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cineforum
mercoledì 21 marzo 2001 - Ore 20:45

Brother di Takeshi Kitano

di Takeshi Kitano

Brother di Takeshi Kitano

 

Anno: 2000 
Nazione: Gran Bretagna, Giappone
Durata: 110 minuti

Yakamoto, solitario membro della yakuza, dopo essere stato sconfitto da una famiglia rivale si reca in America alla ricerca del fratello minore, Ken. Inizia così un viaggio in un paese di cui non conosce né la cultura, né la lingua. 

Primo film girato da Takeshi Kitano fuori dal Giappone. 

Una mitragliata nello stomaco: il film più duro, efferato ed estremo del grande regista giapponese. Forte dei finanziamenti d'oltreoceano, il regista di "Hana-bi" abbandona il Sol Levante per immergersi negli oscuri vicoli di Los Angeles. Chi ha amato la rarefatta ironia de "L'estate di Kikujiro", vagheggiando magari di un conversione "buonista", dovrà ricredersi. Anzi, per costoro "Brother" avrà l'effetto di una mitragliata nello stomaco.

Sì, perché, il nuovo film di Kitano, è senza alcun dubbio la sua opera più dura, efferata, estrema. Potremmo definire il regista giapponese una meravigliosa contraddizione vivente: celebre in patria come attore comico e come scafato showman televisivo, sempre pronto alla risata demente e al guizzo surreale, il Nostro ha con gli anni conquistato nel mondo fama di regista austero, dal rigore severissimo e controllato. Un'opera come "Brother" si riallaccia in pieno a tali contraddizioni, alla volontà di Kitano di non rientrare nell'asettica griglia dei cliché... Citando Clint Eastwood, potremmo dire che lo stile "è come il buco del culo: ognuno ha il suo". E su questo non si discute. Anche Kitano ha un proprio marchio di fabbrica, identificabile fin dalle prime inquadrature: un susseguirsi di riprese a camera fissa, di impercettibili movimenti di macchina e di lunghe pause contraddette da improvvisi e velocissimi sprazzi di violenza, brutali e potenti come un acquazzone estivo. Ma con "Brother" tornano in campo le contraddizioni. Mai vista, in un film di Kitano, una serie così lunga di dialoghi (il silenzio è una delle sue caratteristiche precipue) e soprattutto una tale escalation di torture, suicidi rituali, dita amputate, sangue sui muri...

Pare quasi che il grande Takeshi, seguendo le orme dell'immortale Bardo, abbia voluto firmare il proprio "Tito Andronico" (notoriamente la tragedia più violenta di Shakespeare)... Perché, si chiederanno i più. Forse la risposta si nasconde proprio nel fatto di aver girato "Brother" in America: assistendo al furore grandguignolesco di quest'opera è impossibile non pensare al climax sanguinario del De Palma di "Scarface" o alle dolorosissime, crudeli "viae crucis" di Scorsese; come se Kitano avesse voluto confrontarsi con i colleghi d'America adottando il registro della parodia. Lucidissima, insostenibile, ma pur sempre parodia

In contemporanea alla proiezione saranno presentate le opere di Matteo Fossati


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