrebbe ridere per un niente, per situazioni incomprensibili), il raccontino ha tuttavia cadenze non del tutto disprezzabili. Allen è l'individuo in crisi senza motivi particolari e che tuttavia ha bisogno di ricostruire il proprio equilibrio professionale e affettivo. Una crisi alla quale Jim Carrey conferisce toni stralunati, alquanto ingenui, tipici delle persone che affrontano il quotidiano con la difesa di una certa innocenza. Il copione é diseguale, non sempre divertente ma non manca di toccare qualche punta di verità (i microprestiti in banca, gli eccessi nelle norme di sicurezza...). Nell'insieme é un ritratto che si muove tra realismo e grottesco per un film che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come consigliabile, e del tutto semplice.
Utilizzazione: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, come proposta di commedia simpatica e di facile fruizione.
"Jim Carrey è un portento della natura, e non solo, per la capacità di fare con la sua faccia, come Totò, quello che vuole. Sa far ridere fino alle lacrime, sa far piangere strappandoti un sorriso. Non è bravo solo a fare l'attore comico e l'attore drammatico - non dimentichiamoci che nella sua cinematografia si va da 'Mask' a 'Se mi lasci ti cancello' - ma lo è soprattutto nell'essere entrambi e contemporaneamente, come ha dimostrato nel biennio d'oro 98- 2000 in cui regalò 'The Truman show' e 'Man on the moon'. E il mattatore che viene dalla luna, pur non arrivando a quei livelli, con 'Yes man' del buon mestierante Peyton Reed ritorna in grandissima forma, suscitando risate fragorose. (...) E così dietro a una commedia semplice e immediata, dalla regia ordinaria, si trovano sottotesti acuti: la dissacrazione di finti guru e false filosofie e religioni, le contraddizioni della nostra società, la bellezza di sentimenti non convenzionali. Se il film riesce, e bene, Jim deve ringraziare anche la sua giovane partner, Zooey Deschanel (presto in sala anche con 'Gigantic'), principessa azzurra bizzarra e affascinante, buffa e sempre più brava. Andatelo a vedere, vi farà bene. E ovviamente non si accettano rifiuti come risposte." (Boris, Sollazzo, 'Liberazione', 9 gennaio 2009)
"Forse è presto per dirlo, ma in alcuni insospettabili film anglo-americani sembra permeare un atteggiamento diverso verso il mondo, la vita e il prossimo che non sia quello dettato da immaginari apocalittici e catastrofisti, così adereiti al clima cupo di crisi economicle, ecologiche e umanitarie. (...) Colpisce trovare in una innocua commedia un po' meccanica con Jim Carrey tutta una serie di indicazioni che complottano per una lettura aderente: sociologica, piuttosto che sentimentale, ideologica piuttosto che romantica. Come ci insegnano i vari Krakauer e Balazs (scomodarli è troppo?), il cinema americano ha sempre usato i generi più popolari e leggeri per dire cose prima di altri, anche incosciamente. ìYes Manì non è l'unico titolo a proporre un nuovo atteggiamento esistenziale. Anche se molto più complesso, e bello, c'è l'ultimo di Mike Leigh, 'La felicità porta fortuna'. Anche se molto più melodrammatico, e brutto, c'è l'ultimo di Muccino, 'Sette anime'." (Dario Zonta, 'L'Unità', 9 gennaio 2009)