Sabato 30 maggio | Ore 21:00 |
Domenica 31 maggio | Ore 21:00 |
Milano, 1914. Il giovane Benito Mussolini, antimonarchico e anticlericale, direttore de L'Avanti e convinto agitatore socialista, conosce Ida Dalser. Tra i due nasce una storia d'amore intensa e passionale. Lei nutre grande ammirazione per l'uomo, nasce un figlio, poi Benito parte per la guerra mondiale. Al ritorno, in ospedale, accanto a lui c'è Rachele, appena sposata con rito civile. Da quel momento Ida comincia a rivendicare di essere lei la vera moglie, di aver dato lei l'erede a Benito. Intanto Mussolini diventa il capo del fascismo, va a Roma, diventa inavvicinabile. Ogni tentativo é inutile. Rinchiusa in manicomio, Ida non riesce più ma dimostrare la propria verità. Muore nel 1937. Il figlio, Benito Albino, muore a sua volta poco più tardi.
Regia | Marco Bellocchio |
Sceneggiatura | Daniela Ceselli |
Marco Bellocchio | |
Daniele Ciprì | |
Fotografia | |
Montaggio | Francesca Calvelli |
Musiche | Carlo Crivelli |
Giovanna Mezzogiorno | Filippo Timi |
Fausto Russo Alesi | Pier Giorgio Bellocchio |
Michela Cescon | Corrado Invernizzi |
Paolo Pierobon | Bruno Cariello |
Francesca Picozza | Simona Nobili |
Vanessa Scalera | Giovanna Mori |
Patrizia Bettini | Silvia Ferretti |
Corinne Castelli | Fabrizio Costella |
Valutazione Pastorale (dal sito dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema - ACEC)
Giudizio: Complesso, problematico, dibattiti
Tematiche: Donna; Famiglia - genitori figli; Potere; Storia.
C'è il primo aspetto, quello storico. Ovvero la ricostruzione della presenza di Ida Dalser nella vita del giovane Mussolini. Un fatto in vero poco studiato, che mette di fronte gli studiosi e crea opinioni contrapposte. Bellocchio poi lo fa suo per tornare a parlare di quella tematica tipica di (quasi) tutta la sua filmografia: la crudeltà dei poteri costituiti, nelle declinazioni ora del padre, ora del giudice, ora dell'apparato punitivo 'ufficiale' (i manicomi). E spunta, nemmeno troppo velato, il parallelismo tra il Mussolini giovane che rovina la vita di una donna e quello maturo che rovinerà la vita degli italiani. L'impressione che l'autore parli del passato, alludendo tuttavia al presente (anche nel rapporto, di stridente contraddizione, con la religione e con la Chiesa Istituzione, prima odiate e poi oggetto dei Patti Lateranensi) resta costante. E tuttavia, se il copione ha vari momenti di squilibrio (troppo numerosi gli inserti dai Cinegiornali), la messa in scena ha molte suggestioni: dalla corrusca fotografia di Ciprì, calata in luci fosche; alla collocazione sullo sfondo di quella cultura futurista che ha segnato i primi venti anni del Novecento. Bella regia, dunque, ma drammaturgia un po' frenata dai consueti e irrinunciabili punti fermi, di cui Bellocchio non sa fare a meno. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e in seguito come avvio alla riflessione sui molti argomenti che propone (la storia, il potere, l'immagine...). Attenzione é da tenere a motivo di alcune sequenze per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.