Mercoledì 7 ottobre 2015 - Ore 20:45
Ingresso gratuito
Con la partecipazione del regista Fernando Muraca e della scrittrice Angela Iantosca
Vittoria è un magistrato, viene dal nord e crede nella giustizia. Assunta è la vedova di un soldato di 'ndrangheta, non è mai uscita dalla sua terra e gli unici legami che riconosce sono quelli della famiglia. Per lei la vendetta è un diritto e non avere paura del sangue un dovere; ed è per dovere che è costretta a sposare suo cognato Nando, come è già successo a sua sorella Caterina moglie del boss latitante Alfredo Raso in guerra con la cosca dei Macrì. Vittoria ha un obbiettivo: scardinare l'omertà delle donne verso quel sistema patriarcale che sta alla base della più influente organizzazione criminale del mondo. Indagini e arresti sono armi inutili allo scopo; per vincere la sua battaglia l'unica possibilità è quella di togliere la patria potestà a tutte le madri che mandano a morire i propri figli. Assunta ha rinunciato alla sua libertà e alla sua vita per proteggere i figli ma sarà costretta a vedere oltre quella gabbia che l'ha intrappolata, oltre quella terra di sangue, un tempo nota come la Terra dei santi.
Il primo lungometraggio di finzione di Fernando Muraca parla di criminalità calabrese senza la grandiosità dell'affresco e senza voler fornire una chiave di interpretazione onnicomprensiva. Ma concentrandosi su un dettaglio. La triangolazione fra tre donne. (...) Asciutto, antiromanzesco, lucidamente 'giornalistico' tanto nel raccontare la personalità della donna di legge con la sua tenacia e le sue debolezze quanto nel mettere a nudo le miserie umane e morali del fronte criminale il cui cemento interno è fatto di sottomissione e viltà, accresce e non annacqua questo risultato il lasciare spazio all'emotività femminile, al filo di comunicazione che, tra richiami e sentimenti contrastanti, tra donne si stabilisce." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 26 marzo 2015)
"Complimenti al calabrese Fernando Muraca per questa sua opera prima che parla di 'ndrangheta con un approccio diverso, attraverso gli occhi delle tre donne protagoniste. Da consigliare." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 26 marzo 2015)
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